(ASI) Essere figlio d'arte soprattutto nel mondo del calcio può rappresentare un grosso peso, soprattutto se tuo padre è stato uno degli attaccanti più rappresentativi del nostro calcio a cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio del 2000.
Chiamarsi Federico Chiesa ed essere figlio di Enrico (136 reti in serie A) è tutt'altro che facile se decidi di intraprendere la stessa professione di tuo padre.
Ma Federico fin dai recenti esordi con la maglia della Fiorentina, oltre alle palesi doti atletiche e tecniche, ha dimostrato una rara umiltà e uno spirito di sacrificio degno di nota.
Vedendolo giocare balzano subito all'occhio la facilità di corsa, l'accelerazione bruciante e e le sue notevoli doti balistiche, Chiesa e uno di quei calciatori che con i propri strappi riesce a creare superiorità numerica e propiziare situazioni offensive interessanti, qualità ad oggi piuttosto rare in Italia.
Il suo esordio in serie A è datato 20 agosto 2016 a Torino, nella sconfitta viola per 2-1 sul campo della Juventus. Da lì in poi Federico viene impiegato con sempre maggiore continuità, conquistandosi i gradi di titolare e mostrando una personalità inversamente proporzionale rispetto all'età.
Rispetto a papà Enrico Federico non avrà le stesse doti tecniche e la medesima lucidità sottoporta, ma vedendolo sgroppare sulla fascia si ha la sensazione di essere di fronte ad uno dei futuri leader della nazionale, un potenziale fuoriclasse in procinto di esplodere. D'altronde diventare l'idolo indiscusso di una splendida ed esigente tifoseria come quella viola a soli 20 anni, implica tanto cuore oltre che tanta qualità.
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia
Fonte foto: https://www.facebook.com/FedericoChiesaOfficial