L'OMICIDIO
(ASI) E allora i demoni interiori dell’allora 26enne portiere cominciano a farsi largo, gettandolo in una spirale di follia. Come la maggior parte dei brasiliani Bruno nacque in un quartiere estremamente povero, un contesto nel quale i bambini sono costretti a maturare in tenera età, e, nella maggior parte dei casi, già a 10-11 anni svolgono attività illegali e girano armati. Quelle frequentazioni Bruno continuò a coltivarle anche dopo il raggiungimento del successo e fu proprio a quegli “amici”, che chiese aiuto per “risolvere” la situazione.
L’8 giugno 2010 viene denunciata la scomparsa di Eliza Samudio, la polizia brasiliana comincia ad indagare, ma il corpo non si ritrova e l’ipotesi di morte viene provvisoriamente accantonata. Qualche settimana prima della sparizione Eliza aveva denunciato Bruno per tentato sequestro di persona e minacce, il portiere l’aveva contro denunciata per ricatti ed estorsione di denaro. Ovviamente l’estremo difensore viene prontamente interrogato, ma si mostra sorpreso dell’accaduto dichiarandosi estraneo al fatto. Durante l’interrogatorio inoltre, Bruno rimarca più volte il passato di pornostar ed escort di Eliza, dicendosi convinto che il responsabile fosse un ex “cliente”della ragazza, ciò nonostante fu arrestato qualche giorno dopo la sparizione.
Ma vivere con un coltello piantato nella coscienza è impossibile, l’anima di Bruno si stava logorando giorno dopo giorno e il carcere si sa, alimenta i sensi di colpa. Così dopo oltre 2 anni di ricerche da parte delle forze dell’ordine, il portiere crolla e confessa: “E’ vero, Eliza è stata uccisa e poi data in pasto ai cani”, prosegue poi dicendo di averne commissionato l’omicidio ad un amico d’infanzia, tale Luiz Henrique Romao detto “Marraçao”, il quale col supporto di un ex poliziotto, Marcos Aparecido Do Santos detto “Bola”, avrebbe trascinato la ragazza in una cascina abbandonata per poi strangolarla, squartarla e darla in pasto ai rotweiler. Il racconto di quanto avvenuto nella casa degli orrori (peraltro di proprietà del “bola”), ha scosso profondamente tutto il Brasile.
Caso risolto? Solo parzialmente, perché secondo successive ricostruzioni della polizia, Bruno, che si era detto assente durante l’omicidio, avrebbe assistito all’”esecuzione” e addirittura sarebbe stata presente sul luogo del delitto anche la moglie del portiere.
LA CONDANNA
Dopo la prima confessione l’estremo difensore fu condannato a 22 anni di reclusione per aver commissionato l’omicidio, ma tutt’oggi le autorità stanno indagando sulla presunta partecipazione all’assassinio, che gli costerebbe ulteriori 19 anni e incriminerebbe la moglie, rea di essere a conoscenza dei fatti nonché di avervi partecipato attivamente.
22 o 41 anni che siano, la vita di colui che, con ogni probabilità si sarebbe giocando un posto per Brasile 2014 è irrimediabilmente segnata, per un errore, che è progressivamente sfociato nella follia omicida di un uomo fin lì irreprensibile, che a differenza di altri sfortunati amici d’infanzia era riuscito ad uscire dalla povertà, ma che sopraffatto dai demoni interiori ha vanificato tutto. Fine.
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia
Storie del calcio. Bruno Fernandes de Souza, dai successi col Flamengo alla spirale di follia omicida. Prima Parte
http://www.agenziastampaitalia.it/sport/calcio/43403-bruno-fenandes-de-souza-dai-successi-col-flamengo-alla-spirale-di-follia-omicida-prima-parte
Fonte foto: Jpfreitas0107 https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bruno_Fernandes_de_Souza_06.jpg