Ti ricordi di Cassano ed Enynnaya? Quella volta che il Galletto alzo’ la cresta contro l’Inter di Lippi? Ma sì che te lo ricordi…

1bari copy(ASI) Ronaldo, per tutti noto come il “fenomeno”, Vieri, Baggio, il “divin codino”, Recoba. Basterebbero questi quattro nomi per far sbiancare qualsiasi avversario.

Eugenio Fascetti è uno che non si impressiona facilmente. E’ pronto a dar battaglia, a giocarsi le partite fino alla fine. Il mister dei galletti non si appella alla sfortuna. Mancano Spinesi e De Rosa, squalificati, l’idolo di casa Phil Masinga, è infortunato, proprio come Osmanovski.

E allora spazio ad Enynnaya e Cassano.

Chi sono questi due? Da dove sbucano fuori? Si sono messi in luce nelle formazione primavera, uno è nigeriano, rapido, scattante, l’altro è di Bari Vecchia, dicono sia tecnico, abbia estro e fantasia. Sarà, ma sembra davvero troppo poco per impensierire l’Inter.

Bari Vecchia è il quartiere storico della città. Viuzze bellissime dove, tra la basilica di San Nicola e la cattedrale di San Sabino è possibile incontrare signore dedite alla preparazione delle orecchiette, e bambini che giocano con un pallone.

Antonio Cassano è cresciuto lì, con una madre sempre presente, premurosa ed affettuosa, ed un amico fedele, quel pallone che accarezza con un dribbling e un pallonetto, con un passaggio ed una finta. Il tempo passa, Antonio cresce, arriva il Bari, la squadra del cuore, l’occasione di una vita, arriva il debutto contro l’Inter…

Michael Enynnaya, noto come Hugo, è cresciuto in Nigeria a Warry, la maggiore città dello stato meridionale del Delta. E’ bravo Hugo, ci sa fare, tanto che a 16 anni debutta in prima divisione nigeriana. Poi il Belgio dove è talmente bravo e decisivo da meritare la convocazione in nazionale under 20. Durante una partita di coppa lo notano gli occhi attenti di Carlo Regalia, direttore generale del Bari, che lo porta in Italia e lo aggrega alla formazione primavera. In quella squadra c’è un certo Cassano, uno bravo, almeno così dicono.

In una sera di dicembre, Enynnaya è pronto a giocare, arriva l’Inter…

La Puglia ha un clima mite, ma è dicembre, ed è comunque inverno. Il freddo punge, si fa sentire.

Lippi non è venuto a Bari per gustare panzerotti, lui proviene da Torino, sponda bianconera, dove ha vinto tanto e tutto. A Milano vuole ripercorrere le orme di Trapattoni.

L’Inter ha bisogno dei tre punti che non devono e non possono sfuggire, perché al Bari mancano i pezzi da novanta, soprattutto in attacco. Non sarà difficile per Blanc e Colonnese marcare due ragazzini. Anche se c’è un certo Cassano, uno bravo, almeno così dicono.

Comincia la partita che per tanti sarà a senso unico. Ma il calcio non è scienza, è arte, è poesia, è ribellione ad ogni certezza. Enyinnaya, per tutti Hugo, dopo sei minuti è lesto ad approfittare di un errato retropassaggio di Jugovic, un fedelissimo di Lippi, e a battere Peruzzi, un altro fedelissimo del “Paul Newmann” di Viareggio. Il destro da quasi trenta metri è un siluro, potente e preciso, che “Tyson” Peruzzi può solo guardare. L’Inter può contare sui muscoli di Vieri e Zamorano, ed è proprio Bobo a realizzare la rete del pari. Sull’1-1 piove sul bagnato in casa Bari. Franco Mancini, un grande portiere, un nobile animo che ci lascerà troppo presto in una triste giornata del 2012, si fa male e lascia il posto a Gregori. Ma Fascetti si dimostra più astuto del suo concittadino Lippi e sistema la difesa: con una sola mossa, arretra Garzya come libero, Collauto stringe la marcatura su Georgatos e Neqrouz, quello della “mano morta” con Inzaghi, si incolla a Zamorano.

A centrocampo ci pensa Daniel Andersson, lo svedese dagli occhi di ghiaccio, con una regia che a turno fa ammattire Jugovic, Di Biagio e Cauet.

I tifosi sugli spalti sono estasiati, ma il bello deve ancora venire. Lippi prova a vincere la gara con Recoba e Baggio, ma la scena la ruba Antonio Cassano da Bari Vecchia, uno bravo, almeno così dicono. Tra dire e il fare… Antonio è bravo per davvero, e in un istante, tutta l’Italia calcistica se ne rende conto. Cassano riceve palla, stop di tacco, pallone portato avanti con la testa, finte e controfinte per disinnescare Blanc e Panucci, e preciso rasoterra a trafiggere il subentrato Ferron. L’Inter è all’angolo, il Bari vince 2-1.



Questa è la storia di Hugo e Antonio, che in una notte di dicembre di qualche anno fa decisero di diventare campioni. Uno ci sarebbe riuscito, l’altro non sarebbe mai sbocciato, a causa di tanti, troppi infortuni. I loro destini avrebbero preso strade diverse, ma le luci che fecero sognare Bari, quei riflettori accesi da due ragazzini terribili, capaci di annullare l’Inter imbottita di tanti campioni, non può spegnerle neanche il tempo che passa.

Raffaele Garinella- Agenzia Stampa Italia

 

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