(ASI) Inguardabili. La nazionale italiana doveva dare prova di carattere e orgoglio e invece è parsa ancora una volta smarrita, confusa e priva di personalità. La Svezia, diciamocelo, non è un avversario di primo ordine. E’ una squadra fisica, rocciosa, ma non può contare su un grande tasso tecnico, in più è orfana della sua bandiera Ibraimovich. Eppure ancora una volta, come nel 2004, magari con un arbitraggio piuttosto lascivo, ci ha fatto male, molto male. Allora non passammo la fase gironi dell’europeo in Portogallo, ma questa volta si rischia un “collasso mondiale” di proporzioni immaginabili. Una cosa che non si verificava dal 1958.
Questa Italia non è certo un organico di primo di livello, niente a che vedere con quella del 2006, ma nemmeno con quella del 1997 a cui si fanno continui paragoni per lo spareggio vinto con la Russia. Pensiamo ai nomi di allora: Baggio, Del Piero, Zola, Casiraghi, Albertini, Ferrara, Maldini nulla hanno a che vedere con i vari Immobile, Belotti, Candreva, Verratti. Quella che vide esordire il giovanissimo Buffon aveva un profilo tecnico di livello, figlia di un calcio italiano di indiscusso valore. In quei anni Juventus e Milan collezionavano trofei, ma anche Roma, Lazio, Parma non certo sfiguravano. Come dice un grande esperto di calcio come Sabatino Durante: “Il campionato italiano è di terzo o quarto livello”, ed è proprio così. Esclusa la corazzata interista del 2010, poi non si è vinto più nulla. Si è arrivati a una finale di un europeo nel 2012 persa rovinosamente con la Spagna e due finali di Champion con la Juventus nel 2015 e nel 2017 con risultati che tutti noi conosciamo. La nazionale di oggi è pertanto la conseguenza di scelte sbagliate su ogni ambito. I club che non decidono di valorizzare gli italiani, la stessa FIGC che sceglie un tecnico come Giampiero Ventura, uno che, con rispetto parlando, non ha mai vinto nulla a parte un campionato in serie C con il Lecce e non si è seduto mai su una panchina di Juve, Milan o Inter. Conte, nell’ultimo europeo, era riuscito a fare un piccolo miracolo, riuscendo a dare forza a un organico non di primissimo livello, ma quello che stiamo vivendo è a dir poco imbarazzante.
La prova con la Svezia, a parte un palo di Darmian e un colpo di testa di Belotti, non ha regalato emozioni. Si percepiva la paura e tanta confusione. Incominciamo dal modulo, quel 3-5-2- di “contiana memoria” che ha visto riproporre la vecchia arrugginita B-B-C. Solo che Bonucci continua a non essere reperibile, da quando è passato in rossonero, Chiellini nonostante qualche svarione, rattoppato da Buffon, ha almeno messo grinta fino alla fine e il vecchio granatiere Barzagli, forse è l’unico, che ha dimostrato di meritare la sufficienza. Se la difesa made in Juventus ha concesso poco, a parte quel pesantissimo goal, il centrocampo è stato completamente annullato. De Rossi, che riecheggiava gli antichi onori di Berlino, ha lasciato il segno solo con la deviazione vincente per la Svezia, Parolo non si è visto e Verratti non ha mai acceso la luce e già a metà primo tempo si è preso un’ammonizione che gli è costata la partita di ritorno. Verratti, riconosciuto a livello internazionale come un top player, identificato come l’erede di Pirlo, finora è ben lontano dal gran maestro, che seppur ormai in pensione, ieri qualcosa si sarebbe inventato. Candreva ha fatto pochino, l’unico forse è stato Darmian a incidere, seppur a tratti alterni, a lui il merito e la sfortuna del palo. Il gallo Belotti non ha proprio cantato e Immobile è stato come il suo cognome. Le attenuanti erano le loro condizioni fisiche, ma allora perché non puntare su altri? Certo, Insigne ed Eder entrati in corso, sembravano comparse, più che attori protagonisti e c’è chi spererebbe in Zaza, prima denigrato troppo ora visto come eventuale salvator della patria. La verità è una: l’Italia rischia davvero di non andare al mondiale. Ci sono pochissimi giorni e a Milano si vedrà. L’andamento è estremamente negativo e dalla sconfitta con la Spagna, non ci sono stati segnali di ripresa. Ora, però, serve uno scatto di orgoglio, una prova da Italia e qualcuno deve prendere le redini di questa sciagurata situazione. Poi quel che sarà, sarà, ma bisogna cambiare l’atteggiamento, giocare, onorare la maglia della seconda nazionale che ha vinto più Mondiali. Poi certo, comunque vada, ci sarà un processo, perché essere arrivati a questo punto è già un insuccesso e vergognoso. L’Italia dovrebbe essere una nazionale, nata per vincere, non da fare da spettatrice. Si può parlare dell’arbitro, del modulo, del freddo, della sfortuna o altro, ma conta solo una cosa vincere e convincere. Altrimenti questa sventura mondiale, ce la porteremo dietro per molto tempo.
Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia