Dortmund, quasi cinque anni da quella magnifica semifinale risolta da Grosso e Del Piero si ritrovano Germania e Italia ad affrontarsi in una grande amichevole di lusso.
La Germania dei giovani rivelazione del mondiale si trova di fronte l'apparentemente sgangherata e inesperta banda di Prandelli. La difesa è giovane e Cassani, Bonucci, Ranocchia e Chiellini non sono l’argine impenetrabile dei tempi Zambrotta, Cannavaro, Nesta, Grosso, il centrocampo è privo di Pirlo, e si è riadattato con Montolivo, Mauri e l’italobrasiliano esordiente Thiago Motta e uno dei superstiti di quel mondiale, ma non di quella partita (perché allora squalificato) De Rossi. Davanti spazio alla vecchia coppia del goal doriana Cassano-Pazzini. Generalmente la formazione inizia con il portiere, ma il meglio va alla fine generalmente e specialmente quando ritorna in campo Buffon, l’uomo che ha saltato praticamente tutto il mondiale, vice pallone d’oro del 2006 ed eroe di Germania, torna in quello stadio e suona la carica. Nonostante la sbanda tura iniziale nei primi quindici minuti dove Klose si infiltra tra i giovani della difesa e segna, l’Italia si riprende e con i suoi uomini ci prova ora con Pazzini e Cassano, ora con Montolivo. Nel secondo tempo Prandelli cambia tutto e mette davanti Borriello e Giuseppe Rossi (i due esclusi da Lippi), il rinato Giovinco, Criscito e il ritorno di un altro campione del mondo Aquilani. Gli azzurri sono vivaci e con bordate di Aquilani e Borriello ci provano, fino a che l’italo-americano Giuseppe Rossi si infiltra nella difesa e con un batti e ribatti segna per la gioia dei milioni di italiani emigrati in terra tedesca e per la rabbia dei Tedeschi che attendevano l’occasione di batterci da sedici anni: peccato gli è andata male! L’Italia si salva sul finale, ma non ha demeritato e poteva anche avere la meglio, la titanica Germania, che spesso ha abusato della sua forza fisica anche ai limiti del regolamento, si è dimostrata un avversario gestibile e dà agli azzurri belle prospettive per l’Europeo, considerando che molti giocatori sono giovani e che nel giro di un anno possono fare il salto di qualità. Dopo il disastro del Sud-Africa sembra essere stato delineato il percorso, si è visto il gioco, il pressing sugli spazi e le giocate e si registra un affiatamento tra il gruppo. La via è stata intrapresa a Prandelli l’onore e l’onere di forgiare la giovane Italia.