(ASI) Double face. Il Perugia comanda nel primo tempo, crea molto, forse come non mai quest’anno, anche se non conclude altrettanto, ma va sotto per un infortunio di Falasco.
Pareggia su rigore a inizio ripresa, poi si scompone, perde ritmo e distanze, cala fisicamente e non trova più il bandolo, cade in balia dell’Ascoli e concede agli ospiti quaranta minuti di supremazia e diverse occasioni. Vicario, miglior grifone in campo, salva la baracca in almeno tre circostanze e, alla fine, il pareggio è accettato con un sospiro di sollievo. Un risultato che impedisce a Perugia e Ascoli di raggiungere la vetta, ma le lascia nel gruppo di testa a coltivare ambizioni future. Ambizioni che, per parte perugina, dovranno però essere supportate da alcuni elementi di chiarezza ormai imprescindibili. A partire dalle scelte tattiche, perché le due punte continuano a non dare i risultati attesi, aldilà delle carenze di Falcinelli, stasera migliore di altre volte, ma ancora lontano dall’essere una carta decisiva per il Perugia. Anche in difesa urge recuperare Angella e Gyomber, infortunati, perché Sgarbi continua ad alternare alti e bassi (stasera ha ballato spesso al ritmo della grancassa ascolana). Falasco si è macchiato dell’errore che ha indirizzato la partita in salita. Entrambi i centrali, quando l’Ascoli nella ripresa, per precisa scelta tattica, ha pressato sugli esterni perugini e ha lasciato più libera l’iniziativa al centro, hanno dimostrato scarsa propensione in fase di costruzione. In mezzo, Falzerano ha giocato molti palloni ma spesso con qualche tocco di troppo, ciò che ha mandato fuori giri gli attaccanti. Dragomir è ancora lontano parente della mezzala ammirata l’anno scorso. Insomma, in vista della difficile trasferta di Crotone, sono diversi i punti interrogativi da risolvere per Il mister perugino. Che stasera, contraddicendo un po’ la sua filosofia, a cinque dalla fine ha tolto Iemmello e ha messo dentro Mazzocchi. Un difensore per un attaccante: il Perugia stava soffrendo e rischiava di capitolare e, detto con umana simpatia, anche Oddo tiene famiglia.
Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia