(ASI) Perugia. Difficile salvare la prestazione di qualche grifone nello zero a zero interno contro le vespe stabiesi. Che non pungono, ma ci provano e, soprattutto, recitano senza sbavature il loro copione di squadra di battaglia e sacrificio, sfoderano una prestazione organizzata, determinata, fisicamente e agonisticamente solida. Ma il Perugia ci mette abbondantemente del suo.
Gioca come un insieme di singoli, cerca l’acuto individuale più che la manovra corale, sbaglia i tempi e le misure delle giocate, perde presto la bussola e si affida, dopo, ai lanci e ai passaggi tentati senza convinzione e lucidità. Già, la lucidità. È mancata essenzialmente quella, e Oddo attribuisce questo effetto alla partenza a razzo del Perugia (tre occasioni per Fernandez, un tiro dalla distanza di Balic nel primo quarto d’ora) che ha ingenerato nei grifoni la sicurezza di poter vincere facile. Poi, col passare del tempo, i campani hanno tagliato varchi e linee di passaggi, si sono chiusi senza disdegnare espedienti e astuzie che potessero far passare il tempo e innervosire i grifoni, incapaci di trovare il capo della matassa. Di fronte al bunker organizzato campano, il Perugia si perde e stavolta, a differenza delle due gare precedenti, lo fa senza neppure lottare. Sbaglia praticamente tutto, dagli appoggi più semplici (Carraro, tanto per parlare del regista, reduce stanco da due partite in nazionale under, infila tre errori gravi in pochi minuiti e viene sostituito a inizio ripresa da Balic, che gioca meglio di lui, ma ancora deve crescere e capire come si gioca in B) all’incaponirsi nel tentare sfondamenti al centro palla al piede, anziché aprire il gioco e poi cercare spazi in mezzo. La incapacità di arrivare al tiro con la manovra, col,passare del tempo induce i grifoni a cercare maggiormente il lancio lungo. Il risultato è che le punte sono servite poco e male. Comunque, anche le punte partecipano alla giornata-no. Falcinelli dà l’impressione in talune circostanze di voler strafare, cosa in parte comprensibile nel giorno del suo ritorno davanti al pubblico perugino. Iemmello si eclissa dal vivo del gioco e appare solo in un paio di circostanze: troppo poco per confermare il giudizio positivo delle prime due di campionato. Aggiungiamo, poi, che dalle fasce non è arrivata la spinta che sarebbe stata necessaria per provare ad aprire la scatola sigillata della difesa campana; e che in mediana
Balic e Falzerano hanno girato spesso a vuoto e solo qualcosa meglio ha fatto intravvedere Nicolussi Caviglia, peraltro subentrato a partita già indirizzata. Allora, algebricamente, la sommatoria di tutti questi meno, non poteva certo produrre un più. Il migliore in campo è stato, perciò, per esclusione, Vicario che, al netto del brivido in uscita di giornata, con successivo tiro di Vitiello e salvataggio di Sgarbi sulla linea, ha poi salvato su Elia allo scadere del primo tempo.
Il Perugia deve crescere ancora molto. I nuovi devono integrarsi con gli altri, la forma fisica di diversi giocatori deve essere affinata. Ci vorrà ancora tanta applicazione per Oddo e il suo staff, questo è certo. Ma si sapeva già. Preoccupa l’assenza di Angella in vista delle prossime partite, tutte molto impegnative. Paradossalmente, vista la partita di oggi, gli incontri con Spezia, Frosinone ed Empoli, nella loro difficoltà, proporranno anche un aspetto positivo: quelle sono squadre che non si chiudono, giocano e lasciano giocare. Servirà, comunque, un Perugia ben più lucido, concentrato e capace di capire i vari momenti delle partite. Quello visto oggi certo non basterà.
Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia