Un Perugia indecente viene umiliato al Curi dalla Pro Vercelli

TifosiGrifo copy copy copy(ASI) Bisogna tornare indietro al campionato di serie A 1999-2000, per ritrovare un'altra cinquina subita dal Perugia al "Renato Curi". In quella fredda giornata di gennaio, fu l'Udinese a bucare ripetutamente la porta difesa da Andrea Mazzantini, con le reti di Andrea Sottil, Thomas Manfredini, Stefano Fiore, Martin Jorgensen e l'autorete di Alessandro Calori.

Fu un unicum, per fortuna, perché quella stagione con Carletto Mazzone in panchina è da tutti ricordata per le reti decisive di Nicola Amoruso, i dribbling secchi di Milan Rapajc e le generose discese sulla fascia di Mauro Milanese, ma soprattutto per il raggiungimento di una tranquilla salvezza e per un finale reso epico dal gol di Alessandro Calori - stavolta nella porta giusta - all'ultima giornata contro la Juventus, che perse il suo secondo scudetto della storia sul campo perugino, dopo quello del 1975-'76, quando Renato Curi trafisse Dino Zoff, citando l'indimenticata voce graffiante del mitico Sandro Ciotti, «su cross dalla destra di Novellino».
Altri tempi perché ieri, invece, nell'ultimo quarto d'ora di gara, la squadra, dopo una prestazione tutt'altro che brillante, ha tirato completamente i remi in barca permettendo ai bianchi piemontesi di dilagare, realizzando tre reti ed umiliando una piazza che di certo non merita di assistere a spettacoli del genere. Si può perdere, ovviamente, e si può farlo anche giocando male, perché la proverbiale giornata storta capita a tutte le squadre, in tutte le categorie, tanto più in un torneo ostico e complicato come la serie B. Non è, però, ammissibile farlo in questo modo.
Nel giro di quattro minuti di recupero, il rigore trasformato freddamente da Vives e l'impietoso colpo di testa di Morras hanno gelato gli spalti e costretto un pubblico generalmente mai inferiore alle 9-10.000 unità, agli sberleffi di diciotto tifosi piemontesi, di cui tre anziani signori in tribuna centrale che hanno innescato la scontata reazione verbale di qualche tifoso di casa. Tutto questo, ovviamente, nulla toglie al dovuto rispetto nei riguardi della Pro Vercelli che, sebbene in virtù di vicende calcistiche risalenti all'anteguerra, resta comunque una piazza storica del calcio italiano, coi suoi sette scudetti e che, domenica pomeriggio, non ha certo rubato nulla, proponendo un calcio pratico, accorto tatticamente e capace di sfruttare gli svarioni difensivi avversari e di capitalizzare quasi tutte le occasioni create.
Il Perugia, però, non può essere questo. Una squadra costruita in estate per ambire al vertice del campionato non può andare in bambola alla prima partita senza Han, convocato dalla nazionale nordcoreana, e ancora in attesa di Alberto Cerri, infortunato, di cui sembra già chiaro l'inesorabile destino: un campionato giocato a metà, tra acciacchi fisici e convocazioni in Under-21. L'estremo difensore biancocrociato Marcone non è mai stato seriamente impegnato, se non nel primo tempo da una conclusione ravvicinata di Samuel Di Carmine, poi incapace di ribadire la respinta del portiere in rete o al centro dell'area per qualche compagno smarcato.
Giunti, apparso vistosamente imbarazzato in sala stampa, nei prossimi giorni dovrà lavorare molto con la squadra riguardando i filmati di questa disfatta per correggere gli errori in vista della trasferta di Foggia, come sottolineato anche da un compassato Raffaele Bianco, quasi spaesato di fronte ai microfoni, e da un arrabbiato Nicola Belmonte, autore della rete del pareggio che aveva momentaneamente illuso la tifoseria biancorossa.
Tuttavia, anche nella testa dei più giovani dovrà entrare l'idea che la maglia che portano indosso, al di là della facile retorica, va onorata sempre e comunque. Perché la tattica, da sola, non basta. Servono motivazioni, sacrificio e volontà di affermarsi. Per chi volesse, c'è un museo bellissimo a disposizione di tutti, proprio di fianco agli spogliatoi. Entrarci per una mezz'oretta non è certo una perdita di tempo. Venerdì sera, nel caldissimo catino dello Zaccheria, sarà vietato sbagliare.

PAGELLE

Rosati 5 - Tornano le incomprensioni con la difesa, che portano immediatamente al vantaggio piemontese con un colpo di testa ravvicinato di Legati sul primo palo. Anche se salva la porta in almeno due occasioni, cinque gol subiti sono davvero tanti. Confuso.
Del Prete 5 - Qualche sgroppata generosa sulla fascia nel primo tempo non basta. Poco incisivo e in evidente difficoltà fisica nell'ultima mezz'ora, dal suo destro partono traversoni quasi sempre lenti e prevedibili, facile preda dei difensori della Pro Vercelli. Abulico.
Belmonte 5,5 - Evita l'insufficienza piena soltanto per la rete del momentaneo pareggio dei grifoni e per il rientro dall'infortunio che ne giustifica la poca brillantezza. Per il resto, soffre tremendamente le ripartenze della squadra di Grassadonia. Spaesato.
Volta 5 - Peggio del suo compagno di reparto, sforna una rarissima prestazione deludente. Da una colonna del reparto difensivo del suo calibro, ci si aspettava molto di più. Alcune chiusure pulite non sono sufficienti. Affonda insieme agli altri sotto la pioggia di gol vercellese. Naufrago.
Pajac 4 - Spinge sulla sinistra, da dove provengono i pochi pericoli creati dal Perugia nel primo tempo, ma rovina tutto con uno sgomitio che, pur con un metro di giudizio severo, lascia la squadra in dieci per metà partita. Il campo da rugby è al Percorso Verde. Irresponsabile.
Bianco 4,5 - Confermato da Giunti nel ruolo di mezz'ala destra di centrocampo, pare non entrare nemmeno in partita. Soffre tremendamente la praticità degli avversari che si chiudono e ripartono con grande senso tattico mentre lui sta a guardare. Non pervenuto. (dal 54' Emmanuello 5 - Entra a gara già compromessa, ma non incide mai. Giunti forse sbaglia a mandarlo in campo contro una squadra che conosce molto bene le sue caratteristiche e i suoi movimenti, ma tant'è. Prevedibile.)
Colombatto 5,5 - è forse l'unico a non sfigurare in questa domenica catastrofica. La sua tecnica non subisce contraccolpi dalla prestazione generale della squadra, ma commette alcuni gravi errori e al momento di tentare il tiro pare mancare di personalità. Opaco.
Bandinelli 5 - Dopo le buone prestazioni delle partite precedenti, specie quella col Frosinone, cala visibilmente di condizione. Si vede poco e quasi sempre per errori o imprecisioni in fase di interdizione. Scomparso.
Falco 5,5 - Nel primo tempo si muove bene e sembra pimpante, anche se fatica a trovare spazio per vie centrali ed è costretto a svariare. Poi, però, anche per lui cala la notte e Giunti preferisce richiamarlo in panchina. Da rivedere. (dal 75' Terrani sv)
Di Carmine 5 - Rincorre i palloni che arrivano dalle fasce ma colpisce lo specchio della porta solo una volta nel primo tempo, confermando tutte le difficoltà che trova nel ruolo di punta centrale emerse lo scorso anno. Senza Han al suo fianco è notte fonda. Anemico.
Mustacchio 4,5 - Dov'è finito il Mustacchio che portò in vantaggio la Pro Vercelli proprio al Renato Curi con una rovesciata d'altri tempi? Da diverse settimane appare appesantito, lento, macchinoso e sempre meno adatto al gioco di Giunti. Impalpabile. (dal 46' Buonaiuto 5 - Giunti gli affida la corsia sinistra di centrocampo, prendendo il posto di Bandinelli che retrocede in difesa per coprire il vuoto lasciato da Pajac. Tenta qualche verticalizzazione, attaccando la profondità, ma la prestazione col Parma è lontana anni luce. Intorpidito.)

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