(ASI) Il derby della Mole di questo inizio di stagione aveva il sapore del riscatto. Brutta stagione del Torino, relegato in zona retrocessione, autore di grandi primi tempi rovinati da secondi disastrosi; deludente la Juventus che non si sa ancora cosa sia e galleggia nelle zone alte senza convincere.

Pirlo che fu uomo decisivo in un famoso derby che regalò alla Juve la vittoria in extremis per 2 a 1 in un certo qual modo ripete la storia.
La Juve schiera davanti a Szczesny Cuadrado, De Ligt, il rientrante Bonucci, Danilo, in mezzo Bentancur e Rabiot, Chiesa e Kulusevski sulle fasce e davanti Ronaldo e Dybala a causa della squalifica di Morata.
Juve che parte meglio, ma il Toro prende sopravvento e domina per un’ora abbondante, dopo essere andato in vantaggio con un goal di rapina di N’Kolou al 15’ abile a recuperare una palla persa da Bentancur. I rimpianti cresceranno quando Belotti innesca poco dopo Zaza che si fa ipnotizzare da Szczesny. Sul finire del primo tempo Belotti prova l’eurogoal ma non ci riesce per poco.

Juve assente, senza cattiveria e dobbiamo aspettare oltre la mezz’ora del secondo tempo per vedere una conclusione. Da un calcio d’angolo Cuadrado da fuori prova la fucilata che va dentro. Sembra il pareggio, ma Bonucci davanti a Sirigu è in posizione di fuorigioco attiva. Il Var giustamente annulla. Questo è un campanello d’allarme, perché il Toro si sta abbassando pericolosamente. Pirlo prova i cambi Ramsey per un deludente Kukusevski e McKennie per un evanescente Rabiot. Proprio l’americano raccoglie un delizioso cross di Cuadrado e da solo nell’area del Toro insacca il pareggio. Pirlo intravede la vittoria e per dare spinta inserisce Alex Sandro per Danilo. Ancora una volta da destra arriva un’altra sventagliata di Cuadrado che raccoglie l’incornata di Bonucci, stavolta in posizione regolare. Neanche il lungo recupero di sei minuto ha visto una reazione del Torino sempre più sconsolato in fondo alla classifica, autore di 20 punti virtuali nel primo tempo da primo posto, ma che ne ha raccolti solo 2.

Prova lodevole dei granata che fino agli ultimi 15 minuti avevano il controllo della partita con un Belotti autore di una grande prova di generosità, ma le partite durano oltre il 90’. Male nel gioco la Juve, con una prova quanto mai negativa e che ha saputo approfittare del calo del Toro e cogliere con gli inserimenti le amnesie difensive. Apprezzabile che si sia rivista la fame e la voglia di vincere nel finale. Pirlo si salva, ma il lavoro è ancora tanto da fare e lui stesso come allenatore non convince.
Ancora una volta Cuadrado la risolve come nel 2015 in quella che segnò la rimonta incredibile della seconda Juve di Allegri (l’unica partita peggio di questa) e che diede il là al remuntada del 2016. Se la difesa tiene con la montagna De Ligt, nonostante le assenze a intermittenza di Demiral e Chiellini, il centrocampo è ancora privo di idee e molto fragile, da segnalare le prove negative di Kulusevski e Dybala, irriconoscibili rispetto alla passata stagione, e l’attacco senza Morata non c’è proprio.

Pirlo bene o male è arrivato a dicembre, adesso ci sarà un tour de force con l’ultima in Champions con il Barcellona per la testa del girone e poi Genoa, Atalanta, Parma, Fiorentina. Queste quattro partite, con avversari più di livello rispetto agli ultimi, stabiliranno quanto la Juve sarà lontana dalla vetta delle milanesi. Poi sarà necessario rivedere qualcosa nel mercato. Serve un regista come l’acqua nel deserto e farebbero comodo un altro esterno sinistro e un vice Morata, sacrificabili l’oggetto misterioso Ramsey e Bernardeschi che deve ritrovarsi lontano da Torino.
Non solo grane giudiziarie per Paratici, c’è anche il mercato da aggiustare.

Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia

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