(ASI) Dopo un quarto della stagione la Serie A vede la Juventus oscillare tra il quarto e il sesto posto a pari punti con la Roma e il Napoli (penalizzate rispettivamente per il caso Diawara e la mancata trasferta all’Allianz Stadium), l’Inter a + 1 e addirittura il Milan a +6. Si sta così confermando l’andamento del post-Covid. Negli stadi vuoti è il Milan la squadra da battere, mentre la Juve stenta.
Origine dei problemi. Analizzando i motivi di questa involuzione la dirigenza ci sta mettendo molto del suo. La crisi parte da lontano con l’esonero di Allegri. Si puntava a un profilo internazionale e invece si ripiegò su Sarri. Il tecnico di Figline non era l’uomo giusto, nonostante la lunga gavetta, e ha creato malumori nello spogliatoio. Gravissimi errori sono stati le cessioni (meglio dire la svendita) di Emre Can e Mandzukic due uomini di grinta e sostanza che avrebbero fatto ora molto comodo. A parte un girone di Champions già archiviato, per quanto con brutte prestazioni e una pesante sconfitta in casa con il Barcellona, la corsa in campionato desta molte preoccupazioni. Su nove partite, ben cinque sono i pareggi con un vistoso mal di trasferta (pareggi conRoma, Crotone, Lazio, Beneventoe una sola vittoria a La Spezia), meglio in casa (pareggio solo con Verona, vittoria con Sampdoria, Cagliari e il Napoli a tavolino).Più che un’opera di ringiovanimento è stata fatta uno smantellamento.
Difesa. Passi la difesa che è la migliore insieme al Verona, con solo 7 goal presi, dove effettivamente si è consolidata con il recupero di Chiellini e a pieno regime di De Ligt e Demiral e il netto miglioramento di Danilo. Rispetto all’anno scorso sono rimasti tutti a parte il corpo estraneo Rugani e l’evanescente De Sceglio. Demiral e De Ligt sono la garanzia del futuro, pronti ormai a sostituire Chiellini e lo stesso Bonucci che ogni tanto stecca.
Attacco. L’attacco ha trovato oltre al salvatore Cr7, l’unico di fare la differenza, un grandissimo Morata, vero trascinatore: corre, lotta, fa salire la squadra autore di 8 goal in 11 partite fra campionato e Champions. Tuttavia, Dybala si è smarrito, ogni prestazione è balbettante, un solo goal in Champions e ogni qual volta è stato schierato, la Juve ha stentato. Manca poi un altro cambio, anche perché Pirlo insiste a mettere Kulusesky sulle fasce con esiti mediocri e dopo i primi due goal, sta collezionando una serie di brutte prestazioni.
Centrocampo. Il problema grosso è il centrocampo. Il 4-4-2 sembra aver dato più stabilità, e dopo il calcio liquido dal 3-4-3 al 3-5-2, si notano i soliti problemi: manca un regista. E’ in assoluto il centrocampo più fragile degli ultimi dieci anni. Vidal, Pogba, Marchisio e Pirlo sembrano un miraggio, ma persino Pjianic, Khedira e Matuidi. Non a caso Sarri incominciò bene affidandosi proprio alla triade di Allegriana memoria, dando valore proprio all’intelligenza tattica di Khedira. Con l’infortunio del tedesco Sarri puntò su Ramsey (sempre abulico) e Rabiot, che giornata dopo giornata soppiantò Matuidi, ma il nuovo assetto fu l’inizio della crisi, che però portò al sudato scudetto. Il francese oggi sembra l’unico punto fermo, perché Bentancur non sembra più lo stesso, McKennie è un rincalzo (che però Pirlo si ostina erroneamente a metterlo sulla fascia) e Arthur continua a non convincere. In squadra ci sarebbe Khedira, a proposito di uomini di esperienza, che in un centrocampo a tre, potrebbe aiutare i giovani Arthur e Rabiot. La dirigenza con i suoi problemi di bilancio, sta sbagliando molto e si vede il grande assente Marotta.
Fasce. Sulle fasce dove la Juve avrebbe una bella batteria sulla carta (Chiesa, Kulusesky, Bernardeschi, Cuadrado e Alex Sandro) non si riesce a trovare la quadra. A parte Cuadrado, sacrificato in difesa, unico in grado di fare la differenza, Alex Sandro è ancora fuori condizione, Bernardeschi mostra nuovamente i soliti limiti caratteriali e di personalità, Chiesa va a sprazzi e Kulusesky preoccupa. Pirlo, dopo l’ennesimo pareggio a Benevento, ha detto che la squadra difetta di personalità. Forse è lui stesso che ne difetta, oltre che di esperienza.
Allenatore. Come molti prevedevano, Pirlo potrà diventare un buon allenatore, ma non da subito. L’errore di Agnelli è molto grave, in quanto si è confidato su una rosa incompleta e troppo giovane. Kulusesky, Chiesa, Rabiot, Arthur, Bentancur sono talenti, ma serve un allenatore di carattere ed esperienza. Non ci sono più le tensioni con Sarri, ma si presentano le stesse problematiche e la classifica è ben peggiore. Sarri, per quanto nel contesto sbagliato, è un buon allenatore, Pirlo non è ancora pronto. Buona era l’idea di farlo partire con l’Under 23, pessima quella di farloesordire in prima squadra.
Interventi. La stagione ancora è lunga e per quanto il Milan non sia in fuga, nulla è compromesso, ma va cambiato qualcosa. Sicuramente il mercato necessita di rinforzi in particolare a centrocampo, con un vero regista, poi un esterno sinistro e magari un attaccante di scorta. Inoltre, c’è il nodo Pirlo, che è inadatto. Molti tifosi stanno invocando Sarri, non parliamo poi di Allegri, ma se non si pongono rimedi si rischia davvero di regalare la stagione al Milan o all’Inter. Il Milan non è superiore alla Juve, ma Ibra e Pioli stanno compattando un giovane gruppo, la Juve ha CR7 come leader, giovani più forti, ma manca un allenatore di esperienza; così anche l’Inter con tutti i problemi di spogliatoio con una Juve così, ha vita facile. La dirigenza si sta intestardendo su un progetto folle che va avanti da due anni. Servono vittorie, per sanare il bilancio, ma quello a cui si sta assistendo è uno scempio. La minaccia zero titutli si fa sempre più concreta e Pirlo sembra essere il nuovo Ferrara (anzi il napoletano partì meglio) e pensare che Allegri è fermo da quasi due anni.
Agnelli se ci sei, batti un colpo e salva la stagione!
Corvi Daniele per Agenzia Stampa Italia