(ASI) “Comincia ad essere adesso ciò che tu vorrai essere domani”.
Prendiamo in prestito la frase di William James per fotografare la Juve di oggi, anzi di ieri, quella vista contro il Sassuolo e, soprattutto, per provare ad ipotizzare quella che potrà potenzialmente diventare la Juventus di domani.
“Per competere contro le potenze della Champions League dobbiamo velocizzare di più l’azione, facendo girare la palla con maggiore rapidità”, va dicendo Massimiliano Allegri da qualche mese.
Ebbene, quanto successo ieri contro gli emiliani può essere l’alba di un nuovo giorno.
Tutto in 15 secondi Il gol che sblocca la partita è quanto di meglio possa pretendere l’allenatore bianconero. Nella rete del vantaggio firmata da Gonzalo Higuain c’è di tutto e di più. C’è la tecnica, quella pura, purissima, di cui si dota Pjanic per rendere vano il pressing avversario e dare il là al contropiede. C’è la velocità di pensiero di Khedira, lesto nel servire Dybala nei tempi e nei modi corretti per rendere letale la transizione bianconera. C’è la maestria della “Joja” nel mettere il connazionale nelle migliori condizioni per segnare. C’è la freddezza mista alla cattiveria calcistica del “Pipita” nel massimizzare un’azione di rimessa nata e finalizzata in meno di 15 secondi.
E così, la rete che da cui si genera il 3-1 finale può essere considerata come l”Instagram” di cui dovranno servirsi Buffon e soci per compiere il definitivo salto di qualità a livello continentale.
Tutto bene, dunque? Non proprio. Anche ieri, al netto di una partita nel complesso dominata, si sono visti (tanti) pregi e (qualche) difetto tipici di un gruppo alla ricerca di una identità definitiva.
Atteggiamento ok Se i singoli hanno risposto presente, dalle certezze Khedira e Dybala, ai nuovi arrivi Higuain e Pjanic, c’è un aspetto di natura tattica e mentale che merita di essere sottolineato. Ad inizio ripresa, quando il Sassuolo è sotto 3-1, la Juve ne inibisce sul nascere qualsiasi velleità di rimonta. Come? Occupando in massa la metà campo avversaria. In più di un frangente del secondo tempo, infatti, la metà campo bianconera è lasciata incustodita, se si escludono i guardiani Benatia e Chiellini o, in alternativa, Bonucci. Quello di cui sopra è un atteggiamento tipico di una grande squadra, di una grande squadra europea, disposta ad accettare qualche uno contro uno nella propria metà campo perché è nell’altra che può e deve fare “pesare” con continuità i propri assi.
Qualche distrazione di troppo Come è normale che sia, c’è anche l’altra faccia della medaglia. Contro gli emiliani, la Juve ha concesso al suo avversario molto di più di quanto avesse fatto in tutto il 2016. Fatti salvi i meriti di un Sassuolo al solito coraggioso, nell’anticipo dello Juventus Stadium i bianconeri sono apparsi meno compatti del solito in fase difensiva. Il gol segnato da Antei su errore di Buffon è paradossalmente l’episodio meno preoccupante. A far storcere il naso ad Allegri sono state alcune disattenzioni di reparto ed individuali che troppe volte hanno permesso ai neroverdi di provare a rimettere in discussione un match impari.
Pregi e difetti di una squadra in costruzione. Una squadra che in quei 15 secondi scaduti con il gol del vantaggio di Higuain ha espresso tutto il proprio potenziale, provando, come diceva William James, ad essere già oggi quello che vorrà essere domani. A cominciare dall’esordio in Champions League con il Siviglia.
Carlo Forciniti – Agenzia Stampa Italia