(ASI) Ho visto cose che voi umani non potete immaginare, diceva Rutger Hauer nel celebre film Blake Runner. Scontato o quasi, è ancora lui Lionel Messi il re indiscusso del calcio mondiale, l'attaccante argentino toglie ancora una volta lo scettro a Cristiano Ronaldo, vincitore delle ultime due edizioni (2013-2014 e 2014-2015).
La pulce a Zurigo si conferma il miglior giocatore europeo portando a casa il prestigioso premio, consegnatogli dal brasiliano Kakà raccogliendo il 41,33% dei voti, Cristiano Ronaldo il 27,76% e Neymar il 7,87%. Nessuno ha fatto meglio di lui, neppure l'osannato Michel Platini, che all'epoca ne aveva conquistati tre come Johan Cruijiff e Marco Van Basten. Nonostante l'ennesimo trionfo Messi ammette che baratterebbe tutti i cinque palloni d'oro vinti con un titolo Mondiale: "Il calcio è un gioco di squadra e la Coppa del Mondo rappresenta il massimo per un calciatore" afferma Messi.
26 Titoli con il Barcellona, 295 goal nella Liga che lo proclamano miglior goleador del campionato spagnolo, superati Hugo Sanchez (234) e Telmo Zarra (251), 459 goal con il Barcellona in partite ufficiali e amichevoli riuscendo a battere Paulino Alcantara (369) oltre ai cinque palloni d'oro vinti, di cui quattro consecutivi dal 2009 al 2012. Record che fanno impallidire tutti suoi rivali, primo fra tutti Cristiano Ronaldo che pur vincendo due palloni d'oro consecutivi, per un totale di tre non è mai riuscito a eguagliare lo strapotere dell'argentino.
Insieme a Luis Suárez e Neymar, del tridente più prolifico della storia del Barcellona e del calcio spagnolo, segnando 58 delle 122 reti della MSN nella stagione 2014-2015.
Il successo dell'argentino? Sacrificio e tranquillità, l'antidivo per eccellenza che non appare mai o quasi sulle pagine dei giornali per la sua vita sregolata ma per sue prodezze sotto porta. In campo è una sicurezza per i compagni, un leader sul quale fare sempre affidamento nei momenti difficili, riesce a mandarla dentro 99 volte su cento. Fuori dal campo è un uomo dai valori forti, che ama vivere nella semplicità a dispetto di tutti i milioni che guadagna a suon di goal e di diritti d'immagine.
La storia di Messi è la classica fiaba con il lieto fine, ragazzo che è riuscito a driblare anche il destino, sin da bambino Leo soffre di un'insufficienza ormonale, l'ormone della crescita. Grazie a sua nonna, che lo spronò ad entrare sui campi di calcio della città natale Rosario, costringendo anche il suo primo allenatore, Ricardo Aparicio a schierarlo tra lo stupore generale. Leo inizio da subito a fare goal e non si è più fermato, mostrando un talento e una velocità fuori dal comune.
Inizia a giocare a calcio all'età di quattro anni nel Grandoli. Il padre decide di farlo giocare con i ragazzi di 6 anni e "alla seconda palla iniziò a dribblare come se avesse sempre giocato" afferma il padre. Nel 1995, a otto anni, gioca qualche partita con la maglia del Central Córdoba, per poi passare al Newell's Old Boys, dove esordisce realizzando un poker di reti. Purtroppo la ricerca di una squadra che lo recluti significava soprattutto garantire le costose cure per la sua disfunzione. Il Newell's non riuscirono a pagare le cure come lo stesso vale per il River Plate, che mostra interesse nei suoi confronti, ma purtroppo non ha abbastanza denaro per pagargli le cure necessarie da 900 dollari al mese e il trasferimento dal Newell's Old Boys. Ma a soli diciassette anni si ritrova ingaggiato come punta del Barcellona, una delle squadre più prestigiose del mondo. Il club blaugrana dopo il superamento del provino si rese disponibile a pagargli le cure mediche qualora si fosse trasferito in Spagna, non avendo al momento a disposizione della carta su cui scrivere, Rexach, direttore sportivo gli fece firmare il contratto su un tovagliolo di carta. Messi appena arrivato in Europa insieme alla sua famiglia, viene aggregato nelle giovanili del Barcellona e firma il suo primo contratto ufficiale il 1 marzo 2001.
Nel periodo in cui giocò nel Newell's Old Boys mise a segno 234 goal in 179 partite, in quattro anni la squadra perse una sola partita, guadagnandosi il soprannome de La macchina dell'87 perché tutti i giocatori erano classe 1987.
A Barcellona, Messi con una media di oltre un goal a partita, arriva rapidamente al livello professionistico. Nel 2004 Leo debutta in prima squadra, diventando il terzo titolare più giovane della storia dei blaugrana. Nel giungo 2005 dopo aver rifiutato di giocare con la Nazionale spagnola per poter diffondere i colori del suo paese natale, Messi diventa la star indiscussa dell'Argentina under 20, vincendo il Campionato del Mondo giovanile disputato nei Paesi Bassi, vinse inoltre sia la scarpa d'oro che il pallone d'oro. Leo Messi è ormai una promessa, nel 2008 con la partenza di Ronaldinho al Milan, la pulce indossa finalmente la maglia numero 10 tanto sognata del Barcellona e da lì in poi la sua carriera toccherà l'apice.
Di lui Diego Armando Maradona afferma: "Gioca a calcio come Gesù. La cosa migliore è che Leo sia argentino, non brasiliano, spagnolo, tedesco, francese o italiano e tutti dovranno riconoscere che il migliore del mondo è nato in questo paese.
Sì, Messi è il nuovo me. Tanti sono stati accostati a me, ma credo che con lui si sia definitivamente trovato il mio erede. È capace di azioni uniche, di magie irripetibili con il pallone, e tutto ciò lo rende speciale. Ma non solo: è un fenomeno anche nel gioco di squadra, sacrificandosi spesso per i compagni. Pressa e difende come tutti gli altri in fase di non possesso. E poi, quando gli arriva la palla è capace di cose che non ti aspetteresti mai. Vedere giocare Messi è meglio che fare sesso."
A Leo rimane un ultimo trofeo, la vittoria del mondiale per poter entrare definitivamente nella leggenda, superando campioni del calibro di Maradona, Pelè e Di Stefano e diventare così il nuovo Zeus dell'olimpo del calcio.
Francesco Rosati – Agenzia Stampa Italia