(ASI) Dopo l’ebbrezza, il mal di testa. Dopo quattro vittorie salutate da tutti come il viatico per un campionato in discesa, il Perugia inciampa sull’Arzanese e si ritrova col sedere a terra, intontito e incredulo per quello che gli è successo sul proprio campo, al cospetto di un pubblico numeroso nonostante l’orario pomeridiano di un giorno infrasettimanale.
Un calo di tensione, un “crollo” mentale senza attenuanti, una pagina da girare alla svelta perché domenica c’è la trasferta di Giulianova e l’unica cosa certa è che tanto Mister Battistini quanto il Presidente Damaschi, hanno già detto senza perifrasi che non ammetteranno repliche di simil spettacolo in terra d’Abruzzo. Fin dall’inizio l’Arzanese mantiene le promesse della vigilia: squadra raccolta, non più di 15-20 metri tra i reparti, un 4-2-3-1-sulla carta speculare a quello del Perugia ma che, di fatto, è più spesso un 4-4-2 in fase difensiva e un 4-3-3 (o addirittura un 4-2-4 , in certe situazioni) quando i campani ripartono. Cioè, centrocampo intasato, pressing alto sui portatori di palla perugini per impedir loro di costruire gioco dalla difesa, e velocissime ripartenze con più uomini per cercare l’uno-contro-uno davanti all’area dei padroni di casa.
Il Grifo non ci si raccapezza. Impediti a giocare con i soliti, lunghi fraseggi, i facitori di gioco biancorossi al secondo, se va bene al terzo passaggio, si vedono costretti a buttarla lunga in avanti, col risultato che la difesa campana neutralizza senza difficoltà le velleità degli attaccanti umbri, anche grazie ad un’applicazione sistematica e impertinente della tattica del fuorigioco che porta la terna arbitrale a fischiarne oltre una ventina in tutta la partita.
Se i meriti dell’Arzanese sono evidenti, è vero anche che il Perugia ci mette del suo. Lento e prevedibile, niente cambi di ritmo e movimenti giusti senza palla. (Quasi) mai cerca le fasce, anche quando potrebbe osare perché, come dirà Battistini negli spogliatoi, gli ospiti, per intasare il centro del campo, qualche spazio sugli esterni lo hanno pur concesso.
Sugli esterni alti, Sansotta, al debutto stagionale in campionato, viene bocciato sonoramente. Margarita si dà da fare ma, ancora, con appena tre partite sulle gambe, la condizione giusta è lontana. I terzini, molto preoccupati dall’intraprendenza degli attaccanti arzanesi, poco si spingono avanti a dar man forte ai trequartisti. Ergo, sulle fasce il Perugia non c’è. La manovra si infila ad imbuto al centro e lì i campani, che sono fitti come la nebbia di una mattina umida d’inverno, hanno sempre la meglio.
Nella ripresa, Battistini cerca di rianimare le fasce, inserendo Curti; e fa entrare Bueno per dare all’attacco maggiore incisività. Ma non cambia niente e, anzi, il Perugia si espone ancor di più ai contropiede degli abruzzesi.
Il gol è l’ennesima frittata di stagioine, con Borghetti fuori per un momentaneo infortunio e gli altri difensori disattenti a scalare e infilati con il classico schema del tocco di testa sul primo palo che libera Imparato al colpo grosso sul secondo.
Se prima era buio, dopo il gol è notte fonda. Il Perugia tenta qualcosa, le solite palle lunghe che ne certificano l’impotenza odierna. Allo scadere Cacioli avrebbe sulla fronte la palla giusta, ma la alza troppo. Finisce 0-1, con delusione di tutti e la sorpresa di chi proprio vuol sorprendersi: che l’Arzanese fosse una squadra scorbutica lo dicevano i precedenti (campani mai sconfitti e già vittoriosi in trasferta in questo avvio di stagione) e lo aveva detto pure Battistini ai suoi. Ma deve essere che non lo hanno ascoltato, o che non gli hanno creduto. Così, adesso, a Giulianova, che è fra appena quattro giorni, già è tempo di cambi di marcia radicali. Tempi duri per chi è obbligato sempre a vincere e non può permettersi neanche due ore di rilassamento in un pomeriggio infrasettimanale feriale.