(ASI) Il Papa emerito Benedetto XVI è morto nel monastero Mater Ecclesiae. Risiedeva qui dalla sua rinuncia, al ministero di Pontefice, comunicata al mondo l’11 febbraio 2013 (la sua elezione, in qualità di 256esimo Successore di Pietro, avvenne il 19 aprile 2005).
Egli “è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano", ha fatto sapere il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, in un comunicato divulgato questa mattina agli organi di informazione. La salma sarà esposta – ha specificato poi in conferenza stampa -, dal 2 di gennaio, nella Basilica di San Pietro, mentre i funerali verranno celebrati nella piazza tre giorni dopo da Papa Francesco. Il defunto è stato l'ottavo pontefice a rinunciare al ministero petrino, dopo Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII.
Benedetto XVI ha affrontato da subito, una volta entrato in carica, la questione della pedofilia evidenziando, in occasione della visita apostolica avvenuta nel 2008 negli Stati Uniti, che gli riusciva “difficile comprendere come sia stato possibile che alcuni sacerdoti abbiano potuto fallire in questo modo nella missione di portare sollievo, di portare l’amore di Dio a questi bambini”, aggiungendo che i pedofili sarebbero stati esclusi “rigorosamente” dal presbiterato, perché “chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote”.
E’stato il primo pontefice a incontrare le vittime degli abusi. Ha iniziato il 17 aprile di 14 anni fa negli Usa, proseguendo poi in Australia nello stesso anno in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, a Malta e in Inghilterra nel 2010, ma anche in Germania nel 2011. Ha ordinato, al contempo, visite apostoliche alle istituzioni colpite da tale piaga, come la congregazione dei Legionari di Cristo e la Chiesa in Irlanda.
Ratzinger ha emanato, nello stesso anno, una nuova versione delle norme sui delitti più gravi (“delicta graviora”) – versione aggiornata rispetto alla loro prima promulgazione nel 2001 -, tra i quali proprio gli abusi sessuali. Le novità principali hanno riguardato la velocizzazione di determinate pratiche come la possibilità di procedere “per decreto extragiudiziale”, in merito alle valutazioni dei casi più gravi, o di presentare questi ultimi direttamente al Papa in vista della dimissione dallo stato clericale della figura coinvolta in tali reati.
Il provvedimento ha consentito pure la possibilità di avere come membri del personale dei tribunali, o come avvocati o procuratori, sacerdoti e laici.
Benedetto XVI ha anche ridotto allo stato laicale alcuni sacerdoti colpevoli di pedofilia, o ha sostituito o accettato le dimissioni di altri che si erano macchiati dello stesso crimine. Ha ordinato, nel 2011, ancora un’inchiesta, sugli abusi sessuali commessi nella Ealing Abbey e nella vicina scuola indipendente di St Benedict a Londra.
La sua figura è anche strettamente legata alla grande cultura maturata nei 95 anni in cui è rimasto in vita e all’aver affiancato, per molto tempo, san Giovanni Paolo II. Entrambi hanno salvato , negli anni’80, l’America Latina dall’utilizzo strumentale, per fini politici, della Bibbia mediante la Teologia della Liberazione su cui il Vaticano ha espresso formalmente una durissima condanna.
L’impronta di Benedetto XVI è ricordata inoltre per l’umiltà, che sapeva dimostrare in ogni circostanza, mediante la preghiera e un’adeguata capacità di dialogo in grado di contrastare gli aspetti spirituali ostili al Cristianesimo. Ricordiamo, a proposito, la bellissima intervista rilasciata, quando era alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede, alla rivista “Una Voce Grida” e pubblicata dalla stessa il 9 marzo 1999. Aveva condannato (giustamente), in quel contesto, tutte le pratiche legate all’occultismo e alle religioni orientali. L’offerta di esse – aveva ricordato – “si muove su diversi livelli. C’è uno yoga ridotto ad una specie di ginnastica: si offre qualche elemento che può dare un aiuto per il rilassamento del corpo. Bene, se lo yoga è ridotto realmente ad una ginnastica si può anche accettare, nel caso di movimenti che hanno un senso esclusivamente fisico. Ma deve essere realmente ridotto, ripeto, a un puro esercizio di rilassamento fisico, liberato da ogni elemento ideologico. Su questo punto si deve essere molto attenti per non introdurre, in una preparazione fisica, una determinata visione dell’uomo, del mondo, della relazione tra uomo e Dio. Questa purificazione di un metodo in sé logico di idee incompatibili con la vita cristiana, potrebbe essere paragonata per esempio con la “demitizzazione” delle tradizioni pagane sulla creazione del mondo, realizzata nel primo capitolo della Genesi (presente nella Bibbia ndr), dove il sole e la luna, le grandi divinità del mito sono ridotte a “lampade” create da Dio, lampade che riflettono la luce di Dio, e ci fanno immaginare la vera Luce, che è il Creatore della luce. E cosi, anche nel caso dello yoga e delle altre tecniche orientali, sarebbe necessaria una trasformazione e uno spostamento radicale che realmente tolgano di mezzo ogni pretesa ideologica. Nel momento in cui compaiono elementi che pretendono di guidare ad una “mistica”, diventano già strumenti che conducono in una direzione sbagliata”. Il prelato aveva specificato quindi che “il mantra è una preghiera rivolta non a Dio, ma ad altre divinità che sono idoli”.
Ratzinger era un uomo profondamente spirituale, ma anche di grande cultura. E’ riuscito a dimostrare infatti la perfetta complementarietà tra fede e ragione, in linea con la teologia di san Tommaso d’Aquino, prendendo come punto centrale del pontificato la sacrosanta lotta contro il relativismo morale e la tutela dei principi non negoziabili (come, ad esempio, l’urgenza di proteggere la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, insieme alla necessità di difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale). La battaglia per la difesa dell’unica Verità esistente, cioè Gesù Cristo, non può essere posta in discussione dalla mondanità. Essa è la principale nemica della coscienza formata, in base ai retti principi incisi dal Signore nella ragione umana, perché chiede alle singole tradizioni di rinunciare a una parte di se stesse in nome di una presunta uguaglianza. Viene eliminata così la ricchezza derivante dal riconoscimento reciproco delle peculiarità di ogni singola cultura. Il fine di tale processo consiste nella “consacrazione” di un diabolico nichilismo. Questo nulla totale sta incentivando la reificazione delle persone, in base al modello della forma merce, che ha il suo apice nel considerare gli individui non più come cittadini, ma banali consumatori privi di dignità e di diritti.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia