Cina. Dall'eliminazione della povertà assoluta alla nuova modernizzazione

(ASI) Dopo la fine del XX Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC), il mese di ottobre si chiude con alcune certezze in più per il colosso asiatico. Oltre ad elencare i principali traguardi raggiunti nell'ultimo quinquennio, il rapporto di Xi Jinping ha confermato gli obiettivi di lungo termine già fissati prima della pandemia.

Con il 2021 si è definitivamente conclusa una prima lunga fase, avviata nei primi anni Ottanta da Deng Xiaoping, che ha portato il Paese a costruire le fondamenta di una «società moderatamente prospera», o Xiaokang, termine di paragone confuciano richiamato allora dalla leadership cinese. Il suo completamento era previsto proprio entro lo scorso anno, in occasione del primo secolo dalla fondazione del PCC, eppure, già alla fine del 2020, la fuoriuscita da una condizione di povertà assoluta degli ultimi 100 milioni di cinesi e delle ultime 832 contee rurali rimaste più indietro ha sancito la completa eliminazione dell'indigenza nel Paese.

Lo scorso aprile, la Banca Mondiale (WBG) e il Centro di Ricerca sullo Sviluppo (DRC) del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare hanno presentato un report congiunto dal titolo Quattro Decadi di Riduzione della Povertà in Cina. In questo lungo periodo - si legge nel documento - circa 800 milioni di cinesi hanno oltrepassato la soglia di povertà fissata internazionalmente ($ 1,90 al giorno), contribuendo per il 75% alla riduzione della povertà mondiale a partire dal 1980.

Secondo gli esperti, il successo ottenuto dal colosso asiatico è stato possibile grazie a due fattori principali: da un lato, la rapida crescita, sostenuta da un'ampia trasformazione economica, che ha creato nuove opportunità per le fasce sociali più basse ed aumentato i redditi medi; dall'altro, le politiche del governo mirate ad alleviare la povertà persistente, che si sono inizialmente focalizzate sulle aree maggiormente svantaggiate dalla posizione geografica e dalla mancanza di opportunità, ma che poi sono state estese a tutti i nuclei familiari disagiati, indipendentemente dalla loro area di residenza.

«La Cina ha raggiunto il suo obiettivo di riduzione della povertà nella nuova era, come previsto, alla fine del 2020», ha affermato in occasione della pubblicazione del rapporto Yu Weiping, viceministro cinese delle Finanze, aggiungendo: «Abbiamo portato a compimento l'arduo compito di eliminare la povertà estrema e fornito contributi significativi alla riduzione della povertà globale. In futuro continueremo a supportare ed espandere i traguardi nell'ambito dell'alleviamento della povertà e realizzerà in modo complessivo la rivitalizzazione delle aree rurali». Il rapporto WBG-DRC sottolinea inoltre la necessità che, d'ora in avanti, le politiche di contrasto alla povertà relativa si leghino rapidamente al processo di trasformazione del modello di sviluppo.

Il gigante asiatico sta infatti vivendo da almeno sette anni una transizione epocale dal vecchio modello trainato da investimenti ed export, basato sull'alta intensità di manodopera, al nuovo, trainato da consumi interni, servizi ed incrementi della produttività. Nel 2015, il settore dei servizi ha per la prima volta superato quota 50% sulla composizione del PIL, segnando una tappa cruciale nel passaggio verso una modernizzazione complessiva del sistema Paese da qui al 2035.

Stando al rapporto, tuttavia, la domanda di servizi da parte dei consumatori resta ancora piuttosto bassa rispetto ai Paesi a reddito alto e medio-alto: nelle economie più avanzate, infatti, formazione, intrattenimento, trasporti e comunicazioni, immobiliare ed altri servizi assorbono mediamente il 70-80% dei consumi privati delle famiglie, contro il 40-50% della Cina.

Per favorire l'ingresso di nuovi nuclei familiari nella classe media, Pechino sta così puntando su una vasta strategia di innovazione per lo più incentrata su alcune macro-aree: dalla digitalizzazione alla sostenibilità, dalle infrastrutture alla mobilità, dal turismo all'assistenza.

In base ai criteri del governo cinese, la classe media nazionale ha superato quota 400 milioni di persone nel 2020. Stando ai parametri del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (CSIS), questo dato sarebbe invece molto più alto: considerando una fascia sociale ad ampio raggio (medio-bassa + medio-alta), la fascia a medio reddito avrebbe infatti raggiunto i 707 milioni di persone già nel 2018.

Sia nel primo sia nel secondo caso, si tratta comunque della classe media più grande al mondo: un enorme bacino di consumatori, in costante crescita, che ha innescato da tempo una nuova tendenza nel quadro delle relazioni commerciali con l'estero, favorendo inedite opportunità di export per i beni di consumo di fascia medio-alta, a partite da quelli prodotti in Occidente.

Durante il suo intervento in apertura di congresso, Xi Jinping ha ribadito che entro il 2035 la Cina dovrà aver completato quella che la leadership definisce come «modernizzazione socialista». Questa prevede che nei prossimi tredici anni, il Paese raggiunga una serie di obiettivi, tra cui:

  • Rientrare nel novero delle nazioni più innovative al mondo;
  • Sviluppare nuove forme di industrializzazione, informatizzazione, urbanizzazione e modernizzazione agricola;
  • Modernizzare il sistema e la capacità di governance, migliorando il sistema della democrazia popolare per l'intero processo e lo stato di diritto;
  • Diventare un Paese-guida nella formazione, nella scienza e tecnologia, nel talento, nella culturale, nelle discipline sportive e nella sanità;
  • Garantire che la popolazione conduca una vita migliore e più felice, innalzando ulteriormente il reddito disponibile pro-capite, aumentando in modo sostanziale la classe media, assicurando un equo accesso ai servizi pubblici essenziali e moderni standard di vita nelle aree rurali, raggiungendo una stabilità sociale di lungo periodo, compiendo passi in avanti più evidenti e sostanziali nella promozione dello sviluppo a tutto tondo della popolazione e della prosperità per tutti;
  • Stabilire su larga scala modi di vita e di lavoro rispettosi dell'ambiente, procedendo nella direzione della riduzione delle emissioni nocive e del miglioramento dell'ecosistema.

Dopo il 2035 comincerà una nuova fase che, entro il 2049, anno del centenario della fondazione della Repubblica Popolare, dovrà trasformare definitivamente la Cina in una «grande nazione socialista che sia prospera, forte, democratica, culturalmente avanzata, armoniosa e meravigliosa». La sfida è lanciata.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

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