(ASI) Chieti - La sapienza Antica non riteneva nessuna malattia puramente fisica e biologicamente casuale, ma legata all'esistenza di un peccato o di una mancanza verso una divinità, da espiare tramite un percorso di purificazione, una prova che bisognava superare e la malattia ne era la conseguenza.
Questi riti che affondano nella notte dei tempi, fin dalla preistoria, sono di chiara origine precristiana, e in molti casi sono sopravvissuti anche con l'avvento del Cristianesimo, continuando a svolgersi nelle medesime cavità sotterranee che da altari della prisca religio italico - romana, dedicate solitamente alle Gran Madri e/o ad altre divinità, sono state trasformate spesso in chiese rupestri nel corso del lungo Medioevo.
Maria Vergine ha sincretisticamente preso il posto delle Gran Madri Italiche e delle ninfe delle acque e l'Arcangelo Michele ha sostituito, nel culto e nell'immaginario popolare, il divino guaritore Asclepio, figlio di Apollo, i veggenti, gli indovini e le sibille, interpreti del volere degli Dėi, sono stati sostituiti dai monaci e dalle monache eremiti sulle montagne, di cui ad esempio l'Appennino Abruzzese, in particolare la Montagna Madre della Maiella, ne è piena.
I templi ctonei antichi non erano soltanto luoghi di culto ma anche di guarigione e rinascita, da cui uscire rigenerati.
Il processo di purificazione poteva avvenire tramite vari riti: l'Ablutio o Abluzione tramite aspersione o immersione in acque e fonti sacre a una divinità, oppure attraverso riti di passaggio con l'attraversamento di stretti cunicoli naturali o scavati nella roccia, o infine mediante l'Incubatio o Incubazione, il cosiddetto “sonno di guarigione”, allorché i malati sono lasciati per una notte in un locale sotterraneo all'interno del luogo di culto in attesa di un segnale, dell'intervento curativo divino, o di un sogno che permetteva alla divinità di lasciare un messaggio per la cura del male e intraprendere un percorso di risanamento interiore od esteriore. Spesso questi luoghi, erano dedicati alle Gran Madri Italiche che potevano assumere sincretisticamente diversi nomi in quanto simbolo di fertilità (Cerere, Libera, Persefone, Proserpina, Bona, Maja, Angizia, Feronia ed altri), e ad esse si rivolgeva, ad esempio, chi non riuscivano ad avere figli. Un luogo visitabile in Provincia di Chieti con una trekking - escursione, dove si sono praticati antichi riti della fertilità e che oggi è meta turistica, è sicuramente la Grotta del Colle di Rapino, dove è stata ritrovata la statuetta della cosiddetta "Dèa Di Rapino" (“Ceria Iovia” cioè "Cerere Giovia").
Esistono diversi luoghi dove si praticano ancora questi riti magico - religiosi in Abruzzo, a tal punto che per segnarli tutti, bisognerebbe fare uno speciale solo per essi. Vorrei citarne solo alcuni più vicini: la fonte sacra presso l'Abbazia di Santa Maria Arabona a Manoppello (Pe) che secondo il toponimo sorge nella località dove c'era un "ara" dedicata all'antica Dèa Bona, la fonte sacra della Grotta di San Rocco a Roccamontepiano (Ch), dove sgorga l'acqua sacra direttamente dalla roccia della Maiella, la montagna sacra, la Gran Madre Maia, in cui si praticano tutt'ora le abluzioni da parte dei fedeli il 16 agosto in particolar modo; il Santuario di Santa Maria della Libera a Filetto (Ch) e la cosiddetta Parete Manzi a Civitaluparella (Ch) per l'Incubatio.
L'esistenza tutt'oggi di questi luoghi di culto, dove si praticano questi riti ancestrali, sta ad indicare una certa continuità culturale e religiosa fra le genti che abitano la Penisola Italica ed in particolare l'Appennino (spina dorsale della Nazione Italica), da circa tre millenni a questa parte, senza che il passaggio dai culti romano - italici a quelli cristiani l'anno fatta venire meno.