I “furbetti delle seconde case” che “evadono” tributi illegittimi

gualteri(ASI) I tributi evasi, dice, giustamente indignato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ammontano a 119 miliardi di euro, “una somma enorme, indecente”. Ma la caccia agli evasori va sempre, chissà perché, nella direzione sbagliata. L’ultimo attacco si vuole fare ai “furbetti delle seconde case” e a pensarlo è stato il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri con un emendamento alla legge di bilancio.

Sono tutti coloro che, dichiarando una residenza anagrafica diversa da quella effettiva, fanno diventare la seconda casa abitazione principale, e come tale esente da Imu (Imposta municipale unica) e da Tasi (Tributo per i servizi indivisibili). L’emendamento di Gualtieri è difficile che passi perché sono contrari - lo dice lo stesso ministro - il Pd e l’Iv. La questione è comunque diventata da prima pagina e molti sindaci si sono già mobilitati perché le due imposte riguardano le finanze dei comuni. C’è però qualcosa che non è chiara, ed è la legittimità costituzionale di questi tributi. La casa, prima che il mercato immobiliare fosse fatto crollare sotto una montagna di tributi, rappresentava il bene rifugio per eccellenza su cui un cittadino, invece di spendere tutte le sue risorse, facendo rinunce e sacrifici, decide di investire parte di esse. E quando non ha tutta la disponibilità finanziaria chiede alla banca un mutuo che poi restituirà maggiorato di interessi ed altri oneri. Fanno eccezione alcuni politici che hanno abitudini diverse perché trovano (a volte senza nemmeno saperlo) chi paga per loro e non hanno il bisogno di chiedere prestiti e pagare interessi. Il risparmiatore normale, invece, investe nella casa per viverci e anche per lasciarla, spera, in eredità ai figli. Un comportamento lodevole ed apprezzabile che fanno quasi tutti gli italiani a differenza di altri popoli. La casa, dunque, non è altro che il risparmio di ogni cittadino. E la Costituzione lo tutela. Recita l’art.47: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. Tralasciamo la seconda parte: “disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” perché se lo ricordiamo ai risparmiatori truffati dalle banche, provochiamo ancora una volta sconforto e rabbia. Ma se sulla casa che non dà alcuna rendita, ma gravano costi per mantenerla, si fanno anche pagare le imposte e le tasse qual è l’incoraggiamento e la tutela imposti dalla Costituzione? Avviene esattamente il contrario, l’articolo andrebbe riscritto così: la Repubblica scoraggia e penalizza pesantemente il risparmio in tutte le sue forme. Ma c’è una macroscopica violazione anche dell’art. 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. E per capacità contributiva “si deve intendere - lo ha stabilito la Corte Costituzionale - l’idoneità economica del contribuente a corrispondere la prestazione coattiva imposta”. La casa che non dà alcun reddito (se non è affittata, ovviamente) ma su cui si pagano tante spese, è un bene che non può avere quell’idoneità economica necessaria per entrare a far parte della capacità contributiva. Un reddito minimo, poi, assolutamente, non può essere considerato un indice di capacità contributiva per cui lede l’art. 53 Costituzione ogni tributo che possa incidere su tale minimo”. Non solo, così facendo gli enti impositori (lo Stato, il Comune, ecc.) si appropriano ogni anno, con tutti i tributi imposti, di una parte del bene. E’ come pagare le rate di un mutuo allo Stato e un mutuo al Comune. Ma il presupposto di legittimità dell’imposizione tributaria si collega strettamente al principio di uguaglianza dell’art.3 Costituzione, infatti, da esso, si desume che le prestazioni tributarie devono gravare in modo uniforme sui soggetti che manifestano la stessa capacità contributiva, e in modo differente su soggetti che hanno manifestazioni di ricchezza differenti. Da qui il secondo comma dell’art. 53: “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. La progressività che manca in tutti i tributi che gravano sulla casa, fatta eccezione, quando si paga, per l’Irpef. Quanti sono i pensionati che hanno ereditato dai genitori un piccolo appartamento ed ora non trovano nemmeno nessuno a cui regalarlo e fanno fatica a mantenerlo? Sono questi la stragrande maggioranza dei ”furbetti” delle seconde case, gli evasori pericolosi che vuole stanare il ministro Gualtieri. E’ così che si perdono di vista, non so quanto consapevolmente, i veri evasori, quelli dei 119 miliardi di cui parlava Mattarella. Questo breve “ripasso” costituzionale che, chissà, potrebbe tornare utile anche al ministro Gualtieri, basta e avanza per dimostrare che molti dei tributi che siamo chiamati a pagare sulla casa, considerata dal fisco risorsa inesauribile, sono invece illegittimi perché sono tante patrimoniali in palese contrasto con i principi costituzionali sopra richiamati.

Fortunato Vinci Agenzia Stampa Italia

 

 

 

 

Fonte foto Ministro Gualtieri: Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

 

 

 

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