Addio privacy, in arrivo  l'Entry/Exit System (EES) per il riconoscimento facciale

ees(ASI) È iniziato, ma appare già destinato a ripartire, il conto alla rovescia per il nuovo sistema EES-Entry/Exit System per controllare le frontiere Ue che entro il prossimo anno dovrebbe essere pienamente operativo nell’area Schengen.

Nello specifico questo sistema stabilisce che a coloro che attraversano una frontiera dell’area Schengen vengano scattate foto per il riconoscimento facciale e prese le impronte digitali. Tutti dati che saranno poi gestiti in Estonia dagli uffici del Lisa (Agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia).

L’Unione europea ha presentato questo progetto nel 2017 con uno stanziamento di 480 milioni di euro stabilendo che fosse operativo entro il 2020 non solo negli aeroporti ma anche nei porti di accesso all’area Schengen; ma in una riunione svoltasi a Tallin venerdì scorso, il 20 settembre, sono state evidenziate le tante difficoltà riscontrate, dall’utilizzo di una piattaforma condivisa tra Stati alle misure di sicurezza della rete sulla quale far viaggiare in tempo reale milioni di dati personali ed è stata ventilata la possibilità di uno slittamento al 2022.

Nello specifico il Lisa ha riferito di aver effettuato una valutazione dell'impatto sulle tre opzioni di architettura tenendo conto di una serie di 11 criteri (tra cui sicurezza IT, conformità e privacy in base alla progettazione) e sulla base dei risultati evidenziati ha osservato che allo stato attuale non vi è una piattaforma interoperabile comune.

Per quanto riguarda la privacy i dati sensibili immagazzinati da questo strumento saranno cinque: nome e cognome; ID del passaporto o del documento di identità presentato; 4 impronte digitali; una foto; luogo e data di entrata/uscita. Il database che si verrà a creare sarà poi accessibile alle autorità di controllo delle frontiere e all’Europol per attività di investigazione dal momento che sarà possibile ricostruire tutti i movimenti relativi alla stessa persona; i legislatori europei hanno stabilito che gli operatori delle forze di sicurezza non potranno discriminare le persone controllate sulla base della loro provenienza, nazionalità, nascita, credo religioso, disabilità, età od orientamento sessuale.

Il nuovo sistema rappresenta l’elemento centrale del progetto “Smart Borders” finalizzato ad effettuare controlli più efficaci alle frontiere esterne della Ue.

Nello specifico l’Ees integrato nell’Etias, l’European Travel Information and Authorization System, permetterà di controllare i viaggiatori per cercare di arginare l’aumento dei flussi migratori degli ultimi anni attraverso una gestione più accurata e precisa delle frontiere e degli accessi. Tali controlli si applicheranno senza eccezioni a ogni tipo di viaggiatore, sia che richieda un visto, sia che sia esentato dal visto, sia che si tratti di quelli ammessi per un breve soggiorno. Il sistema sostituirà il contrassegno sui passaporti e velocizzerà i passaggi di frontiera, facilitando anche la rilevazione di chi rimane più a lungo e di falsi documenti d’identità. I dati saranno conservati per tre anni, fatta eccezione per le informazioni su chi resta oltre la scadenza del visto, conservate per 5 anni.

Una volta operativo questo nuovo sistema sarà integrato a quelli già esistenti come ad esempio il SIS (Schengen Information System) e il VIS (Visa Information System); il primo è costituito da un sistema informativo centralizzato che registra segnalazioni e fornisce informazioni su persone e/o oggetti ricercati, offrendo un prezioso ausilio per le forze di polizia che in questo modo hanno la possibilità di conoscere, in tempo reale, le procedure da applicare in caso di individuazione di una persona segnalata o dell’oggetto/materiale ricercato. Il Vis, invece, operativo dal 2015 in tutti i consolati degli Stati membri dell’Ue rappresenta oggi il sistema portante per la raccolta di tutte le informazioni di visitatori dotati di visto che entrano nell’area Schengen; questo infatti permette di connettere i diversi consolati in Paesi non Ue e tutti i punti di ingresso e uscita sul confine esterno della comunità, permettendo l’elaborazione di informazioni e decisioni relative ai visti di soggiorno per visita breve o per transito nell’area Schengen tramite tecniche biometriche basate sulle impronte digitali per l’identificazione delle persone e la verifica del visto.

Per Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa ed esperto di sicurezza, questo sistema però non riuscirà a mantenere le promesse “a livello europeo perché i clandestini ed i potenziali terroristi riescono ad entrare senza utilizzare porti o aeroporti, ed i secondi anche prendendo voli di linea possono tranquillamente munirsi di un passaporto falso: In Italia inoltre non abbiamo una rete informatica capace di gestire l’enorme flusso di dati derivanti da questo sistema. Potrà funzionare per controllare gli spostamenti interni ma non riuscirà a garantire la sicurezza sperata”.

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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