(ASI) Una conferenza a Palazzo Cesaroni a Perugia per dare un futuro alla Ferrovia Centrale Umbra. Questo, in sintesi, il messaggio di Valerio Mancini, consigliere regionale della Lega, lanciato con l’organizzazione di una conferenza non politica, alla quale tutta la cittadinanza e la politica, ed i maggiori esperti del settore, sono stati chiamati a partecipare e contribuire.
La conferenza si è svolta lunedì 15 aprile, e ha visto la partecipazione, come relatori, di Carlo Reali, dell’Associazione “Il Mosaico”, Annalisa Costa del comitato “Pendolari Stufi”, Enzo Benda di Confconsumatori, con Valerio Mancini come moderatore, coadiuvati dall’intervento di Alexandru Rares Cenusa, giornalista esperto di trasportistica.
“Ho indetto questa conferenza per giungere ad una sintesi, ratificata da un apposito documento, che impegni la Regione Umbria a provvedere al ripristino in tempi rapidi e certi del normale esercizio sulla ex Ferrovia Centrale Umbra” – ha esordito Mancini.
Per Annalisa Costa “la situazione è inaccettabile”. Appoggiando sul tavolo la mascotte simbolo del comitato, una tartaruga, cavalcata da una lumaca, ironicamente soprannominata “Valentino”, la Costa ha spiegato – “Ci vogliono 4 ore da Città di Castello a Perugia e ritorno. Siamo anche senza superstrada. L’Alto Tevere è veramente isolato di questi tempi. Abbiamo proposto degli sconti sugli abbonamenti ma ci è stato risposto negativamente, mentre di tempi certi per il ripristino funzionale del servizio nemmeno l’ombra. Intanto chi può permettersi l’auto per giungere ogni giorno a Perugia, ed in altre destinazioni, può quantomeno veder alleviati i disagi, ma ci sono tanti altri che non possono farlo, e quindi subiscono ogni giorno questa situazione. Abbiamo proposto di poter arrivare direttamente fino a Fontivegge per poter intercettare il MiniMetrò, con ovvi benefici sia per il traffico veicolare a Perugia, che per i tempi di percorrenza, così come abbiamo proposto delle riduzioni sugli abbonamenti”.
Carlo Reali ha rincarato invece la dose parlando di “un Umbria a due velocità”. “Perugia ha il suo Frecciarossa: siamo contenti. Spoleto ha il suo Freccia: siamo contenti. E per l’Alto Tevere? Niente. Perugia spende milioni. Si è installata persino la sua opera trasportistica, a suo tempo d’avanguardia, cioè il MiniMetrò. Soldi spesi: tanti. Benefici: pochi, perfino per Perugia, e nessuno per il resto della regione. Investire sulla Fcu (non la voglio chiamare “ex” a ragion veduta), significa anche risolvere la piaga del traffico che soffoca Perugia stessa. Mi parlano tanto del passaggio ad Rfi; di come cambierà tutto in meglio, ma io non riesco a vederci qualcosa di così positivo. Al contrario; finché la Fcu è nostra, la signora Costa, e tutti i pendolari, possono rivolgersi direttamente alle istituzioni regionali, che hanno, almeno in teoria, tutto l’interesse ad intervenire sulla questione. All’atto invece del passaggio ad Rfi, tutto sarà di competenza di un ufficio con sede a Roma, dal punto di vista del quale la nostra ferrovia rappresenta solo una linea provinciale minore. Invece la questione dei sistemi di sicurezza continua a rimaner indefinita ancora ad oggi. Servono risposte concrete a questi, e ad altri quesiti, che a tutt’oggi ancora non sono arrivate” – ha spiegato Reali.
Per Enzo Benda, di Confconsumatori, urge “mettere in chiaro che nel 2019 il treno è l’unica alternativa realmente eco sostenibile e quindi da incentivare con convinzione e concretezza”. “Recentemente sono stato a Napoli, al museo nazionale ferroviario di Pietrarsa. Qui ho potuto vedere con i miei occhi la prima locomotiva circolante in Italia risalente all’epoca dei Borbone. Ebbene, al tempo, l’Italia fu tra le prime nazioni a dotarsi di infrastrutture ferroviarie. Questo significa che non dobbiamo arrenderci ad una visione che ci pone come condannati a prescindere a inefficienze e ritardi” – ha spiegato Benda, che ha poi aggiunto –“Viaggiamo su automotrici che sono l’evoluzione diretta di progetti degli anni 60’. Oggi, le automotrici ex Fcu, vestono i colori di BusItalia, ma in realtà i concetti tecnici su cui si basano sono sempre gli stessi. Eppure, malgrado ciò, potrebbero essere comunque una alternativa al traffico su gomma per ridurre l’inquinamento ed il traffico, se fossero in condizione di operare al massimo dell’efficienza”.
Il documento contiene in sostanza la richiesta formale alla Regione Umbria di velocizzare il servizio sulla tratta da Perugia a Città di Castello sia mediante l’istituzione di convogli diretti tra Perugia – Umbertide e Città di Castello, deputando agli autobus il servizio di raccolta dei passeggeri nei centri abitati minori, che mediante la risoluzione della mancanza di sistema di sicurezza attivo della circolazione che impone le attuali forti limitazioni di velocità. Infine è stato richiesto anche l’attestazione dei treni da Perugia Ponte San Giovanni a Perugia Fontivegge. Prima della sottoscrizione del documento stesso e della sua formalizzazione, sono intervenuti, in qualità di esperti del settore, anche l’assessore al comune di Perugia, Cristiana Casaioli, ed il giornalista tecnico Alexandru Cenusa.
L’assessore Casaioli ha fortemente raccomandato l’inserimento del progetto TramTreno nel documento spiegando che tale tecnologia rappresenterebbe un plus per la regione in quanto sarebbe il primo caso in Italia, sottolineando anche la possibilità di penetrazione urbana del mezzo direttamente dentro Perugia, con l’obbiettivo di ridurre le “rotture di carico”. La proposta dell’assessore del Comune di Perugia non ha però trovato riscontri, poiché andrebbe “oltre gli obbiettivi del documento”, che sono quelli di procedere al ripristino del normale servizio in tempi certi e brevi. “Io sarei felice se un giorno potessimo arrivare ad aspirare a simili, eventuali, sistemi all’avanguardia, ma al momento non abbiamo nemmeno un esercizio ferroviario degno di tale nome” - ha spiegato Reali, che ha poi aggiunto - “Abbiamo di fatti molto apprezzato la sensibilità sul tema del consigliere comunale Carlo Castori”.
Per Alexandru Cenusa, “l’obbiettivo deve essere la concretezza”. ”Il TramTreno al momento non esiste. Un eventuale mezzo, frutto di una ibridazione ingegneristica tra un Tram ed un normale Treno, non è riconosciuto né omologato dal Ministero dei Trasporti, e neanche dall’Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria. Ma se anche non ci fossero questi problemi, e si riuscisse ad ottenere le necessarie autorizzazioni ed omologazioni (che significano ovviamente soldi pubblici da spendere), si è preventivato un investimento pari a circa 200 milioni di euro per la sola tratta urbana di Perugia, con la pesante limitazione di dover isolare tutta la tratta fino a Città di Castello dalla normale rete ferroviaria fino alla modifica delle normative nazionali vigenti. Inutile parlare di rotture di carico quando proprio un simile mezzo costituirebbe una rottura di carico per chiunque volesse viaggiare oltre Ponte San Giovanni” – ha spiegato Cenusa, che ha poi concluso –“Perugia, storicamente, ha sempre speso molto per i trasporti, ma non ha speso in maniera intelligente. Ad oggi il nostro TPL ci costa 14 milioni di euro, cioè una follia se paragonati ai 2 milioni di euro l’anno che spende una città come Bologna. Eppure i servizi sono scadenti. Il Bus Rapid Transit, annunciato con il PUMS, promette di iniziare ad andare in controtendenza, ma senza impegni concreti sul fronte della Fcu si rischia di lasciare scoperta una zona di Perugia, e dell’Umbria tutta, poiché la ferrovia regionale è un bene strategico che dovrebbe unire tutti i territori dell’Umbria. Parlare di questa ferrovia, significa parlare dei suoi 5.000 utenti giornalieri, fin troppo spesso finiti nel dimenticatoio in favore dei 180 passeggeri di media del singolo Frecciarossa di Perugia. Tutti i passeggeri, siano essi lavoratori e studenti pendolari, turisti, o utenti occasionali, meritano la stessa attenzione”.
Redazione Agenzia Stampa Italia