Aeroporto San Francesco: come far decollare lo scalo dell’Umbria. Intervista esclusiva a Gianni Martifagni (Cisl Fit).

Airbus A320neo landing 06(ASI) L’aeroporto di Perugia potrà mai divenire l’aeroporto dell’Umbria? Il San Francesco potrà mai iniziare a crescere senza continue battute d’arresto e scandali? Un viaggio in quello che è un aeroporto dalle grandi potenzialità nella cortese intervista rilasciata dal segretario Nazionale Aggiunto della Cisl Fit Gianni Martifagni. 

Aeroporto di Perugia. Il San Francesco ha avuto alti e bassi. Ultimamente forse più bassi. Questo scalo ha un utilità per Perugia e per la Regione?

Credo che l’aeroporto oggi sia una via d’accesso, e di ingresso, per tutto il mondo. Perciò è prioritario dare continuità, perché oggi c’è solo necessità di dare continuità per quanto riguarda gli investimenti, cioè per quanto riguarda il rilancio, se così lo vogliamo chiamare.

Ma siamo passati da un aeroporto di base, ad un aeroporto internazionale, con tutti i crismi oggi che ne consegue. Oggi siamo pertanto ad un punto di partenza. Ci sono già accreditati un certo numero di voli, c’è stata purtroppo la crisi che ha creato la compagnia Ryan Air, con le sue politiche poco consone al nostro stato italiano. Quindi c’è stato un freno sulle rotte legate alla Ryan Air. Sappiamo tutti che oggi una delle migliori compagnie al mondo in termini di voli (non di qualità), è chiaramente Ryan Air. Pertanto è fondamentale spingere su questa compagnia per poter avere ulteriori tratte funzionali all’Umbria, in termini di flussi in ingresso e flussi in uscita. Questo significa però da parte degli enti, dei soci soprattutto, un investimento su questo aeroporto, perché oggi le compagnie si accreditano lo spazio presso un aeroporto previo un certo pagamento. Poi è chiaro che se la rotta funziona, se i viaggiatori ci sono, risulta poi in automatico il prolungarsi della tratta. Questo è fondamentale. Ma proprio questo passaggio è mancato, sia da parte degli enti preposti (parlo di comuni, parlo della Provincia, parlo della Regione), cioè di tutti gli attori pubblici che potrebbero essere direttamente interessati in termini turistici per l’Umbria e dall’Umbria. Per cui, quello che è assolutamente necessario e prioritario è fare un investimento. Ripeto. Si tratta di fare un relativamente piccolo investimento, che di fatto l’aeroporto attualmente non ha. Se andiamo a parlare di investimenti per l’aeroporto siamo intorno ad un milione di euro. Se lo paragoniamo con l’aeroporto di Pescara, siamo intorno ai sei milioni di euro. Lasciamo perdere l’aeroporto di Ancona che è sottotraccia per tanti motivi, diciamo così, di “pratiche locali”.

Ci vuole uno sforzo pubblicitario anzitutto che lo faccia conoscere oltre i confini dell’Umbria, che vada anche oltre i confini italiani. Individuare quelle che sono le tratte che possano consentire all’Umbria di arrivare in tutte le parti del mondo. Si tratta perciò di concentrarsi su un hub internazionale, in modo da avere l’accesso ovunque, ma si tratta anche di andare a riaccreditare le tratte, diciamo così, importanti anche per noi, anche attraverso la Ryan Air, previo un investimento da parte dei soci, da parte degli enti, da parte della Regione, ecc…

Questa è la necessità primaria per l’aeroporto. Questo è un aeroporto a mio avviso funzionale, con tutte le caratteristiche per essere un aeroporto che si configura con una certa centralità. Abbiamo visto che Roma Ciampino è al collasso. Fiumicino ha altre rotte che sono completamente diverse. Quindi un aeroporto situato a Perugia, che è comunque baricentrico rispetto alla posizione di Perugia sicuramente è funzionale.

 

In questo senso, a Peretola, l’aeroporto di Firenze, c’è da tempo un progetto per il riassetto aeroportuale e per l’ingrandimento dell’aeroporto. Noi però abbiamo, rispetto alla Toscana, il vantaggio di esser più vicini a Roma, oppure i nostri vicini toscani potrebbero rubarci sottrarci il primato di aeroporto aggiunto della capitale?

Sono due cose completamente diverse. Chiaro che un collegamento su Roma in termini di hub sarebbe molto funzionale. Un Perugia – Roma, chiaramente sarebbe funzionale in quanto consentirebbe poi l’accesso diretto anche a rotte che portano in tutte le parti del mondo. Con Firenze poi sono due bacini completamente diversi. Il bacino sud, quindi parliamo dell’orvietano, parliamo dell’alto Tevere, come la bassa Toscana, sicuramente è molto più comodo, e molto più funzionale su Perugia. Sono due bacini completamente diversi che possono integrarsi e non scontrarsi.

 

Abbiamo detto prima un maggior impegno da parte degli enti pubblici. Però la politica ci ha abituati a conferenze e comunicati stampa in cui si ripete la necessità di rilancio e valorizzazione dell’aeroporto, ma a questo punto dobbiamo dedurre che siano solo parole che non si sono mai tradotte in qualsivoglia azione concreta?

Diciamo che sul Piano Regionale Trasporti questo è citato, però ho visto, se non poco interesse, ma, secondo me, una scarsa conoscenza da parte degli enti. La scarsa conoscenza porta a non comprendere fino in fondo quali possano essere le potenzialità per la regione, per i comuni e per tutti gli enti. A mio avviso sarebbe opportuno dare seguito anche a quello che è il piano generale dei trasporti, rilanciando le politiche di investimento per questo aeroporto. Questo è assolutamente necessario.

 

Quindi è necessario strutturare Perugia come un aeroporto di Roma, con anche tratte a respiro internazionale. Ma quindi la politica cosa dovrebbe concretamente fare per imboccare questa direzione?

Questo è il nodo. La politica dovrebbe comprendere che l’aeroporto non è solo un costo, ma potrebbe essere un vantaggio. Fino a quando loro presumono che l’aeroporto San Francesco è solo un costo per la regione, è chiaro che non ci può essere un costo senza un investimento. Oggi, ripeto i costi, cioè quello che la Regione versa, è solo quanto serve per poter gestire quello che oggi abbiamo. Se vogliamo veramente farlo decollare, cioè fargli superare i 400.000 viaggiatori l’anno, mentre ad oggi siamo intorno ai 270.000, si riusciamo a traguardare a circa 400.000, senza cercare di esagerare, onde evitare l’insorgere di altri problemi; questo obbiettivo sarebbe sufficiente per rifinanziare quello che sarebbe il suo costo. Ciò comporterebbe il rifinanziamento automatico per le tratte in essere. Quindi sarebbe necessario questo sforzo per arrivare a questo numero di viaggiatori. Chiaramente questo è un indotto che sarebbe molto importante sia per la Regione, sia per i Comuni, per tutto e tutti insomma.

 

Come ricordava anche lei, c’è una crisi dei grandi scali. Questo dunque può favorire gli scali minori?

La crisi esiste poiché c’è una grossa concorrenza. Ci sono tantissime compagnie che si litigano le tratte. Quindi chiaramente oggi c’è una guerra sia tra le compagnie che tra gli aeroporti più grandi per andare ad accreditarsi le tratte più funzionali. Ma non è che noi stiamo pensando a questo. Sarebbe troppo grande per un aeroporto come il San Francesco. A mio avviso la media tratta, o la piccola tratta, sarebbe molto più funzionale a noi, però, chiaramente con la garanzia di quell’hub che dicevo prima, una tratta potrebbe essere, come dicevo prima, su Roma, che poi consentirebbe di andare dappertutto, e l’altra tratta, in termini europei, che consentirebbe collegamenti un pochino più diretti.

Non sto parlando di andarci a litigare chiaramente un traffico mondiale, ma di trovare una giusta collocazione in termini europei, ed in termini interni. Questo sarebbe sufficiente e anche necessario per fare crescere l’aeroporto San Francesco. Perché non può concorrere per avere un volo quotidiano per avere un volo quotidiano su Hong Kong, o su Pechino, o su Miami. Non è questa la funzionalità dell’aeroporto. Il bacino che rappresenta l’aeroporto di San Francesco è diverso, quindi sarebbe anche necessari oda parte della regione, e degli enti preposti uno studio specifico anche su questo, in modo da avere un planning un pochino più vero e reale.

 

Un aeroporto potenziato potrebbe entrare in concorrenza con un eventuale Alta Velocità ferroviaria?

Si tratta di due sistemi di trasporto completamente diversi che nascono e finiscono su due posizioni completamente diverse. Il treno entra direttamente nella città. Un aeroporto è chiaramente sviluppato per avere un hub a 360 gradi. Sono due vettori che non vanno in concorrenza, anche perché sono due tipi diversi di clientela.

 

Potrebbe essere una soluzione strutturare il San Francesco come scalo intermedio?

Questo è assolutamente necessario per l’Umbria. Per tutto quello che rappresenta. Per la storia, per la cultura, ma anche dal punto di vista religioso. Da questo punto di vista basti pensare che ad oggi Assisi, attira milioni di pellegrini. Quindi potrebbe essere anche un modo per avvicinare l’Europa ed il mondo a questo genere di turismo.       

 

Per fare tutto questo si potrebbero sfruttare dei bandi europei? L’Europa punta sullo sviluppo del vettore aereo?

Assolutamente si. Si tratta di un trasporto pulito, leggero, che non crea traffico. Si tratta poi del mezzo più sicuro che abbiamo. Quindi l’Europa sta mettendo al primo posto lo sviluppo di questo vettore.

 

Quindi diciamo che il famoso dogma dei fondi e degli interessamenti mancanti…

Non credo che sia questo il problema. Io credo che se uno è capace di cercare i fondi, gli investimenti, chiaramente mirati, motivati e giustificati, io credo che non sia un problema.

 

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia  

 

 

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