(ASI) Dici Modena e subito pensi all’indimenticabile Luciano Pavarotti o alla leggenda Enzo Ferrari.
Francesco De Gregori nella sua “Viaggi e Miraggi” è stato chiaro: Modena è città dai motori fenomenali. Viene automatica l’associazione con il cavallino rampante nero in campo giallo, emblema del maggiore Francesco Baracca, medaglia d’oro al valor militare durante la prima guerra mondiale.
Antonello Venditti a proposito di “Modena”, celebre canzone dell’album “Buona Domenica”, racconta il Festival dell’Unità Nazionale e la crisi vissuta dal Partito Comunista Italiano.
La Modena, quella sportiva, ha attraversato anni indimenticabili a cavallo tra il 2000 e il 2003. Il giorno più importante della recente storia dei canarini è il 12 maggio 2002, con la memorabile conquistare della promozione in serie A.
Era una nuova società che viaggiava sull’asse Romano Amadei,-patron dell’azienda internazionale Immergas-, Doriano Tosi, direttore sportivo tra i più bravi ed esperti del panorama calcistico.
La coppia Amadei-Tosi potremmo accostarla a quella composta da Don Camillo e Peppone. Nonostante qualche differente opinione, qualche divergenza nata soprattutto in passato ai tempi della serie A, i due si sono sempre voluti bene e rispettati. E continuano a farlo, come i protagonisti nati dalla fantasia di Giovannino Guareschi.
La “favola-Brescello”, quella squadra capace di lottare per la B, di sfidare la Juventus in coppa Italia, è frutto delle loro intuizioni.
Sapienza calcistica che trasferirono all’ombra della Ghirlandina, da Armellini a Ballotta, da Legrottaglie a Mayer-Cevoli-Ungari, dal compianto ed indimenticabile Paolino Ponzo alla cerniera di centrocampo Milanetto-Grieco. Ed ancora, il genio di Rubens Pasino, la rapidità di Kamara e la cattiveria sotto porta di Andrea Fabbrini.
Tutti ingredienti che il “Maestro” Gianni De Biasi seppe amalgamare in modo sublime conducendo la “Longobarda”,-così veniva affettuosamente soprannominata la squadra-, ad una duplice promozione e ad una storica salvezza.
Quel Modena è vivo nei ricordi degli sportivi, e vi resterà per sempre. La nuova società, nata dalle ceneri del fallimento, ha tra i protagonisti l’indissolubile coppia Amadei-Tosi, Romano Sghedoni, patron Kerakoll, e Carmelo Salerno di Safim.
L’obiettivo del canarino è quello di tornare a volare libero tra i cieli del professionismo, di fuggire dalla gabbia,-per nulla dorata-, del dilettantismo. Le certezze si chiamano Perna, Gozzi, Sansovini, ma soprattutto Luigi Apolloni, allenatore che ben conosce le selve oscure della serie D.
La diritta via, almeno per il momento, non sembra smarrita. La squadra viaggia a vele spiegate, e l’augurio è che possa tornare quanto prima a calcare palcoscenici più importanti. Con o senza calcio champagne, il risultato in queste categorie conta molto di più.
A proposito, pare che qualcuno dalle parti di via Monte Kosica si sia lamentato, al termine dei turni precedenti, per le poche bollicine nel gioco. Poco champagne, in buona sostanza.
Chissà cosa avranno detto i soliti scontenti al termine della vittoria nettissima per 5-0 contro l’Axys Zola. La prestazione è stata convincente e straordinariamente bella.
La risposta che avrebbero ricevuto coloro che vedono sempre il bicchiere mezzo vuoto, avrebbe spazzato via ogni dubbio:
“La blázza l'è pr'un ân, la buntê per sèimper”.
La bellezza è effimera, è la bonta,-in questo caso del progetto tecnico-, che conta davvero.
La notizia di questo botta e risposta, miei cari lettori, è di prima mano, molto ufficiosa. Resti tra noi, confidenziale, quindi: zitti, zitti…
Raffaele Garinella- Agenzia Stampa Italia