(ASI) Roma – In una data come il 21 Aprile, Natale di Roma, momento di festeggiamento unico, si dovrebbe parimenti riflettere sulla missione universale di Roma, eterna e sul degrado attuale che investe la nostra capitale. Roma è un ideale, oltre che un luogo.
Se consideriamo l’ideale, è quello che ha mosso la nostra civiltà, dalla quale discendiamo. Se invece guardiamo al luogo, all’Urbe eterno, e alla sua magia, splendido è passeggiare tra vie immortali, di Piazza in Piazza, di Sanpietrino in Sanpietrino, dall'Altare della Patria di corsa verso Piazza di Spagna, o ancora avanti verso la magnifica Piazza del Popolo. Chi non ha mai visto un panorama dalle sue terrazze, dal colore roseo e terso come solo i cieli di Roma o del Campidoglio sanno regalare? Chi non ha mai tenuto per mano una persona cara lungo il Corso, o visitato i Fori Imperiali, rimirando i fasti di un tempo, aperti in un’epoca che voleva ricalcare le orme di quell’ideale?
Roma al momento è il simbolo del fallimento delle amministrazioni statali e parastatali. A partire dal Sindaco Alemanno, famoso per una grande parentopoli e per aver piazzato in ogni settore strategico degli “uomini” chiave che paralizzano, ancor oggi la città. Sindaco Marino, un “non romano”, famoso per le sue assenze strategiche e per i suoi commenti, che in cuor suo aveva tentato un piccolissimo risanamento di un debito enorme. Ci si può interrogare ancor oggi come si possa stendere un bilancio comunale parificato tra entrate ed uscite con un tale debito, quali artifizi siano possibili e quanta poca voglia di indagine vi sia alle spalle. Ed infine, ciliegina, la “Sindaca” Virginia Raggi, regina di un MoVimento plurivotato, che non è in grado nemmeno di risanare le strade dei quartieri centrali, non parliamo delle bistrattate e maltrattate periferie o borgate, che dir si voglia.
Qual è la missione universale, oggi? Risanare la città, a livello economico, o spirituale? Probabilmente entrambi. Non si entra in crisi, come l’Impero, solamente per questioni di vil denaro. Roma aveva una missione, universale, e l’Italia è risorta, nei secoli, quando ha ritrovato se stessa: l’identità greco – romana. Impossibile chiedere questo a dei burocrati. Malgrado ciò, pensiamo a cosa dicevano i nostri Padri: “Roma sospes nemo poteste immemor esse tui. Fecisti patriam diversis gentibus unam; profuit iniustis te dominante capi; dumque offers victis proprii consortia iuris, Urbem fecisti, quod prius orbis erat”. Allora sì, verremo baciati da quel sole, quel magico lume dell’Urbe immortale.
Valentino Quintana – Agenzia Stampa Italia
Foto: Capitoline Museums [Public domain], via Wikimedia Commons