(ASI) Abruzzo – L'origine della lavorazione del ferro battuto risale alla Protostoria, a quell'età che per l'appunto viene detta “Età del Ferro”, in Italia coincisa col I millennio a.C (X – I sec. a.C.). All'epoca, furono gli Etruschi a portare fra i popoli italici (compresi quelli abruzzesi ovviamente) la materia prima (i minerali), i primi manufatti, le tecniche di forgiatura e di modellatura del ferro.
Quindi, la lavorazione di questo materiale, è stata importantissima per lo sviluppo socio – economico anche regionale, in primis rivoluzionando l'economia, dotando le popolazioni delle valli dell'Appennino Centrale, degli adeguati strumenti per l'agricoltura e per la guerra, trasformandole da seminomadi a sedentarie e dotandole di armi moderne da taglio, ponendo le basi per il loro trionfo nel Mediterraneo, guidate dai Romani fra II e I secolo d.C..
In Abruzzo, il nucleo più importante della lavorazione del ferro battuto è certamente sulla Maiella con Pescocostanzo (Aq) “capitale” sul versante occidentale e Guardiagrele (Ch) su quello orientale, anche se ci sono centri rinomati anche sul Gran Sasso.
I centri più attivi sul Gran Sasso sono il triangolo Penna S.Andrea, Cermignano e Basciano.
Così siamo andati a fare delle ricerche a Penna S.Andrea (Te), antico borgo, arroccato su di una collina panoramica, un balcone sulla “Bella Addormentata” e sulla Valle del Vomano che fino a prima del recente terremoto, custodiva gelosamente le usanze, le tradizioni, sia per quanto concerne i riti popolari, sia per l'agricoltura che per l'artigianato, ma che ora è pressoché disabitato e terremotato, col serio rischio che una testimonianza diretta di una società arcaica sopravvissuta fino alla contemporaneità, venga meno per sempre.
L'importanza della visita a Penna Sant'Andrea (nome citato per la prima volta in un documento ufficiale nel 1273), è nelle sue origini che affondano nell'Età del Ferro, come si può comprendere sia dalla conformazione del borgo sopraelevato tipico dell'epoca che attualmente ha una struttura prevalentemente medievale (il nome deriva da una attigua chiesa di S.Andrea e dal termine latino “pinna”, cioè collina aguzza, quindi che presenta una fortificazione naturale) sia dai testi incisi su tre steli funerarie, ritrovate negli anni Settanta nella attigua necropoli di Monte Giove, dove ci sono anche i resti di un santuario italico, poi divenuto romano, dedicato al padre degli Dei, attualmente non visibile perché coperto dalla terra e dalla vegetazione.
Le steli italiche, ritrovate in una necropoli molto simile a quelle degli Etruschi, sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Chieti e sono una testimonianza tangibile di una comune unità originaria etnico – linguistica fra i popoli del Centro – Italia pre romano, sia Piceni, sia Sabini che Sanniti ( gruppo in cui rientrano gran parte delle popolazioni abruzzesi) che hanno subito, soprattutto nelle aree interne appenniniche, fra VII, VI e V secolo a.C., l'influenza della Civiltà Etrusca nel culto dei morti, nei riti e ovviamente nella lavorazione dei metalli, in cui gli Etruschi erano maestri.
Non a caso, fra le attività economiche tradizionali di Penna Sant'Andrea, oltre l'originalissima arte della fabbricazione di quel caratteristico strumento musicale contadino abruzzese che è lu “ddù botte” , spicca la lavorazione artigianale del ricamo e ovviamente del ferro battuto.
Ma, purtroppo, le nostre aspettative di ricerca sono state disattese, la situazione che si pone davanti al visitatore è desolante, in quanto l'antico centro urbano, con tutta la sua popolazione e il suo patrimonio di testimonianze storiche, è disabitato, poiché terremotato e inagibile e per quanto concerne l'area archeologica, non ci sono soldi per gli scavi e ormai il sito è stato riassorbito dalla campagna.
Prima la grande emigrazione post bellica, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, poi definitivamente i recenti terremoti hanno fatto venir meno pressoché un intero tessuto economico – sociale, testimonianza di un passato remoto che affonda nella nascita stessa della vita dell'uomo sulle montagne, sulle colline e fra le valli dell'Abruzzo più interno.
Dell'arcaico mondo artigiano legato all'Età del Ferro, restano solo i racconti dei pochi anziani che giocando a carte davanti a un bicchiere di vino al bar fuori dal paese, parlano per sentito dire o per testimonianza visiva di mosaici e di reperti sotterrati dalla terra e dalla vegetazione, sparsi qua e là, o inglobati in strutture antiche, come un antica lapide funeraria in una parete dell'antichissima Chiesa di Santa Giusta, oltre che ovviamente le tre steli conservate nel museo, su cui è scritto abbastanza anche su internet.
Per maggiori informazioni sulle tre steli di Penna S.Andrea potete consultare anche il sito: http://mnamon.sns.it/index.php?page=Esempi&id=62#402
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia