(ASI) Il livello idrometrico del fiume Po è ormai sceso di 3 metri sotto lo zero idrografico come mai era avvenuto nell’ultimo decennio, nello stesso periodo, per effetto della caduta della pioggia praticamente dimezzata a livello nazionale (-47%) con una punta del -54% al nord che ha provocato un nuovo allarme smog nelle città e quello per la siccità nelle campagne con il divampare degli incendi.
E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti al Ponte della Becca e dei dati ucea relativi ai primi venti giorni di Ottobre. Lo stato del piu’ grande fiume italiano è rappresentativo della crisi idrica del Paese poiché in questo periodo – sottolinea la Coldiretti – il Po nel 2010 era infatti a -1,85 metri, nel 2011 è sceso a -2,53, nel 2012 è risalito a -2,44, quindi ha guadagnato ancora un po’ di livello con -1,56 metri. Ma da allora non si è più ripreso: è tornato sotto i due metri nel 2014 (-2,42), nel 2015 (-2,11), nel 2016 (-2,68) e adesso è finito a -3,07 metri. Si tratta – continua la Coldiretti – della conferma dei cambiamenti climatici in atto con il 2017 che ha fatto registrare temperature piu’ alte e precipitazioni nettamente inferiori alla media in tutti i mesi dell’anno, fatta eccezione di settembre. Il 2017 – precisa la Coldiretti – si appresta dunque a diventare uno degli anni piu’ caldi e siccitosi da quanto sono iniziate le rilevazioni in Italia. Gli ultimi anomali incendi di autunno sono la punta dell’iceberg di una stagione drammatica con circa 140mila ettari di bosco andati a fuoco dall’inizio dell’anno, praticamente il triplo del 2016, secondo il monitoraggio della Coldiretti. Se i boschi bruciano per la vegetazione secca nelle campagne i diffusi deficit di pioggia e le temperature superiori alla norma - continua la Coldiretti - hanno lasciato i terreni asciutti, compatti, di difficile lavorazione anche per le semine che non trovano le condizioni ottimali per arrivare a una corretta germinazione dei semi, tanto che se permangono queste condizioni, occorre preventivare risemine. Caldo e siccità - precisa la Coldiretti - sono fattori stressanti per la vegetazione, in primo luogo sulle gemme delle piante da frutto, che con queste temperature possono germogliare con fioriture autunnali anomale, che preoccupano per i raccolti estivi, che potrebbero essere in parte compromessi. È curioso anche vedere nei boschi la fioritura delle viole, uno dei primi fiori primaverili che sboccia dopo l’inverno. E preoccupano anche gli insetti che - continua la Coldiretti .- trovano nel caldo anomalo autunnale le condizioni migliori per svilupparsi dilatando enormemente la propria capacità riproduttiva tanto che c’è il rischio di una vera e propria invasione di insetti nelle coltivazioni nella prossima primavera/estate. Siamo di fronte – precisa la Coldiretti – agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con pesanti conseguenze sull’agricoltura italiana perché si moltiplicano gli sfasamenti stagionali, gli eventi estremi e il diffondersi di nuovi insetti e malattie con la tropicalizzazione. Il clima – conclude Coldiretti – sta diventando un elemento strategico dell’economia, tanto che solo in Italia i danni causati all’agricoltura dal clima impazzito ammontano a oltre 14 miliardi di euro negli ultimi 10 anni.