(ASI) Città del Vaticano - Grazie a Matteo Ricci, gesuita del 500, in Cina inizio' una forte evangelizzazione, oggi, purtroppo vista come retaggio della colonizzazione occidentale.
All' epoca di Mao Tze Tung, vennero espulsi tutti i missionari cattolici, per eliminare il forte simbolo di conquista, da parte degli occidentali, che la fede cristiana simboleggiava.
Dal 1957 si creò una chiesa patriottica, senza capo e senza fedeltà al Papa, diversa e distante dalla Chiesa ufficiale, spesso clandestina o perseguitata in territorio cinese. Essere cristiani cattolici significa essere considerati infedeli, perché la fedeltà al successore di Pietro equivale alla fedeltà ad un capo di una nazione straniera.
Dopo anni di martirio e persecuzioni, la Santa Sede sta portando avanti un percorso duro, di dialogo ed incontro con Pechino, grazie al segretario di Stato, monsignor Pietro Parolin.
La Cina rimprovera allo Stato del Vaticano l'appoggio alla chiesa clandestina ed il sostegno al Taiwan, considerata una provincia ribelle. Parolin ha cercato di portare il metodo vietnamita anche in Cina ossia presentando i candidati vescovi al governo cinese, per consentire a questo di dare o meno la sua approvazione. Sicuramente un grande aiuto ai rapporti viene dalla Comunità di San Egidio, che spiega la sua strategia con lo Stato cinese: "lavorare con contatti che hanno agganci presso le autorità cinesi, ed evitando canali diplomatici formali che si sono rivelati inefficaci e non soddisfacenti per la Santa Sede e il Governo cinese". Roma, afferma Parolin, potrebbe accontentarsi anche di una presenza di un delegato apostolico, una specie di inviato papale con libertà di movimento e parola, in cambio, abbandonerebbe le relazioni strette con il Taiwan, anche se non lo lascerebbe sicuramente orfano.
Papa Giovanni Paolo II era decisamente contrario al controllo della nomina dei vescovi e aveva ricordato che, se fosse avvenuta, sarebbero dovuti essere considerati scomunicati.
Quando Papa Benedetto XVI nominò vescovo di Hong Kong, Joseph Zen Ze Kiun, un suo vecchio amico salesiano, il dialogo si interruppe bruscamente, anche se Roma ha cercato di far capire l' importanza che il Pontefice dimostra alla Cina. Ratzinger scrisse anche una lettera alla chiesa della Repubblica popolare cinese, per valorizzare il dialogo e il reciproco perdono. Nel 2013 venne annunciata la chiusura dei campi di rieducazione attraverso il lavoro forzato, i cosiddetti laogai, ma le persecuzioni verso i sacerdoti della chiesa cattolica clandestina continuano ancora di più.
Dopo tanto lavoro diplomatico Papa Francesco nominerà tre vescovi di sedi vacanti in Cina e dopo questo passo si aspetta con trepidazione un viaggio di Francesco in Cina, sarebbe il primo per un Pontefice. Lo attendono i 4 milioni di cattolici patriottici cinesi e i 16 milioni di seguaci cattolici clandestini. Più di una volta Francesco ha spiegato la sua grande ammirazione verso la cultura e saggezza cinese, affermando anche che "il popolo cinese come tanti, cammina attraverso luci ed ombre, ma se cammina è come l' acqua di un fiume che è sana perché scorre. Muovendosi può sicuramente vedere gli sbagli imboccati in passato come la politica del figlio unico. Sicuramente il popolo cinese necessità di essere misericordioso con se stesso”.
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia