(ASI) Intervista S.E. Manuel Lobo Antunes, ambasciatore del Portogallo
Intervista esclusiva con S.E. Manuel Lobo Antunes, ambasciatore del Portogallo
Intervista di Ettore Bertolini e Fabrizio Di Ernesto
Riprese e supporo tecnico: Michle Topini
Montaggio e coordinamento giornalistico: Natsuko Moritake
Agenzia Stampa Italia
Il Portogallo ha una posizione geografica molto simile a quella di Italia e Grecia eppure sui media si parla poco dei flussi migratori verso il vostro paese. Il vostro paese come affronta la questione migratoria e qual è la vostra posizione in merito all’atteggiamento di chiusura assunto da sempre più paesi dell’Europa centrale?
In questo momento il Portogallo non è una delle rotte della migrazione verso l’Europa. Anche se ora non siamo luogo di approdo per i migranti che giungono dal sud mi preme però sottolineare che il mio paese fa di tutto per aiutare l’Europa a fronteggiare questo problema. Il mio governo ha più volte dichiarato pubblicamente, anche nel Consiglio europeo, di essere pronto ad accogliere rifugiati che arrivano in altri paesi come l’Italia o la Grecia. Siamo pronti a fare la nostra parte per aiutare l’Europa a risolvere questo problema basandoci su una parola che a noi sta molto a cuore e senza la quale crediamo non esisterebbe più la stessa Unione europea; questa parola è solidarietà. La solidarietà tra tutti i paesi europei, la solidarietà da parte di tutti i paesi che fanno parte del progetto della Ue, un grande progetto per fare dell’Europa un grande continente, patria di giustizia, un grande spazio di libertà e di solidarietà. Noi continueremo a fare la nostra parte, ma i nostri partner europei devono capire che noi non abbiamo risorse infinite, siamo pronti a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità. Io stesso sono stato nei giorni scorsi all’aeroporto a salutare dei rifugiati trasferiti in Portogallo per crearsi lì una nuova vita. Questa è la nostra posizione:solidarietà in questa sfida molto importante nei confronti dei rifugiati che giungono in Europa in cerca di una vita migliore.
Il Portogallo, così come Italia, è spesso oggetto di richiami da parte di Bruxelles. Come mai, a vostro parere si è di fatto creata un’Europa a due velocità in cui le economie più in difficoltà sono quelle del sud del continente?
Prima di giungere in Italia, quatto anni fa, ero ambasciatore del mio paese presso l’Unione europea a Bruxelles, quindi credo di sapere abbastanza bene cosa avviene a Bruxelles e come i politici esprimono le loro posizioni. Io ho una mia idea di Europa e sono anche stato membro della Convenzione per il futuro dell’Europa ed ho una certa esperienza professionale e storica. Io credo che bisognerebbe evitare di parlare di “Europa a due velocità”perché sta a significare diversità, non una diversità positiva ma negativa. Ogni paese che fa parte dell’Unione ha le sue caratteristiche, ogni paese ha una propria connotazione, questo vale sia per i paesi scandinavi che per noi paesi del sud, come per la Francia e la Germania. Il problema non è la doppia velocità ma l’unità e ancora una volta la solidarietà. Un’Europa che va a due velocità non può essere un’Europa attiva, un’Europa unita. Certo l’Italia e il Portogallo forse sono diversi dalla Francia e dalla Germania ma questo è proprio ciò che fa la ricchezza dell’Europa: la sua diversità. Quando si usa l’espressione Europa a due velocità mi sembra che abbia una connotazione negativa. Personalmente rifiuto un’Europa a due velocità e credo che un’alternativa dovrebbe basarsi sull’unità degli stati membri intorno a principi e valori molto chiari.
Italia e Portogallo sono due nazioni con una ricca tradizione culturale, ricchi di storia e arte. Sono allo studio iniziative per agevolare gli scambi in questo tema, magari tramite mostre o manifestazioni simili?
Si, ci sono molte iniziative culturali per gli scambi tra i due paesi. Poche settimane fa a Lisbona si è svolto il Festival del cinema italiano che ha avuto un grande successo. In Portogallo c’è molto interesse per la cultura italiana. C’è una generazione che è cresciuta con i film di Fellini, di Michelangelo Antonioni e di tanti altri registi; questa è una generazione molto legata alla cultura italiana. Anche in Italia vengono realizzate numerose iniziative riguardanti la cultura portoghese, ci sono moltissime mostre, partecipiamo alla mostra di Venezia ed anche a Roma organizziamo molti eventi. Forse non abbiamo tutte le risorse economiche necessarie ma cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo, anche piccole iniziative culturali. Proprio qui a Roma abbiamo avuto l’Art street project con giovani artisti portoghesi. Ovviamente come ambasciatore vorrei fare di più ma credo sia importante che i portoghesi conoscano le iniziative che organizziamo in Italia e viceversa. Credo ci siano le possibilità per incrementare gli scambi culturali in tutti i campi, e credo che qualcosa si stia già facendo. A giugno si svolgeranno a Roma moti eventi musicali, anche qui all’ambasciata. Facciamo del nostro meglio sapendo che si può fare sempre di più.
Quali sono oggi i rapporti economici tra i nostri due paesi ed in quale settore, eventualmente, gli imprenditori italiani potrebbero trovare spazio favorendo entrambe le economie?
I rapporti economici e gli investimenti sono importanti; l’Italia mi sembra sia il nostro quinto partner commerciale da ormai molti anni. Le esportazioni sono buone e diversificate in tutti i settori ma non nascondo che anche in questo campo si potrebbe fare di più. Gli affari tra i due paesi vanno molto bene e le relazioni commerciali sono alte ma credo si dovrebbe fare di più. Gli scambi commerciali tra i due paesi oggi rientrano nella routine ma credo servirebbero delle innovazioni, ad esempio si potrebbe investire di più nelle energie rinnovabili, un campo in cui entrambi i paesi hanno grandi competenze e capacità; qui credo si potrebbe fare di più. Si potrebbe crescere anche nel campo dei servizi, noi abbiano aziende di servizi molto sviluppate. Si può crescere nelle imprese tecnologiche e nelle start up. Quest’anno abbiamo organizzato il web summit a Lisbona che è un punto di riferimento per le start up con le imprese coinvolte che si incontrano per discutere di innovazione digitale. I nostri rapporti commerciali sono basati principalmente sui settori più tradizionali: calzature, tessile e automotive ed io credo che ci siano molte opportunità per modernizzarle e aprirli a nuovi settori oggi molto importati nel mondo globale che richiede nuove tecnologie.
Quale ruolo può e deve svolgere il Portogallo sullo scenario europeo a mondiale? E quali sono attualmente gli ostacoli principali per il raggiungimento di questi obiettivi?
Questa è una domanda difficile. Prima parlando del mio paese è stato detto che siamo un paese, antico, “vecchio”. Con la vecchiaia però viene anche la saggezza, si sa come sono le persone, le cose e si conosce il mondo. Io credo che questa sia la nostra funzione principale: fungere da ponte, da interlocutore tra diverse culture e posizioni, tra i diversi continenti e genti. Abbiamo un esperienza multisecolare. Essendo piccoli non abbiamo la presunzione di guidare il mondo. Noi siamo affidali, le persone ci conoscono, sanno che quando cerchiamo di fare una cosa cerchiamo di fare a beneficio di tutti e questo si chiama “soft power”. Noi non abbiamo l’hard power ma abbiamo questo soft power che ci deriva dalle nostre conoscenze storiche. Non dimentichiamo che la nostra lingua viene parlata da quasi 300 milioni di persone, e non sono pochi. Noi siamo qui per aiutare il mondo per superare le difficoltà, costruendo ponti tra interessi diversi e diversi punti di vista.
Nella sua esperienza diplomatica cosa rappresenta il Portogallo per gli italiani e viceversa?
L’Italia per la mia generazione ha avuto un ruolo molto importante. Quando sono arrivato qui per svolgere la mia missione diplomatica conoscevo i film e i libri italiani ma non conoscevo molto la realtà italiana. Quando ero a Bruxelles ho negoziato tantissimo con i colleghi italiani ed ho sempre trovato comprensione e volontà di aiutarci a superare i nostri problemi. Gli sono molto riconoscente perché in questi anni di crisi economica ho sempre avuto parole di incoraggiamento e aiuto. La mia attuale esperienza mi ha insegnato una grande vicinanza tra i nostri due popoli. Io dico sempre che i nostri bisnonni erano cugini. Le nostre radici sono molto ma molto vicine, forse voi siete più aperti ed estroversi e prendete la vita con più ottimismo ma siamo molto simili. L’Italia è per i portoghesi il paese della bellezza. Voi avete inventato la bellezza e il senso della bellezza. Senza la bellezza la vita per noi, in occidente, non sarebbe la stessa. Voi siete molto ammirati per la vostra inventiva e il design, credo che i prodotti più belli di tutti siano quelli italiani. Questa relazione tra la bellezza e la vita è molto importante. L’Italia ha dato un grande contribuito alla civilizzazione dell’Europa e non possiamo dimenticarlo. Per quanto riguarda l’immagine del Portogallo in Italia sia quella di un paese antico che pur se piccolo ha una grande storia alle spalle. Voi conoscete bene la nostra cultura. Poi ci sono anche alcuni piccoli cliché legati ad esempio al calcio, bisogna però sforzarsi di andare un po’ più in là rispetto a ciò che è ovvio conoscendo di più e meglio il Portogallo. Senza dubbio però la nostra immagine in Italia è molto positiva. questa almeno è la mia esperienza non solo come ambasciatore ma anche come cittadino portoghese. Ho sempre riscontrato, gentilezza, cortesia ed ospitalità. Sono cose indimenticabili che porterò con me anche quando lascerò Roma.
Il Portogallo è, come l'Italia, uno dei Paesi che più hanno sofferto la crisi economica dell'Eurozona, tanto da essere accomunati nell'acronimo PIIGS, coniato ben poco rispettosamente a Wall Street. Il nuovo governo delineato da Antonio Costa ha impresso una decisa virata verso sinistra dell'esecutivo a dimostrazione di un crescente malcontento sociale verso le politiche di austerità decise a Bruxelles e a Francoforte negli anni scorsi. Come sta rispondendo l'economia portoghese e quali sono le prospettive di crescita per i prossimi anni?
Innanzitutto dobbiamo dire che la democrazia ha funzionato, abbiamo avuto le elezioni, i cittadini hanno fatto le loro scelte e queste hanno portato ad un nuovo governo che sta svolgendo il suo compito in tutta normalità e libertà, come avviene in tutti i paesi civilizzati e dell’occidente. L’economia sta dando buoni segnali anche se c’è ancora molto da fare. Le stime parlano per il 2016 di una crescita dell’1,8 per cento ed è già un buon risultato. Noi siamo un’economia molto aperta verso l’estero quindi se le nostre esportazioni vanno bene ne traiamo beneficio altrimenti siamo penalizzati. Siamo molto dipendenti dai mercati esteri. Le previsioni del governo sono ottimistiche e siamo certi che la fase più critica sia ormai stata superata e che quel periodo non tornerà più. L’indice di fiducia nella nostra economia è migliorato significativamente. Siamo in un periodo di ottimismo e speranza e il governo sta lavorando a fondo affinché questo clima di ottimismo continui e si possa consolidare.
Nel novembre del 2015, l'allora presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva ha affidato il mandato governativo ad Antonio Costa fissando, tra gli altri, due paletti molto importanti e significativi sul piano politico, ossia l'inamovibilità della presenza del Paese sia nell'Unione Europea che nella NATO, a fronte di una componente politica più radicale, tra quelle che sostengono il governo, che individua proprio in questi due organismi sovranazionali i "mali" che affliggerebbero il Portogallo. Quale sarebbe l'effetto di un eventuale Portexit?
Ci tengo a precisare che l’ipotesi di una Portexit non è mai stata nell’agenda politica di nessuno. L’appoggio all’Unione europee è innato nei portoghesi e la grande maggioranza dei nostri cittadini ne sono a favore. Circa l’80 per cento dei portoghesi sono favorevoli all’appartenenza all’Ue ed alla Nato. Si tratta di scelte strategiche per noi. La nostra adesione a questa due organizzazioni non è mai stata in discussione. Non rientra nei nostri piani politici è un fatto che non esiste, né nel governo né nel parlamento. Non è nemmeno un’ipotesi che trova spazio sulla stampa.
Il nuovo primo ministro ha origini, per via paterna, nel piccolo Stato indiano del Goa, un tempo possedimento portoghese al pari di altre regioni portuali in Asia e in Africa. Quali sono, oggi, i rapporti di Lisbona con le ex colonie e in quali direzioni si muove il processo di internazionalizzazione del Portogallo, specie in relazione alle nuove economie emergenti?
Le relazioni con le nostre ex colonie sono molto buone, solide e costruttive. Abbiamo dato vita ad un’organizzazione dei paesi che parlano il portoghese, Cplp, comunità di paesi di lingua portoghese. È una comunità che va dall’Asia al Brasile. Potete ben vedere quanto è grande questa comunità che ha un’eredità comune. Un’eredità comune che dipende dal condividere la stessa lingua e da ciò derivano molte cose, forse anche un modo di vedere ed interpretare il mondo. Questa comunità è molto forte, i capi di stato si incontrano frequentemente, a così i ministri. Da ciò deriva la stessa percezione del mondo e la possibilità di rispondere all’unisono. Abbiamo rapporti economici molto forti con l’Angola, uno dei paesi africani più importanti, con il Mozambico e gli altri paesi più piccoli. Noi siamo molto orgogliosi di questa comunità e del fatto che dopo la decolonizzazione, che con alcuni paesi è stata più complessa, abbiamo saputo superare i punti più critici del nostro passato comune e dare vita ad una nuova fratellanza e vicinanza molto solida. Io sono molto orgoglioso di questo concetto di lusofonia, ovvero l’adesione di tutti noi che parliamo portoghese a valori e principi comuni. Si tratta di un’esperienza storica e culturale molto importante: i paesi colonizzatori e quelli che sono state colonie hanno superato i traumi del passato e costruito qualcosa di molto importante sulla base di principi comuni.
Secondo recenti inchieste dei media italiani il Portogallo è una nazione che per il clima, la bellezza del Paese i buoni servizi sociali, la tassazione favorevole è meta di molti pensionati, ma anche di investitori italiani, come giudica questo fenomeno?
La risposta è già nella vostra domanda. Per il clima, per i servizi, per le spiagge meravigliose e perché i portoghesi sono molto accoglienti. Queste sono le ragioni per cui sempre più italiani, ma anche francesi e altri vengono in Portogallo. La mia speranza è che sempre più stranieri, sempre più amici vengano da noi e siano accolti. Tutti saranno certamente ricevuti a braccia aperte.
Agenzia Stampa Italia