(ASI) Roma - "Ci uniamo al dolore dei familiari di Giulio e chiediamo giustizia e verità alle autorità egiziane per questa tragedia indelebile sia per l'Italia che per l'Egitto. Torturare e uccidere un giovane è un'onta per qualsiasi civiltà": è quanto dichiara Foad Aodi, Focal Point per l'integrazione in Italia per l'IUNAOC e Presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), a
seguito dell'autopsia del cadavere di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano torturato e trovato morto giovedì scorso al Cairo. Secondo i medici legali dell'Istituto di Medicina Legale
dell'Università “La Sapienza” di Roma, dove la salma è stata condotta sabato pomeriggio, a causare la morte sarebbe stata la frattura di una vertebra celebrale. Mentre al Cairo sono stati rilasciati due presunti sospetti, proseguono le indagini condotte dalle autorità locali e da un team di investigatori italiani per far luce sull'accaduto.
"Siamo lontani dalla verità", dichiara il Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni che attende a Trieste i genitori di Giulio ritenendo "necessario che il lavoro di indagine possa essere fatto insieme alle autorità egiziane". "Solo collaborando con l'Egitto possiamo sperare di risalire alla verità - prosegue Aodi - e questo è solo l'inizio di un grande lavoro per rafforzare la cooperazione con i Paesi Arabi in tutti i settori, inclusi la ricerca e lo scambio socio-sanitario, per agire dalla radice dei problemi limitando violenza e soprusi che uccidono la vita delle persone e quella del dialogo. Vogliamo che chi ha compiuto questo grave crimine sia punito il prima possibile, non ci importa quale sia il suo Paese di provenienza o la sua religione. Vogliamo che sia fatta giustizia.