L'Ambasciatore giapponese Nagasaki richiama al ruolo importante dell' ONU e del Giappone per la pace

(ASI) L'occasionre ce l'ha offerta Montone, ridente cittadina nel cuore verde d' Italia, l' Umbria, dove si è celebrato il 70° anniversario della fondazione dell'organizzazione delle Nazioni Unite e dove 15 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede e le istituzioni locali hanno firmato la "Carta di Montone", un appello per la pace che verrà consegnato al Segretario Generale dell'Onu Ban Ki-moon. In questo contesto si colLoca l'intervista in esclusiva di ASI con sua E.C. Nagasaki, ambasciatore giapponese presso il Vaticano.

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Settant'anni fa, dopo la fine della seconda guerra mondiale, molte nazioni nel mondo decisero di unire i propri sforzi   per ricostruire le relazioni internazionali su nuove basi e fondarono le Nazioni Unite. Il principale obiettivo era quello di costruire, promuovere e mantenere la pace fra i popoli. Ritiene che lo spirito dei padri fondatori sia ancora vivo?

Penso che la fondazione delle Nazioni Unite sia stato un evento davvero importante per il mondo e in particolare per il Giappone, che ne è diventato membro per costruire la pace e lo sviluppo. Credo che lo spirito dei padri fondatori sia ancora presente anche se sfortunatamente il mondo sta affrontando molte difficoltà. Nonostante ciò, infatti, ritengo sia ancora e persino più importante di prima mantenere e ripensare questo spirito al fine di costruire un mondo pacifico e stabile. Dunque, penso che questo sia un buon momento per riflettere e provare a capire come possiamo realizzare la pace in questo momento così difficile per il mondo.

Si inserisce in questo percorso di pace il viaggio di Papa Francesco in Africa. Cosa ne pensa?

Penso che il viaggio del Papa in Africa sia molto importante, proprio mentre l'Africa sta cercando di costruire una società migliore ma sta ancora affrontano numerose difficoltà. Proprio per il fatto che è la sua prima visita nel Continente, credo si tratti un evento di grande significato e che possa produrre effetti positivi nella comunità africana e in tutta la comunità mondiale.

Ci troviamo nel cuore verde d'Italia in Umbria, terra della pace e spiritualità. Oggi  a Montone,  le istituzioni locali e 15 ambasciatori hanno sottoscritto la "Carta di Montone".Ci può spiegare perché  questa iniziativa è un importante appello per la pace?  

Ritengo che sia un privilegio per noi ambasciatori presso la Santa Sede, poter venire qui nel "Cuore dell'Umbria" in un centro spirituale per la Sacra Spina. In questi luoghi possiamo tornare indietro nei secoli. Credo sia un luogo ideale per celebrare il 70° anniversario della fondazione dell'ONU. Siamo estremamente grati alle autorità locali, alla Regione, al Sindaco di Montone e siamo felici di venire qui a vedere cittadini italiani comuni celebrare insieme a noi questa importante ricorrenza. Piccola ma grande.

Il Giappone è sicuramente cresciuto nella considerazione internazionale  con l'arrivo al governo di Abe.  Il primo ministro ha ridato fiducia  ai Giapponesi in se stessi e nella loro storia. La storia del Giappone che Shinzo Abe  concepisce in modo  unitario e non frammentario.  Il  Giappone non può chiedere scusa in eterno. La impressione generale  è questa.  Lei che ne pensa?

Come voi sapete, dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone ha intrapreso la strada della pace. Il  pacifismo è un pensiero molto forte in tutte le dottrine politiche in Giappone. Ovviamente, dobbiamo adattarlo alle nuove condizioni internazionali. Il pacifismo, come ha ricordato il primo ministro Abe, deve essere un pacifismo "pro-attivo", cioè non in attesa che la pace venga da sé ma contribuendo attivamente allo sviluppo e alla costruzione della pace. In questo senso, il ruolo svolto alle Nazioni Unite si pone in continuità con tale contributo.

State affrontando una riforma costituzionale sul ruolo delle Jieitai (Forze di autodifesa giapponesi) che avrà ripercussione anche sul ruolo internazionale del Giappone. Cosa può dirci a riguardo?

La Costituzione è la base della nostra nazione, ma ovviamente dipende dalla volontà del popolo giapponese dire cosa è meglio per mantenere la pace in Asia e nel mondo. Non stiamo parlando al momento di modificare la Costituzione ma di contribuire maggiormente agli sforzi per la pace nel mondo. Questo è quello che il nostro primo ministro Abe intende con il concetto di "pacifismo pro-attivo".

Ettore Bertolini - Agenzia Stampa Italia

 

 

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