(ASI) Città del Vaticano - Papa Francesco ha incontrato gli operatori di Tv2000, la televisione italiana che sia occupa della divulgazione di tematiche religiose per la Chiesa.
Il Santo Padre, con la sua abituale serena schiettezza, ha sottolineato le principali caratteristiche che dovrebbero avere i media cristiani secondo lui, in tre punti estremamente chiari e sintetici:
1°-Risvegliare le parole, 2°- Aprire e non chiudere, 3°-Parlare alla persona tutta intera.
Tre punti impegnativi per i giornalisti cattolici, chiamati ad esprimere un quid proprium rispetto agli omologhi colleghi di altre testate. Ma a cosa alludeva Papa Francesco, che cosa intendeva con i concetti appena esposti? Nel primo punto il Papa vuole avvisare i media cattolici del grande rischio della manipolazione, essi, infatti hanno…”una missione molto impegnativa nei confronti della comunicazione sociale: cercare di preservarla da tutto ciò che la stravolge e la piega ad altri fini”. Ideologia, propaganda, strumentalizzazione politica, controllo dell’economia, sono state e sono tutt’orai grandi rischi degli strumenti di comunicazione. Ecco allora che gli operatori, spinti da motivazioni diverse dall’amore per il vero, rischiano di non sapere comunicare con parresia, il modo in cui gli antichi chiamavano il modo di esprimere la verità con coraggio, franchezza e libertà. Non è una missione impossibile, basta essere convinti di quello che si fa e le parole giuste seguiranno inevitabilmente. Il Pontefice è convinto che un parlare tattico, da laboratorio produrrà una comunicazione insipida, che nulla trasmette. Da qui l’invito di padre Bergoglio, come ama farsi chiamare, a risvegliare le parole, a fornirle di contenuti. Ma non basta, perciò il secondo punto relativo all’apertura.
La vera comunicazione, secondo lui, deve evitare di riempire a tutti i costi, saziando oltre misura l’ascoltatore che non riuscirà più a distinguere il vero dal falso, l’importante dal futile. E deve evitare di chiudere, nel senso di risolvere velocemente con opinioni o informazioni affrettate e sbrigative situazioni, problemi o aspetti della realtà che andrebbero affrontati con maggior riflessione, con uno spirito di approfondimento che rifugga dalla superficialità. Tutto questo sarà possibile solo se ci si lascerà guidare dallo Spirito Santo. E con una guida di questo calibro sarà possibile evitare i tre grandi peccati dei media, descritti nel terzo punto del suo discorso: disinformazione, calunnia e diffamazione. Tra questi il più grave, contrariamente a quanto si poteva prevedere, è la disinformazione, che oscilla tra allarmismo catastrofico e disimpegno consolatorio. I mezzi di comunicazione cattolici hanno la grande opportunità di poter collaborare alla creazione di una vera e propria cultura dell’incontro dove è richiesto non solo dare con generosità ma anche imparare a ricevere dagli altri.
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia