(ASI) Le “bombe d’acqua” che dissestano l’italia. Intervista ad angelo ruggeri, ingegnere idraulico e scrittore, Che ci dà una risposta attuale a un problema che Leonardo da Vinci conosceva profondamente.
Ing. Ruggeri, nella sua versione in italiano moderno del " Trattato sui Venti " di Leonardo da Vinci, viene esposta in modo comprensibile la dinamica idrogeologica della formazione delle "bombe d'acqua" che stanno devastando l'Italia in questi ultimi mesi. Ci può dare la sua interpretazione attuale, vista la forte negligenza dei nostri amministratori pubblici, che continuano a far costruire dove la natura vieta?
Dice Leonardo :
“I venti caldi che arrivano a noi dall’Africa, attraversando il mare si gonfiano di umidità e , quando incontrano una costa montuosa, risalgono fra le valli e le forre montane , in alto si comprimono e si raffreddano facendo condensare l'acqua che precipita in pioggia. Giunti in cima ai monti, sia perché incontrano il vento che viene dall'altra parte, sia per il “rimbalzo” provocato dalla compressione, invertono il loro corso, tornano verso il mare e portano la pioggia con essi: quindi abbiamo contemporaneamente due correnti di vento, quella inferiore ricca di umidità che sale verso la cima dei monti e quella più in alto che percorre il cammino inverso portando con sé la pioggia.”
Applicando all’idraulica questo ragionamento, vediamo cosa succede in una città come Genova, posta sul mare con alle spalle monti che convogliano verso di essa torrenti montani: durante una tempesta può accadere ed accade piuttosto spesso che essa sia investita contemporaneamente dalla pioggia che viene dal cielo e dall'acqua dei torrenti che scendono gonfi dai monti . Questo accade perché sia la pioggia che l’acqua dei torrenti in piena viaggiano nella stessa direzione, dai monti giù verso la valle. Quindi non bisogna meravigliarsi che mezz'ora di pioggia violenta sulla città la inondi, perché sono due gli eventi che provocano il disastro sommando i loro effetti.
La pioggia è la causa prima ed è portata dal vento che viene dal mare, ma a provocare il disastro sono la morfologia del territorio che attrae fra le valli le nuvole gravide di pioggia e la conformazione del bacino idrico che concentra in un tempo molto breve in una sua sezione, generalmente presso la foce, tutta l'acqua caduta in esso in un tempo assai più lungo.
E ciò accade in molte zone costiere dell’Italia là dove i monti raggiungono il mare, la Liguria in primo luogo, ma anche la Versilia, e vaste zone della Sicilia e della Puglia.
Se qualche amministratore di città costiere e montane avesse letto Leonardo!
La situazione diventa anche più grave quando si considera che tutta la valle padana può essere vista come il bacino idrico del fiume Po e dei suoi affluenti.
Esattamente. I venti che essa riceve da occidente sono freddi e secchi quindi di per sé non portano la pioggia, però nell’attraversare la pianura padana calda e umida si caricano di umidità che, quando arrivano sulle Alpi e risalgono fra le valli, cedono in forma di pioggia. Particolarmente critico è l’arco compreso fra la Liguria e le Alpi occidentali , zona di Asti e Alessandria dove i venti occidentali della Padania possono scontrarsi con quelli meridionali che hanno scavalcato e forse già devastato la Liguria.
La Natura può essere crudele, il far viaggiare le nuvole di tempesta e le correnti di fiumi in piena nella stessa direzione e magari alla stessa velocità è una cattiveria ma può succedere, anche se non si può dire quando: il colmo della piena può arrivare in città in contemporanea con la massima intensità della precipitazione quando i collettori cittadini sono già pieni e non resistono all'urto congiunto delle due masse d'acqua . E' come se il nemico attaccasse di fronte e alle spalle. L'altra crudeltà sta nel fatto che le vittime sono quasi sempre persone comuni del tutto incolpevoli, la natura difficilmente fa differenza fra buoni e cattivi.
Ci si potrebbe chiedere: perché torrenti montani che quando non piove sembrano rigagnoli, quando in piena fanno tanti danni?
Anche in questo caso l'osservazione delle mappe geografiche aiuta: questi torrenti scorrono in valli o forre strette fra i monti, corridoi ideali per i venti che soffiano dal mare e che, salendo in alto si raffreddano e le nubi si trasformano in pioggia. I letti di questi torrenti sono molto ripidi , l'acqua scende con grande velocità, però a valle la pendenza si riduce, il moto dell’acqua rallenta, per trasportare la stessa quantità d’acqua il fiume avrebbe bisogno di un letto molto più ampio e in condizioni di libertà se lo crea . Invece è spesso accaduto che proprio vicino alla foce il letto del fiume sia stato ristretto o addirittura intombato! Così proprio qui il torrente deposita i detriti e gli alberi che ha strappato in alto costituendo un ulteriore ostacolo al deflusso delle acque.
Dulcis in fundo c’è un altro fatto da tener presente: il colpo d’ariete! Nel tratto intombato l’acqua può andare in pressione , se trova un ostacolo, che semplicemente può essere l’acqua del mare, si genera in essa una pressione fortissima in grado di spaccare tubi d’acciaio. Di ciò si tiene conto quando si progettano acquedotti o condotte forzate per impianti idroelettrici, mai quando si progettano fognature.
Evidentemente aver costruito sopra i letti dei fiumi e averli fatti scorrere sotto terra è stato poco saggio . Di chi la colpa ?
Per quel che concerne Genova dovrebbero saperlo i Genovesi.
Queste alluvioni nelle zone costiere dove i monti arrivano sul mare non possono essere considerate eccezionali in Italia: come si fa a chiamare eccezionale un fenomeno che si ripete ogni pochi anni?
Infatti non sono eccezionali ed esiste una vasta letteratura anche poetica che li descrive. Ultimamente sono diventati più frequenti e devastanti per due ragioni, la prima è il riscaldamento del mare e la seconda è l’urbanizzazione di vaste aree prima boschive attorno alle città. E’ ovvio che una area urbanizzata invia nei collettori delle fogne una quantità di acqua molto superiore a quella che può inviare una zona verde. Io ho descritto ciò che accade in una città costiera con monti alle spalle in una mia poesia intitolata “INONDAZIONE” :
Viene il vento dal deserto assetato, attraversa il mare
si gonfia di vapore, sale lungo i pendii montani,
cede il calore alle nevi e le scioglie,
prende freddo e condensa le nubi:
tra fulmini e tuoni una pioggia rovinosa
s’unisce al disgelo per accrescere l’onde
che precipitano lungo i solchi del monte;
fuggon tutti dalle sponde, pastori, turisti,
animali, e chi più corre, più si tien fortunato.
L’acqua tumultuosa scende a valle, scavalca gli argini
inonda le case, travolge letti, tavoli, armadi,
non risparmiando le care automobili,
di più colpisce i poveri che hanno lor case
in luoghi bassi ed erti pendii.
Lascia fango e detriti, poi dice:
“Questa punizione vi manda il deserto,
affinché impariate a conoscere la potenza dell’acqua,
che voi disprezzate perché la Natura vi ha dato in gran copia
ma è troppo preziosa per chi non ce l’ha”.
La natura ci riporta ad essere coscienti del creato e delle sue leggi, e non delle nostre leggi del profitto che provocano altri danni economici e morali, e soprattutto ci riportano a una regressione sia civile che umana. I tempi moderni sono tempi molto oscuri sotto tutti i punti di vista. La natura a volte col suo essere intrinseco ci risveglia, seppur brutalmente. Che i nostri governanti aprano finalmente gli occhi prima che sia tardi e i disastri a questa nostra meravigliosa Italia, diventino catastrofi, punizioni senza rimedio.
Ing. Ruggeri, mi sembra di capire che anche lei condivide questa opinione.
La natura ha le sue leggi ed essendo più potente degli uomini trova il modo di farle rispettare, mi sembra che anche il Papa recentemente abbia detto la frase: “Dio perdona, la Natura no”. Però non è un problema che concerne i nostri governanti, non sono essi che devono rinsavire ma è il popolo che deve scegliersi governanti saggi e competenti perché è il popolo che soffre per simili disastri . I governanti di Roma possono ben dire ai genovesi : “ Sono le vostre case a essere in pericolo, siete voi che in primo luogo dovete provvedere a metterle in sicurezza.”
Per concludere, Ing. Ruggeri secondo lei quali prospettive ha l’Italia in questo momento di dissesto geologico? Basta la politica? E quali sono le opere idrauliche e infrastrutturali da mettere in cantiere quanto prima?
Solo con la politica si possono risolvere questi problemi, ovviamente la politica intesa come “Governo della città” al modo dei greci e dei romani, perché mettere in sicurezza i fiumi , costruire collettori fognari sufficienti, proteggere i versanti montani dall’erosione, sono tutte opere che costano molto e non danno un profitto immediato, nessun privato affronterà queste spese ed anzi lo stato dovrebbe impedire che i privati facciano danni costruendo dove non devono. Bisogna imporre norme e farle rispettare e potrebbe dirsi: “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”.
In quanto alle opere che si devono costruire, le regole della buona ingegneria idraulica ce le insegnano. Bisogna studiare la morfologia del bacino idrico, esaminare i dati pluviometrici delle precipitazioni massime avvenute nel passato e la loro frequenza. Progettare i collettori in base alle precipitazioni massime che probabilisticamente possono avvenire diciamo in un periodo di venti, trenta anni, e se si tratta di un fiume che attraversa la città prendere in considerazione un periodo più lungo in relazione ai danni che una esondazione può fare. Una cosa che nell’immediato bisogna fare: evitare che le fognature urbane sfocino nel fiume o torrente che attraversa la città perché in caso di piena il fiume anziché ricevere le acque della fognatura, fa refluire le sue acque attraverso i collettori fognari nella città, e spesso sono acque nere. Sottolineo questo pericolo perché accade assai spesso. Bisognerebbe poi, per mezzo di scolmatori di piena e canali, impedire che la piena dei torrenti raggiunga il centro cittadino, cioè bisogna portare le acque di piena fuori dei centri urbani e ciò costa molto , ma se non lo si fa bisogna rassegnarsi ad essere di tanto in tanto inondati.
Sarah Minciotti – Agenzia Stampa Italia.