(ASI) "Prendiamo atto dell'approvazione da parte del Parlamento italiano di un emendamento alla legge di bilancio che aumenta a 600 euro per individuo la tassa per la richiesta della cittadinanza 'ius sanguinis'.
Riteniamo questa decisione possa avere un impatto significativo su molti discendenti di italiani, inclusi migliaia di cittadini brasiliani, che aspirano al riconoscimento della loro cittadinanza.
Fin dal principio, ci siamo impegnati per evitare l’introduzione di questa tassa. Siamo convinti sia importante ribadire che il riconoscimento della cittadinanza italiana non dovrebbe dipendere dalle disponibilità economiche, ma rimanere un diritto accessibile a tutti coloro che ne hanno titolo. Questa tassa, infatti, penalizza in modo particolare i discendenti residenti in Paesi dove il reddito medio è significativamente più basso rispetto all’Italia, rendendo il diritto alla cittadinanza un privilegio per pochi piuttosto che un’opportunità per tutti.
Vale la pena evidenziare inoltre che la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per i discendenti non è solo una questione di diritto individuale, ma anche di potenziale beneficio per l’Italia. L'idea alla base di questa politica era quella di incentivare i discendenti italiani nel mondo a tornare, non solo per riconnettersi con le proprie radici, ma anche per contribuire attivamente al mercato del lavoro e alla manodopera, settori che soffrono una carenza significativa. Tuttavia, con tasse così elevate, si rischia di creare una forte selezione che limita l'accesso e trasforma il diritto alla cittadinanza in un privilegio riservato a un'élite, vanificando l'obiettivo originario di attrarre giovani e risorse umane nel nostro Paese.
Desideriamo tuttavia rassicurare tutti i discendenti di italiani che il nostro impegno non si fermerà qui. Continueremo a perseguire ogni strada possibile per garantire che questo diritto venga tutelato.Infine, crediamo sia doveroso sottolineare che questa tassa sollevi interrogativi non solo sul piano dell’equità, ma anche sulla sua applicazione pratica, specialmente in Paesi come il Brasile, dove un numero considerevole di persone si avvale dello 'ius sanguinis'. Ci auguriamo che si possa presto trovare una soluzione più equilibrata e rispettosa delle esigenze di tutte le parti coinvolte" - È quanto affermato dall'associazione "Instituto Cidadania Italiana".