(ASI) Khartum - Tutto il mondo si sta mobilatando per salvare la vita ad una na giovana sudanese incinta di religione cristiana condannata per apostasia ed adulterio da un giudice islamico.
Infatti, la giovane medico Meriam Yeilah Ibrahim, è stata condannata a morte per impiccagione per apostasia ed a 100 frustate perché avendo sposato un cristiano era considerata adultera
La Storia
La giovane, di padre mussulmano, era stata abbandonata dal genitore ed era cresciuta con la madre di religione Cristiana, ma poiché il padre era mussulmano, per la legge Sudanese essa deve considerarsi mussulmana.
Il giudice le aveva chiesto di rinunciare alla sua fede: "Ti abbiamo dato tre giorni di tempo per rinunciare, ma insisti nel non voler ritornare all'Islam. Ti condanno a morte per impiccagione", ha detto il giudice Abbas Mohammed Al-Khalifa rivolgendosi alla donna con il suo nome musulmano, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah.
Amnesty International ha definito la sentenza “ripugnante“, ha chiesto l’immediato rilascio della ragazza . La stessa cosa hanno fatto alcune ambasciate occidentali a Khartum: “Chiediamo al governo del Sudan”, si legge in un comunicato diffuso dalle rappresentanze di Usa, Gran Bretagna, Canada e Olanda, “di rispettare il diritto di libertà di religione, compreso il diritto di ciascuno di cambiare la propria fede o le proprie credenze
Nella speranza che le pressioni internazionali possano salvare la vita alla giovane medico, su questa assurda vicenda va però fatta una considerazione. Siamo di fronte all'ennesimo esempio degli eccessi, dei crimini fatti in nome della religione e della inumanità di certe sentenze. Di come viene snaturato dal suo significato originale il sacro.
Va inoltre ricordato che la legge islamica in molte nazioni è norma dello stato e che i Paesi dove la Sharia viene applicata in maniera radicale ed integralista sono quelli alleati del "civile e progressista" Occidente con in testa gli Stati Uniti d'Amerca.
Redazione Agenzia Stampa Italia