Aviano e le ambiguità della sinistra pacifista

(ASI) Ad Aviano, in Friuli, è presente una delle principali basi militari statunitensi in Italia, e di tutta l’Europa. Da qui sono partiti gli aerei che quindici anni fa andarono a bombardare la Serbia e qui sono custodite decine di testate nucleari made in Usa.

 Negli ultimi tempi però, anche in virtù dell’ampliamento della base Dal Molin di Vicenza e dal nuovo riposizionamento delle truppe di Washington motivate da ragioni geopolitiche si fanno sempre più insistenti le voci di un ridimensionamento di questo presidio, anche se i primi a voler evitare ciò appaiono proprio i rappresentanti della sinistra pacifinta, sempre divisa tra girotondini anti imperialisti e senso di responsabilità e dovere verso il potente alleato d’Oltreoceano.

Salvo imprevisti infatti si terrà in questi giorni il vertice tra Debora Serracchini, astro nascente del Pd targato Renzi e presidente della Regione, ed il ministro degli Esteri Federica Mogherini per fare il punto della situazione per salvare, questa la motivazione ufficiale, l’occupazione italiana legata al presidio.

Tramite la sua giunta la giovane piddina ha riferito che se le ipotesi di un ridimensionato della base trovassero conferma “rappresenterebbero un nuovo scenario di preoccupazione per una provincia già toccata in maniera molto forte dalla crisi economica e dalla conseguente perdita di posti di lavoro, considerato che alla base di Aviano trovano occupazione circa 700 italiani”.

Per la verità tutto sembra per il momento poco più di un sussurro visto che uno studio della Rand Corporation, pensatoi made in Usa, che in merito ai previsti tagli della Difesa allo studio del Pentagono ipotizza due scenari opposti con la chiusura della base della pedemontana o un suo potenziamento, oltre alla esercitazione che vede impegnato uno squadrone di F16 in Polonia, Paese visto come un concorrente.

Contro l’eventualità di perdere la base, e i pochi posti di lavoro legati a questa, la giunta regionale e in particolare la presidente Serracchiani, si sono fatti carico di portare questa problematica all’attenzione del governo per reperire informazioni dirette e per segnalare la rilevanza della base per l’economia della provincia di Pordenone e della regione e per la ricaduta positiva della presenza degli italiani nella struttura militare.

Anche se ciò conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, lo strano atteggiamento del centrosinistra verso le forze armate statunitensi. In tutta Italia, purtroppo, sono presenti basi militari degli Usa ma in tutte queste il ritorno economico per i nostri concittadini è bassissimo, i militari Usa frequentano i locali gestiti dai loro connazionali e destinano poco o nulla del loro onorario alla nostra economia.

Sostenere la necessità di salvare base con la scusa di voler difendere pochi posti di lavoro rappresenta inoltra una indiretta conferma dell’incapacità di riuscire a creare nuovi posti di lavoro e far uscire l’Italia dalla crisi.

Se davvero la base di Aviano chiudesse, e gli Usa si riportassero a casa le loro bombe atomiche e le loro troppo d’occupazione sarebbe una grande notizia, ma non ditelo ai pacifinti militanti del Pd che non potrebbero più giocare a fare i loro girotondi mentre i vertici del loro partito eseguono con premura tutti gli ordini che arrivano da Washington.

Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia

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