(ASI) Il diritto alla tutela della salute e quello del lavoro sono un binomio inscindibile. Valori che misurano il grado di civiltà raggiunta da una nazione e di un popolo. Nel terzo millennio, nell'era del più cinico turbo capitalismo, strano ma ssolutamente vero, questi elementari diritti non sono ancora pienamente garantiti. Gli effetti sociali devastanti sono evidenti e percepibili in tutto il mondo.
Senza la tutela della salute e del lavoro si priva l'uomo della saggezza, della dignità, si genera una società che getta l'umanità nella più cupa disperazione, dove un futuro di morte appare un possibile effimero bene. Questa deriva negativa accade sempre più spesso ovunque. La causa?
La politca basata sui falsi bisogni per la ricerca egoistica del massimo profitto. Quello che accade all'Ilva Taranto, nel micro cosmo italiano, è lo specchio d ciò che si perpetua in tantissimi luoghi del pianeta. Per conoscere meglio le dinamiche e le ragioni abbiamo voluto mettere a confronto opinioni diverse sull'argomento.
Con i lavoratori dell'ILVA in rivolta
(ASI) L'esplosione della rabbia degli operai dell'ILVA a Taranto non arriva inaspettata e non è un caso che essa sia stata rivolta non solo contro chi gestisce l'acciaieria più grande d'Europa, ma anche contro i sindacati, rei di aver abbandonato gli operai a se stessi per anni, glissando sul numero enorme di morti per cancro tra i lavoratori della fabbrica e gli abitanti della zona Tamburi, nella parte periferica della città, a ridosso degli stabilimenti. Già da anni diversi comitati spontanei avevano denunciato la situazione insostenibile e l'elevato numero di bambini nati con malformazioni o colpiti da malattie leucemiche di vario genere. A fare scoppiare il caso in maniera decisiva sono stati i risultati delle analisi mediche condotte su 142 cittadini abitanti nella zona dell'ILVA, analisi che hanno rivelato trace di piombo, diossina e cromo nelle urine dei soggetti testati. Di qui l'intervento della magistratura che, doverosamente, ha deciso la chiusura della fabbrica e lo stop alle attività lavorative. Condannati a scegliere tra il morire di cancro o il morire di fame, ieri in piazza della Vittoria, nel cuore della città, gli operai si sono ribellati e hanno gridato tutta la loro rabbia e il loro sdegno verso il governo e i sindacati. Dopo aver osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime, gli operai hanno occupato il palco eretto per il comizio sindacale ufficiale e si sono impadroniti dei microfoni, cacciando gli oratori ufficiali, ansiosi di riportare la questione nei soliti sterili canali istituzionali. Quanto è emerso in modo netto e chiaro dai discorsi degli operai è che i lavoratori hanno accolto con favore il provvedimento della magistratura che ha finalmente fatto esplodere il bubbone e che nulla hanno e vogliono avere a che fare con i centri sociali e i gruppi politici di una sinistra che non ha mai smesso di tradirli. Non è un caso che la stampa e i mass media abbiano edulcorato o addirittura censurato i disordini esplosi in piazza, come sempre avviene quando la situazione sfugge di mano ai soliti manovratori. Oggi è previsto l'intervento del governo, che si affretterà, come al solito, a mettere una pezza. Difficilmente però i lavoratori si faranno prendere alla sprovvista e certamente non si faranno ingannare con sterili provvedimenti tampone. il MNP e Forza Nuova, che da tempo seguono l'evolversi degli avvenimenti concernenti gli operai dell'ILVA , sono al fianco dei lavoratori tarantini e delle loro famiglie e sono pronti a sostenerli in tutti i modi perchè lo scempio delle vite umane abbia termine, perchè l'ambiente venga completamente risanato e perchè le condizioni di lavoro siano garantite nella imprescindibile tutela della salute degli abitanti della città jonica.
Come stupirsi di quanto sta accadendo a Taranto?
E non ci riferiamo alle proteste contro i sindacati ed ai disordini che gli operai hanno inscenato, ma alla situazione oggettiva che si è venuta a verificare con la colpevole, criminale trascuratezza con la quale la dirigenza dell’ILVA ha ignorato per anni il processo di costante avvelenamento ambientale che ha causato cancro, asma, enfisemi ad una popolazione ( non solamente quindi a chi lavorava direttamente negli stabilimenti ) pur di non diminuire i propri profitti con quelle spese necessarie a porre in sicurezza gli impianti.
E’ semplicemente la naturale conseguenza di uno stato liberalcapitalista, improntato alla filosofia del massimo profitto, che ha ribaltato le priorità anteponendo il denaro all’Uomo. E’ la conseguenza logica e naturale del fatto che nel 1945 la guerra tra l’oro ed il sangue è stata purtroppo vinta dall’oro e da allora tutto è stato condizionato da questa situazione innaturale ed abbietta!
Basterebbe una semplice considerazione:
Se la guerra l’avesse vita il sangue, in Italia ci sarebbe la SOCIALIZZAZIONE DELLE IMPRESE e con la partecipazione degli operai alla gestione aziendale non sarebbe mai avvenuto che una fabbrica come l’ILVA potesse avvelenare tutta la popolazione di Taranto ..!!
A livello di cronaca poi, non era stato abbastanza chiaro, forse a causa di una volutamente cattiva informazione, se gli operai protestassero contro l’inquinamento o contro la chiusura degli impianti inquinanti e la cosa ci era apparsa francamente inquietante perché si era avuta la sensazione che si anteponessero i salari alla salute, quasi a sostenere paradossalmente il criminale concetto della dirigenza dell’ILVA.
La nostra personale esperienza ci ha fatto vedere negli anni passato analoghe situazioni.
Nel comprensorio conciario di Arzignano (VI) abbiamo visto costantemente gli industriali baipassare, con i propri scarichi altamente inquinanti, i depuratori consortili per non pagare le quote previste per la spesa di depurazione e solamente l’azione della magistratura e qualche opportuna incarcerazione riusciva allora a contenere il fenomeno criminale!
E’ la dimostrazione che solo lo Stato può controllare e prevenire e non certo la coscienza degli operatori, ma se lo stato è uno stato liberalcapitalista, la sua filosofia è troppo simile a quella degli industriali che inquinano e perciò il risultato sarà parziale ed inefficace.
Siamo coscienti di essere in pochi e di essere inascoltati. Per di più abbiamo dei capi inetti ed incapaci ( basterebbe confrontare i progressi con cui formazioni come a suo tempo la lega ed oggi il movimento di Beppe Grillo hanno saputo penetrare la pubblica opinione nonostante la “Non visibilità” dei media istituzionali e le leggi elettorali, per rendersi conto delle differenze di valore ), ma ciò non toglie che la nostra è la battaglia giusta e, come abbiamo più volte affermato,:” Una battaglia non si deve fare solo per la vittoria, ma perché è giusta e la scelta giusta è già una vittoria”
Alessandro Mezzano