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Focus su Società e Politica. Freikorps in salsa rossa

(ASI) Segnalazioni in Redazione. Marciano compatti, in formazione. Teste rasate, camicie nere, anfibi sul pantalone mimetico e lenti a goccia agli occhi.

  "Chi sono?" si domanda incredulo un corrispondente del Giornale dell'Umbria assistendo alla parata nel cuore di Terni. Vorrebbe rispondersi che sono fascisti, ma qualcosa non gli quadra. Terni è il cuore rosso dell'Umbria, una di quelle città dove, ancora nel 2012, sopravvive un monopolio sociale e culturale di sinistra molto forte, eredità del Partito Comunista Italiano.

No, fascisti è impossibile anche se, scriverà il giornalista, quei giovanotti irregimentati ricordano gli Hitler Jugend in parata. Poi l'occhio si sposta alle bandiere in testa al corteo: un tricolore, un drappo rosso verde ( i colori della città), una bandiera rossa con falce e martello. "Comunisti?" si domanda ancora e ancora più incredulo il corrispondente dalla manifestazione.

Il Tricolore: dai roghi alle piazze

Ammettiamolo, chi di noi non ha mai assistito al pubblico vilipendio della Bandiera, calpestata e bruciata da chi considerava l'amor patrio una variante del nazionalismo, oppure un termine 'vecchio' , retrogrado, d'altri tempi... sì, insomma "roba da fascisti" come erano soliti dire i militanti dell'ultra sinistra?

Il rosso con falce e martello e le bande bianche e blu di Cuba gli unici colori accettati, quelli veramente rivoluzionari.

Nessun 'compagno' ha forse mai compreso a pieno che la Repubblica popolare cubana sia uno stato militarista e nazionalista. Ma d'altronde, per dirla con le loro parole, Cuba "è la terra del mitico Che e del gande Fidel". Per esperienza sappiamo che la discussione qui si esaurisce.

Negli ultimi cinque anni piccoli gruppi, vere e proprie nicchie dell'ambiente di estrema sinistra, ottengono discreto seguito rilanciando quell'idea di comunismo gerarchico, inquadrato, irregimentato tipico del vecchio PCI e rifiutato con orrore dagli studenti delle generazioni '68 e '77.

L'impostazione militare che trenta - quarant'anni fa era appannaggio delle BR, di Prima Linea e del servizio d'ordine del PCI, ora pare riverdire gli antichi fasti.

Il modello è lo skinhead, stile di vita nato alla fine dei Sessanta in Inghilterra. Sviluppatosi nei sobborghi operai britannici, è stato per anni contestualizzato dai media e dalla cultura popolare all'ambiente dell'ultra destra. In virtù delle origini 'proletarie' dello stile skin, nascono anche gruppi di orientamento comunista come il RASH (Red and Anarchist Skinheads) o gli SHARP (Skinhead against racial prejudice).

Dalle periferie di Roma, Bologna, Perugia, Milano il fenome dello skin rosso si diffonde anche alle realtà locali.

Patria, socialismo, gerarchia: in ambienti economicamente depressi e sfiduciati dalla politica istituzionale sigle come il RASH prendono rapidamente piede, offrendo un'alternativa al partito o al sindacato. Non tutti sono d'accordo: nel 2009, ad esempio, la sezione piemontese di Indymedia (sito no global) accusava Patria Socialista di fascismo, addirittura di continuità con CasaPound.

D'altronde un piccolo esercito in parata col Tricolore e l'assetto militare qualche dubbio lo lascia. Va bene che anche il PD ha messo nel cassetto la bandiera arcobaleno, ma alle volte si rischia davvero di sfiorare il ridicolo.


Tolkien e D'Annunzio. "A Fiume c'eravamo anche noi"

Il 9 febbraio 2011 gli Arditi del Popolo (skin rossi che ripropongono l'esperienza delle squadre d'azione socialiste) organizzano a Roma l'incontro Tolkien l'Antinazista. E' noto come il Signore degli Anelli sia stato per decenni libro amato ed adorato dagli ambienti di destra. Quando nessuno leggeva il fantasy (nei Settanta andavano solo cinema e letteratura 'impegnati') i ragazzi di destra erano ammaliati, tra una pagina e una cartina scritta a mano della Terra di Mezzo, da avventue pregne di significato e di valori.

L'amicizia, l'onore cavalleresco, il coraggio, lo spirito di sacrificio, l'idea di un vitam pro vita exponimus esaltavano i militanti del Fronte del Fuan, di Avnguardia, di Terza Posizione. Ritrovare se stessi in un romanzo di fantasia: meraviglioso. Va da sé che nessuno ha mai pensato che Tolkien fosse un 'fascista'. Tuttavia, il fatto che al Libretto rosso si preferissero storie di nani e di hobbit aveva spinto la sinistra ad accostare una pubblicazione considerata di serie B ad un ambiente anch'esso tenuto in bassa, infima considerazione.

Solo gli stupidi non cambiano mai idea e ora Frodo e Sam sono diventati importanti anche per gli Arditi del Popolo e per i loro seguaci.

Neanche D'Annunzio è risparmiato: il 'poetuncolo' odiato dagli intellettuali gauche , esaltato, depravato, fascista torna alla ribalta. A Fiume ci furono futuri capi dell'antifascismo, alcuni dei quali periti alle Fosse Ardeatine. "C'eravamo anche noi" pensa Patria Socialista che non perde occasione di rimarcare la partecipazione socialista all'epopea del Quarnaro presentando il libro Fiume di Tenebra.

“Una terra meravigliosa e ribelle sceglie la strada dell’insurrezione, con un poeta a capo della rivolta e un manipolo di anarchici, avventurieri e arditi pronti ad accorrere per sostenere rivendicazioni che parlano di giustizia e libertà… Per molti un esempio da seguire ma, per il governo italiano, soltanto uno scandalo da sopprimere il prima possibile” (Fiume di Tenebra, di Pier Paolo e Massimo di Mino)

Una lettura in chiave proletaria ed anarchica di un contesto in realtà molto più complesso e difficilmente ricollegabile ad una siglia o ad una ideologia.

La Rivolzione d'Ottobre

Pare che Mussolini, pianificando la marcia su Roma, avesse scelto come giorno il 28 Ottobre perché, in quel dì del '22, ricadeva il quinto anniversario della Rivoluzione d'ottobre. Questione di calendari: secondo quello giuliano, ovvero quello in uso in URSS, la conquista del Palazzo d'Inverno sarebbe avvenuta in Novembre, secondo quello gregoriano invece il 28 di Ottobre. Mossa astuta quella del duce: con i capi del PdCI in Russia le realtà comuniste avrebbero potuto muoversi e coordinarsi con maggiore difficoltà.

Per fascisti e comunisti ottobre rappresenta dunque un mese carico di significato simbolico. Patria socialista non dimentica la rivoluzione del soviet, celebrando ogni anno l'ascesa di una delle più feroci e criminali dittature della storia.

Rivoluzione poi è una parola grossa: lo zar era già stato deposto dai socialisti rivoluzionari e dal principe l'Vov già nel marzo del '17. Lenin attuò un colpo di stato non diverso da quello di Roberspierre in Francia, gettando le basi di un sistema destinato ad imporre un clima di repressione e terrore terminato soltanto settant'anni più tardi.

Democrazia e antifascismo che si infrangono rovinosamente sull'esaltazione di un regime liberticida, lontano per metodi ed ideale da quella libertà della quale i comunisti si dichiarano, da decenni, strenui difensori.
Nazicomunismo: razzismo biologico e razzismo sociale

Il gironalista de Il Giornale dell'Umbria, così come i rdeattori di Indymedia, dà dei partecipanti alla piccola parata la definizione di 'fasciocomunisti', termine mutuato da un famoso libro di Antonio Pennacchi.

Fasciocomunisti o nazicomunisti? Forse più valida la seconda opzione.

Un sopravvissuto dei gulag, descrivendo i rapporti intercorsi tra URSS e Germania nazista durante il Patto Molotov von Ribbentrop, sottolineava come i due regimi avessero quale comune denominatore il socialismo: nazionale per i nazisti, internazionalista per i sovietici.

Collaborazione tra URSS e Terzo Reich che dura a lungo, fino al fatidico 21 Giugno 1941. La Gestapo che si addestra presso le scuole della NKVD, il sistema dei campi di internamento e lavoro mutuato dalla Kolyma, uno stato totalitario dove il Partito è egemone sulla società, sulle sue istituzioni, sulla vita del cittadino.

Oppressione, violenza, inquadramento delle masse, eliminazione su vasta scala dei nemici del popolo: se in Germania la discriminazione era prettamente biologica, in Russia il razzismo si manifestava sul piano sociale, con l'epurazione di intere fasce di popolazione accusate di essere 'nemiche di classe'.

Due esperienze politiche drammatiche, destinate dalla storia a scontrarsi in una sanguinosa guerra, eppure non così differenti.

Discriminazione che sopravvive ancora oggi negli slogan, nella retorica e nei contenuti di questi comunisti dalle teste rasate e dall'abbigliamento militare. Intolleranza e razzismo sociale che si manifestano nell'ossessione verso un nemico di classe da identificare in tutto ciò che non è in linea col pensiero del gruppo.

Fascisti, borghesi, sfruttatori: i termini non sono cambiati, come cambiato non è il livore ideologico dettato, più che da reale convinzione, spesso dall'ignoranza e dalla sfiducia verso la società.

Nazicomunismo? Sì. Come i freikorps attingevano dalle migliaia e migliaia di disoccupati del primo dopoguerra, così queste realtà radicali fanno leva sull'emarginazione e sul desiderio di riscatto, convogliando rabbia e rancore non verso un reale nemico, piuttosto verso altri giovani di opposte fazioni, vittime anch'esse dello stesso sistema che non riesce a tutelare i giovani e a garantire loro un degno futuro.

 
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