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 Intervento di Carmelo Biguglio di Futuro e Libertà:
 "A Perugia dovremo assumerci, dinanzi all’Italia, le nostre  responsabilità"

  
Faccio una premessa: se siamo usciti dal Pdl e abbiamo deciso di dare vita a Futuro e Libertà è perchè ci siamo lasciati dietro le spalle, personalmente senza remore e senza rancore, un “partito personale” dove solo discutere o criticare era considerato un atto di lesa maestà. Il fermo-immagine di Fini col dito puntato su un Berlusconi in posa padronale nella direzione Pdl del 22 aprile scorso, è eloquente e vale più di cento discorsi. E ancor più vale il dossieraggio al quale Gianfranco Fini è riuscito politicamente a sopravvivere. Giorni nei quali, sia detto con franchezza, da parte di alcuni amici filogovernativi tout court, sarebbe stato giusto aspettarsi qualche parola in più. Sotto i colpi e le intimidazioni dei giornali presidenziali, ho visto più di una volta il coraggio e la dignità sopraffatti da piccoli e grandi timori e opportunismi. Per questo, la nuova area politica, culturale e di opinione che a Perugia nascerà intorno a Fini, non può non avere nel suo dna un principio fondamentale che è quello della discussione libera, aperta, leale. Senza finzioni, senza personalismi e nel rispetto di tutti e di tutte le posizioni. Ciascuno sia libero, al vertice e alla base, di dire la sua e lo faccia con la reciprocità di chi sa di possedere non una verità, ma come ci insegna Nietzsche una interpretazione, solo una interpretazione da confrontare con quella degli altri. Poi una classe dirigente, come anche il nostro popolo, devono sapere costruire con il leader una sintesi politica e una decisione unitaria. Motivo per il quale considero un errore politico, ancor più che un deficit di gentlemen agreement tra noi, quando si spara a zero contro un’opinione e chi la esprime, fosse pure una tesi estrema o un paradosso, come ama fare il nostro Fabio Granata, che talvolta può avere ragione, talvolta no come capita a tutti, ma che non dice mai nulla di banale o di non meritevole di un confronto. Adesso dico la mia sull’oggi : noi non abbiamo alcuna spina da staccare, perchè la spina se l’ è staccata Berlusconi da solo. E lo ha fatto in questi mesi con alcuni gesti politici. Il primo: espellendo Fini e i finiani dal Pdl il premier ha mutato natura e composizione del partito di maggioranza che aveva vinto le elezioni del 2008, quando tutte le liste del Pdl in tutta Italia vennero guidate come capilista da Berlusconi e da Fini. Il secondo: Berlusconi ha tentato di cambiare la maggioranza che aveva vinto le elezioni tentando inutilmente (emblematica la disastrosa cena a casa Vespa) di sostituire Fini con Casini, del cui partito è riuscito ad acquisire solo un pezzetto, l’attuale partitino di Cuffaro , Romano e Mannino, eletti nell’opposizione ora passati in maggioranza. Terzo, gravissimo. Ha provato a licenziare Fini da presidente della Camera, rompendo così il patto di governance politico-istituzionale, premier-presidente della Camera, che era il fondamento e la proiezione dell’accordo politico su cui era fondata la vittoria elettorale di due anni fa. Questo il processo politico scatenato dal presidente del Consiglio che ci ha portato a un epilogo , quello che stiamo vivendo. E che dobbiamo sapere leggere. A un mese dalla fiducia che abbiamo rinnovato all’esecutivo, non c’è stato alcun miglioramento dell’azione di governo che anzi è paralizzata, come ha dovuto constatare la stessa presidente di Confindustria. E il caso Ruby, a mio parere, è il segno che noi, noi di Futuro e Libertà, non possiamo più stare in questo esecutivo e nemmeno con questo presidente del Consiglio, inadatto a svolgere funzioni di governo e responsabile della crescente perdita di prestigio dell’Italia nel mondo. E allora che fare? Innanzitutto bisogna uscire dal governo. Il tempo è scaduto e non possiamo condividere la responsabilità politica del governo Berlusconi-Tremonti-Bossi, con il quale abbiamo poco da condividere. E dobbiamo separare il nostro destino da quello di un premier che non ha più nè il sostegno nè la stima del mondo dell’economia, nè della Chiesa cattolica, nè delle cancellerie europee e occidentali, nè del blocco sociale che lo ha sostenuto in questi anni. Sono convinto che Berlusconi abbia perso anche il consenso politico e personale della maggioranza del popolo italiano. Che fare dopo, lo dovremo decidere tutti insieme a Perugia in questo week end. Non sarà l’ennesima passerella, ma una vera e grande agorà, un’assemblea politica in cui ciascuno – e saremo tanti – potrà dire la sua e indicare a questa nostra comunità nascente il senso di marcia. Dovremo chiederci quanto valgono ancora i vincoli del patto con gli elettori che stiamo osservando noi e non Berlusconi. E ancora se ha un senso fare i donatori di sangue nei confronti di un capo del governo che è diventato motivo di disagio e di imbarazzo per tutto il Paese. Nella nostra convention tutti noi dovremo assumerci, dinanzi all’Italia, le nostre responsabilità. E Fini dovrà assumersi la sua che non è solo quella di guidare Futuro e Libertà a un traguardo politico, ma di trovare la via per guidare l’Italia verso l’uscita dal berlusconismo, verso una grande stagione di cambiamento.

 

 

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