(ASI) Lettere in Redazione. Milano - Ammettiamolo, sentire certi dati fa venire la pelle d’oca: disoccupazione giovanile oltre il 35% (dati Istat). Per disoccupazione giovanile si intendono quelle persone attive che cercano lavoro, ma non impiegate. Il dato è certamente preoccupante, ma allo stesso tempo appare un pochino fuorviante.
L’Istat dichiara che le sue analisi vengono raccolte intervistando ogni trimestre un campione di quasi 77 mila famiglie, pari a 175 mila individui residenti in Italia. Ora 175 mila persone su una popolazione di circa 60 milioni mi sembra che non possano considerarsi un campione sufficiente per stabilire la media dell’intera popolazione visto che il campione rappresenta appena il 0,002916 % dell’intera popolazione. Probabile che con il nuovo censimento, appena concluso, i dati potrebbero differire, staremo a vedere.
Altra considerazione che salta subito agli occhi è l’età di riferimento: 14-24 anni.
Il Ministero del Lavoro e della previdenza sociale con la nota 20 luglio 2007, n. 9799. riporta quanto segue: L’eta’ per l’accesso al lavoro e’ conseguentemente elevata da quindici a sedici anni.(art. 1, comma 622, della Legge Finanziaria 2007). Allo stesso tempo l’INPS ricorda quanto segue: dal 1° settembre 2007 decorre anche l’innalzamento a 16 anni dell’età di ingresso al lavoro per i minori. L’agenzia del Lavoro di Trento riporta: …l’età minima di ammissione al lavoro dipendente, e quindi di iscrizione al Centro per l’impiego, è stabilita attualmente in 16 anni.
Se le notizie sopra riportate sono vere, ovvero se le dichiarazioni dell’INPS, del Ministero del Lavoro e dell’Agenzia del Lavoro di Trento non sono false andrebbero esclusi quegli individui dai 14 ai 15 anni. (in totale 1.125.344 persone)
La popolazione tra i 14 e 24 anni secondo l’Istat è di 6.632.175 di individui dei quali 562.942 di 14 anni e 562.402 di 15 anni pari a 1.125.344, ovvero il 16,97% % della popolazione esaminata nella fascia d’età tra i 14 e 24 anni. Il dato quindi enunciato sulla disoccupazione, solo sui numeri, dovrebbe essere rivisto al ribasso e se poi aggiungiamo un’altra variabile le cose cominciano a complicarsi.
La variabile è l’effettiva ricerca di lavoro dei ragazzi tra i 14 e 24 anni. Ne siamo veramente sicuri che questi ragazzi cerchino lavoro per sistemarsi il loro futuro? Io ho qualche dubbio primo perché a 14 anni non c’è la testa, secondo perché l’unica cosa che interessa in quella fascia d’età non è certamente la sistemazione pensionistica, ma molto più probabilmente le attività di socializzazione, il sesso, le amiche, i prodotti alla moda, i ritrovati tecnologici e tante altre mistificazioni che spingono il giovane a spendere senza coscienza.
La domanda che sorge è quindi la liceità di queste statistiche: a chi servono e perché si insiste così tanto sulla disoccupazione giovanile? Quale è il vero scopo di queste indagini?
Senza trovare risposta penso che un piccolo test sarebbe – in piccolo – più realistico se si provasse a rispondere ad alcune domande come ad esempio:
A quanti anni hai iniziato a lavorare?
Hai cercato lavoro attivamente appena compiuti 14 anni?
I tuoi genitori ti danno una paga settimanale?
Ti interessa lavorare per il tuo futuro?
Cosa compreresti con la tua prima paga?
Sei disposto a lavorare per 8/9 ore di fila con una pausa di 30 minuti?
Non sono certamente significative, ma con molta probabilità potrebbero dare uno spaccato realistico del vero mondo del lavoro giovanile.