(ASI) Lettere in Redazione. Catania- Disoccupazione giovanile in Italia ai massimi record: secondo l’Istat, a marzo, oltre il 39,5% dei giovani è risultato disoccupato, con un aumento complessivo di disoccupazione nella sola eurozona di oltre 1,732 milioni di persone.
Un problema sempre più serio, aggravato dal continuo aumento delle tasse non suffragate da altrettanti servizi ed investimenti in favore dei giovani. Secondo Luca Sangiorgio presidente comunale Giovane Italia Catania: «Siamo di fronte ad una vera e propria “agonia generazionale”, ad essere più colpiti dalla crisi, noi giovani siciliani, che non riusciamo a trovare lavoro. È frustrante studiare tanti anni, laurearsi con sacrifici per poi emigrare perché non si riesce a trovare un lavoro. La situazione è comunque ancora più grave di quella che leggiamo, perché i dati pubblicati dall’Istat non tengono conto di tutti i milioni di cassaintegrati presenti in Italia».
Tante quindi le richieste e le proposte avanzate da parte di Giovane Italia al governo tecnico, per cercare di risollevare una situazione sempre più drammatica. Dichiara Sangiorgio: «Penso che in Sicilia ed a Catania gli spunti per creare posti di lavoro ci siano, a cominciare da quei progetti, fondamentali per la nostra città che, se sbloccati, rappresenterebbero un’importante risorsa. A cominciare dal piano regolatore, la faccenda di Corso Martiri della Libertà e dal PUA. Saremo sempre vigili e propositivi nei confronti del nostro partito, il PDL, affinché porti avanti disegni e proposte di legge atte ad incentivare lo sviluppo delle imprese, istituendo dei fondi che vadano a premiare chi assume i giovani, e chiedendo alle banche di non chiudere i rubinetti, concedendo fidi e crediti alle aziende.
Come Giovane Italia possiamo contribuire nel nostro piccolo organizzando tavoli di discussione e conferenze per discutere cercando di avvicinare i giovani al mondo di Confindustria e Confcommercio per immaginare insieme progetti o anche solo spunti di riflessione essere finalizzati ad incentivare l’occupazione di noi giovani. Se la situazione non dovesse migliorare, saremo pronti a scendere in piazza per far sentire la nostra voce perché non possiamo pagare, ancora una volta, le scelte di chi ci ha preceduto».
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