(ASI) Giulio Tremonti, ministro dell'Economia durante il precedente governo, è impegnato in questi giorni a presentare il suo libro "Uscita di sicurezza" (ed. Rizzoli), nel quale fa il punto sull'attuale crisi economico-finanziaria che affligge i popoli.
Nel suo libro Tremonti non lesina aspre critiche nei confronti del potere finanziario, considerato il principale colpevole della situazione disastrosa e definito come una "dittatura bianca".
E' così che Tremonti presenta il suo lavoro: "Fino a poco tempo fa il capitalismo era combinato con le ragioni dei popoli e con lo Stato sociale. Negli ultimi anni è però avvenuta una mutazione che ha causato una caduta degli antichi valori su cui per secoli si è basato il nostro mondo. Nel mio libro cerco di fare capire la pericolosità di questa mutazione e la necessità di tornare ai vecchi principi". La soluzione che l'ex ministro propone è "uscire dall’attuale sistema, ovvero bisogna ridurre il potere della finanza e impedire ai signori banchieri di usare i risparmi dei cittadini per speculare", in secondo luogo "bisogna avviare un grande programma di opere pubbliche europee finanziato attraverso l’emissione di Eurobond".
Il problema che Tremonti riscontra è l'abdicazione della politica rispetto al potere finaziario. "L’ultimo grande atto della politica fu alla fine degli anni ‘90 con la globalizzazione - afferma -. Questo processo per tempi e per metodi fu deciso dalla parte ‘illuminata’ della politica che pensava ad un mondo diverso basato sull’ideologia del mercato". Tremonti ravvisa nella globalizzazione un grande nemico: "Con la globalizzazione il mercato ha preso il sopravvento perché è stato più forte, più ricco, perché ha avuto una ideologia. Con la globalizzazione gli Stati contano sempre di meno, i politici eletti negli Stati ancora di meno e invece il mercato globale coi suoi poteri, mezzi e figure domina su tutto".