(ASI) Roma — «Oggi è un momento importante di riflessione sullo stato della diplomazia climatica». A dichiararlo è Sergio Costa, aprendo i lavori del convegno “Clima, Diplomazia, Finanza, Sviluppo: l’Italia alla prova della COP30”, dedicato alla posizione dell’Italia in vista dell’appuntamento di Belém (Brasile), dal 10 al 21 novembre 2025.
Costa ha ricordato i vent’anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e i dieci anni dall’Accordo di Parigi, sottolineando: «Lo spirito di collaborazione internazionale che ha ispirato il grande risultato politico dell’Accordo di Parigi appare indebolito dal riemergere dei nazionalismi e da nuovi allarmanti venti di guerra». Al tempo stesso ha rimarcato: «Eppure, in questo quadro che sembra così fosco, la transizione climatica va comunque avanti ed è una bella notizia, sospinta dalle innovazioni tecnologiche, dall’economia, dalla finanza, dalle imprese e dalle comunità di tutto il mondo».Il Vicepresidente della Camera ha richiamato la valenza strategica dell’affidabilità internazionale e ha ricordato gli impegni presi in passato sulla finanza climatica: «Il Fondo italiano per il clima, quello più corposo, è stato istituito nel 2022 con una dotazione di 840 milioni di euro l’anno, per un totale di 4,2 miliardi di euro fino al 2026. L’anno dopo la Presidente del Consiglio ha promesso di voler contribuire con 300 milioni di euro al Green Climate Fund e 100 milioni di euro al Fondo per le Perdite e i Danni. Risorse ingenti, molto significative».«Tuttavia — continua Costa — finora è stato effettivamente stanziato solo un terzo di tutte le risorse di cui abbiamo parlato. E il resto? E dove sono questi altri fondi? Quando verranno stanziati?» «L’Italia rimane uno dei pochissimi Paesi che ancora non ha confermato i propri impegni nei confronti del Green Climate Fund e del Fondo per le Perdite e i Danni. Questi ritardi riducono il valore reale degli impegni presi dall’Italia, minano la fiducia nella cooperazione multilaterale, ritardano l’urgente azione internazionale per il clima e affievoliscono la credibilità politico-diplomatica sullo scacchiere internazionale del nostro Paese».Le proposte operative sono nette: «Per rafforzare la propria credibilità e dare nuovo impulso alla cooperazione internazionale in un contesto geopolitico così complesso, l’Italia dovrebbe confermare con urgenza e prima della COP30 tutti gli impegni non ancora formalizzati verso i fondi multilaterali, accelerare l’erogazione del Fondo italiano per il clima e definire un obiettivo di contributo per il 2030».«È inoltre essenziale — sottolinea Costa — che tutti i finanziamenti per il clima rendicontati siano effettivamente destinati a iniziative che contribuiscono agli obiettivi climatici. Mi riferisco in particolare a quella quota parte del Fondo italiano per il clima destinata al Piano Mattei». Sul piano parlamentare, Costa ha aggiunto: «Abbiamo presentato con spirito costruttivo una mozione parlamentare che vuole dare un contributo d’idea al Governo per mantenere alta la reputazione internazionale dell’Italia nell’ambito della diplomazia climatica», invitando tutte le forze a sostenerla.L’appello finale è rivolto a Palazzo Chigi: «Mi rivolgo infine alla Presidente del Consiglio affinché gli sforzi di questi anni compiuti dall’Italia non vengano sacrificati sull’altare dell’appartenenza o dell’opportunismo politico. Prestarsi al gioco di chi punta a indebolire l’Europa e con essa la sua capacità di leadership globale sul clima non farà altro che macchiare l’immagine e la reputazione dell’Italia agli occhi del resto del mondo. L’Italia può rappresentare, per storia e per capacità, un centro gravitazionale di proposte di aggregazione diplomatica di assoluto profilo internazionale», conclude Costa.



