(ASI) Quello che si evince dalla Sesta Relazione del Governo inviata al Parlamento lo scorso 31 marzo 2025, fa ben sperare per quanto riguarda l’attivazione del PNRR. Oltre il 92% delle risorse stanziate per l’intero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono state effettivamente programmate e assegnate ai vari progetti sul suolo italiano.
La parola “attivazione” infatti, non implica l’avvio concreto dei lavori e dei cantieri, ma più che altro si riferisce alla parte burocratico-amministrativa che assegna le risorse economiche disponibili a effettivi progetti proposti dai vari enti. In alcuni casi esistono già procedure di gara che sono state effettivamente avviate. L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ANCI, attesta dal canto suo che i Comuni hanno già il 95% dei progetti che risultano in fase conclusiva o in corso di attuazione: di questi il 35% degli interventi è in corso di esecuzione mentre il 56% è arrivato alla fase finale di realizzazione, ossia in attesa di collaudo o con quest’ultimo già effettuato. Da questi dati emerge la snellezza e l’efficienza dei Comuni, che risultano più performanti nella gestione dei progetti PNRR e dei relativi iter amministrativi, mentre l’Emilia Romagna risulta la prima regione in Italia per progetti già in fase esecutiva con il 92,7% che risultano già avviati e il 35% conclusi.
Secondo la relazione del Governo, al 31 dicembre del 2024, erano invece stati spesi il 52% dei fondi ricevuti dal Paese. La Corte dei Conti dal canto suo, confermava gli obiettivi in linea con le criticità riscontrate a livello nazionale. Tutto in movimento dunque, se paragonato con il dato della spesa effettiva al 30 giugno 2024 che risultava essere ferma al 31% del totale del piano nazionale. L’attivazione dei progetti invece, che supera il 92%, porta all’Italia il primato europeo per questa fase del PNRR. Nonostante questo dato avanzato, in tutta Italia esistono comunque numerose criticità legate alla spesa effettivamente spesa, in particolare dovute all’aumento del costo delle materie prime, alla carenza di personale e alle lungaggini burocratiche, che in alcuni casi sono derivanti dalle complessità realizzative.
Servirebbe pertanto un’accelerazione al piano, corroborata da una maggiore efficienza della macchina della Pubblica Amministrazione, che dovrebbe essere potenziata con l’introduzione di nuove figure professionali altamente qualificate, supportate a loro volta dal personale già assunto che dovrebbe avere accesso a una formazione specifica, pratica e continuativa.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



