Roma/S.Palomba/Cerveteri. Il PCI Lazio: e il giorno successivo agli incendi? I nodi sono: le mappe di rischio e la prevenzione.

La cultura del PCI è alternativa

(ASI) Immediatamente dopo la presenza, davvero distopica, della nuvolaglia nera che ha avvolto i cieli a sud di Roma, in zona Santa Palomba domenica scorsa, presso la CEVA Logistics, la “Rete Tutela Roma Sud” ha emesso un proprio primo comunicato: “ennesimo incendio che ha avvelenato l’aria di Roma Sud. In un primo momento il vento tirava verso Lanuvio e anche se non era forte ha spinto la nube nera per chilometri, poi verso sera ha cambiato direzione e ha portato i veleni sprigionati dalla combustione della plastica sopra Pavona e oltre.Per sapere cosa ha bruciato, basta andare su Google Maps e vedere le cataste di bobine di cavi di vario genere accatastate sul piazzale del magazzino di S. Palomba in cui è avvenuto il disastro.Per il momento l’ARPA Lazio – Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio tace, anzi non sappiamo nemmeno se è intervenuta.Chi è stato esposto ha avvertito nell’immediato bruciori alla gola, chissà con quali conseguenze future.Sui siti di previsioni dei venti si vede che nell’arco della giornata la direzione cambia continuamente, pertanto le emissioni di un eventuale futuro termovalorizzatore saranno sparse ovunque, ogni giorno, per 33 anni”. Fortunatamente, Arpa Lazio è intervenuta con rilevazioni. Ma non sono state per nulla rassicuranti. Anzi a valutarle, pure nel linguaggio gergale dei simboli chimici e delle percentuali infinitesimali, mettono spavento. Ad esempio, rileva Arpa Lazio, diossine e inquinanti oltre i valori di riferimento, con allerta per la qualità dell’aria. Conseguenze ambientali dell’incendio che domenica 29 giugno ha colpito la zona di via degli Agrostemmi, tra Roma e Pomezia. Dopo le prime attività di monitoraggio, l’ARPA Lazio ha diffuso i risultati preliminari relativi alla qualità dell’aria: i dati confermano la presenza di inquinanti oltre le soglie indicative di riferimento, in particolare diossine, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e PCB. Il campione prelevato tra il 29 e il 30 giugno ha evidenziato una concentrazione di diossine pari a 0,52 pg/m³ (TEQ). «Sebbene non esista un limite normativo per la presenza di diossine in aria ambiente», spiega ARPA Lazio, «l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera elevata la soglia di 0,3 pg/m³», in quanto segnala la presenza di una fonte localizzata di emissione. Il valore registrato, quindi, supera la soglia indicativa dell’OMS e conferma che l’incendio ha effettivamente sprigionato queste sostanze tossiche. Preoccupanti anche i dati sugli IPA: in particolare, la concentrazione di benzo(a)pirene è risultata pari a 10 ng/m³, un valore dieci volte superiore al limite medio annuo di 1 ng/m³ fissato dal decreto legislativo n. 155/2010. Tuttavia, l’ARPA specifica che «questo parametro rappresenta una media annua e non può essere confrontato direttamente con le rilevazioni effettuate durante un evento acuto come un incendio». Infine, è stata accertata anche la presenza di PCB (policlorobifenili), con una concentrazione di 280 pg/m³. Anche in questo caso non esistono limiti normativi vincolanti, ma i dati forniti dall’OMS indicano che in ambiente urbano i valori possono variare tra 3 e 3.000 pg/m³, a seconda del contesto. La situazione resta sotto osservazione. ARPA Lazio proseguirà con ulteriori campionamenti per monitorare l’evoluzione del quadro ambientale e fornire alle autorità sanitarie e ai cittadini indicazioni più precise sui possibili rischi.

Purtroppo anche in altro luogo del Lazio, a Cerveteri, un incendio ha devastato un pezzo di campagna romana.  Due vigili del fuoco intossicati, uno elitrasportato. Infine il vasto incendio è stato domato. Non si esclude l’origine dolosa. Le fiamme, inizialmente avvistate da numerosi residenti che hanno segnalato colonne di fumo e alte lingue di fuoco, hanno tenuto impegnati per ore vigili del fuoco, polizia locale, carabinieri, Croce Rossa di Santa Severa-Santa Marinella.Ma anche la Protezione civile comunale e diverse altre associazioni di volontariato. I Vigili del Fuoco sono giunti da cerveteri, da Bracciano, da Civitavecchia e da Monte Mario.

Secondo il primo bilancio del 115, l’intervento ha evitato che l’incendio raggiungesse le abitazioni vicine, ma ha provocato il ferimento di due vigili del fuoco. Aggiungiamo che per diverso tempo, la Necropoli della Banditaccia è rimasta isolata. La Via della necropoli, infatti, in entrata e in uscita erano bloccate dai mezzi di soccorso a causa delle alte fiamme e il denso fumo che coinvolgeva quel tratto di Via del Sasso. Alla luce degli elementi forniti dai vigili del fuoco, il Comune valuterà eventuali casi di omissione di manutenzione. Ma collaborerà anche con le forze dell’ordine per individuare eventuali responsabili. L’emergenza è rientrata, ma l’attenzione resta alta. L’inchiesta sulle cause e sulle eventuali responsabilità partirà da subito.

Con altro evento catastrofico, l’esplosione della stazione di rifornimento nella popolosa zona prenestina-Gordiani dove decine e decine di feriti sono lì a testimoniare la strage di vite umane sfiorata. Tutte situazioni differenti per modaalità una dall’altra, ma che,-come commenterà il segretario regionale del PCI Lazio Bruno Barbona - “si risparmia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro a scapito della vita dei lavoratori e lavoratrici.”.  E proprio il segretario comunista da voce

al PCI Lazio, che: “è vicino ai colpiti nello svolgimento del proprio prezioso lavoro, così come verso tutte le maestranze a titolo lavorativo o di volontariato. Ciò non ci può esimere di sottolineare almeno un paio di considerazioni: la prima più macroscopica, visto il ripetersi di situazioni analoghe nel tempo nelle aree industriali della regione, è che va aggiornata nel senso della pericolosità e criticità la mappatura dei siti di rischio. Va aggiornata per i criteri di pericolosità simili a bombe ad orologeria, e va aggiornata, soprattutto, per gli intervelli di controllo preventivo che con tutta evidenza anche in questo caso di Santa Palomba non è nè aggiornata nè controllata. Altrimenti - sottolinea Barbona - avremmo già, al posto degli scaricabarile, responsabilità ben individuate. Invece, fin qui, l’unica ben individuata è la responsabilità della catena produttiva di sfruttamento del lavoro (non in sicurezza) dei lavoratori e della depredazione del bene ambientale (inquinamento suolo, aria, acqua). Analoga, ma non meno grave nè meno gravida di tragedia mancata il devastante incendio di Cerveteri che, palesemente - al di là del dolo presunto - ha trovato facil terreno di devastazione proprio per i mancati controlli e interventi di prevenzione ambientale. Per non dire -conclude il dirigente comunista - della devastante esplosione a Gordiani. Come annunciammo nel nostro programma di governo della regione Lazio, così come ribadiamo ad ogni occasione di lotta e/o di confronto sulle questioni della sicurezza e della prevenzione, la cultura del Partito Comunista Italiano è alternativa ai modi di governo nazionale e regionale in vigore ed è al fianco dei lavoratori e degli operatori economici che scelgono la sicurezza e la cura e tutela ambientale. Tutte le attività umane hanno un elemento di imprevedibilità. Ma, depurato del rapporto di sfruttamento e arricchimenti per pochi, il principio di cautela e la programmazione di prevenzione e sicurezza sono possibili ”.

 

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