(ASI) Roma – "È gravissimo quanto emerge oggi dal Guardian: Eni, gigante petrolifero italiano, è accusata di aver avviato azioni legali contro importanti realtà ambientaliste e giornalisti, tra cui ReCommon, Greenpeace e Rai, nel tentativo evidente di zittire chi denuncia le sue responsabilità sul clima.
Dal 2019 Eni ha intentato almeno 6 cause per diffamazione contro Ong, attivisti e giornalisti, rei di aver denunciato i suoi impatti sul clima. È inaccettabile che un’azienda partecipata dallo Stato e tra i più grandi inquinatori come Eni utilizzi lo strumento giudiziario a scopo intimidatorio. Oltretutto nel silenzio quasi totale della stampa italiana, una censura che di fatto mina il dibattito democratico proprio mentre il mondo è chiamato a scelte radicali sulla transizione ecologica. Su questo sto depositando un'interrogazione anche affinché si chiariscano i nessi tra il ministero dell’Economia, azionista di Eni, e le strategie legali dell’azienda. Chiediamo trasparenza. A essere in gioco sono la democrazia, il diritto all’informazione e la capacità del nostro Paese di reagire alla crisi climatica". Lo cominca in una nota la deputata Emma Pavanelli, capogruppo M5S in commissione Attività Produttive.



