(ASI) - Secondo giorno di votazioni per i cinque referendum abrogativi previsti in data 8 e 9 giugno 2025. Difficilmente con le votazioni di oggi, si raggiungerà il quorum dei votanti in quanto giorno lavorativo e che ha visto la chiusura dei seggi alle 15.
I dati ufficiali sull’affluenza di ieri riportavano circa un 23% di votanti, ossia meno di un quarto degli aventi diritto. Dati che sostanzialmente segnano, di fatto, il fallimento dei quesiti referendari. Il Presidente Sergio Mattarella lo scorso 25 aprile a Genova in occasione dell’anniversario della liberazione d’Italia, aveva proprio fatto riferimento all’astensionismo, ricordando che la partecipazione politica è il fulcro che contraddistingue la democrazia italiana, e che l’astensionismo rappresenta una democrazia a bassa intensità.
Durissime le polemiche dell’opposizione nei confronti del premier Giorgia Meloni, che di fatto ha contribuito al non raggiungimento del quorum, presentandosi comunque al seggio ma senza ritirare le schede come aveva precedentemente annunciato. Tuttavia non si è trattato di un caso di astensionismo, ma di un diritto legale dell’elettore. Una polemica piuttosto arida, in quanto nel corso della storia referendaria l’uso dell’astensionismo strategico è stato praticato anche dai partiti di sinistra all’opposizione.
Negli ultimi 30 anni, si sono susseguiti numerosi referendum che non hanno raggiunto il quorum e che sono stati sostanzialmente ignorati dagli elettori. L’ultimo referendum ad averlo superato è stato quello del 2011 con il 54,8% di affluenza e riguardava argomenti molto importanti e fortemente sentiti dalla popolazione, come il nucleare e la privatizzazione della gestione dell’acqua pubblica. Considerata la centralità delle tematiche portate all’opinione pubblica in quel caso, è stato piuttosto evidente prendere atto che, se l’argomento trattato dai referendum è di rilevante valore per l’opinione pubblica, l’affluenza aumenta considerevolmente e il quorum tende a essere sempre raggiunto. Va dunque fatta una considerazione specifica per queste ultime tornate referendarie. I cinque quesiti non hanno suscitato particolare impatto nell’opinione pubblica, pertanto che il Governo spingesse o meno per l’astensionismo strategico, probabilmente non si sarebbe comunque raggiunto il quorum. Quesiti specifici e tecnici come quelli sul lavoro promossi dalla CGIL non hanno intercettato quei tasti che muovono l’opinione pubblica spingendola alle urne. Anziché parlare di riforme al quorum dei referendum, sembra invece più interessante cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica su argomenti di reale e diretto interesse, evitando strategie e indirizzi politici seminascosti. Il referendum popolare abrogativo è uno strumento centrale per la democrazia diretta, in quanto forma concreta del popolo sul potere legislativo, e deve essere valorizzato tramite il dibattito pubblico con tematiche di facile comprensione oltre che di rilevante interesse per tutti.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia