Amsi: Oltre 1500 tra medici e infermieri negli ultimi tre mesi stanno lasciando l'Italia verso Paesi del Golfo ed Europa.

Aodi: «Lavoriamo sempre per arginare le fughe all’estero e fermare gli esodi. In particolare occorre riportare a casa i nostri professionisti che sono emigrati nei Paesi del Golfo, Europa, Sudamerica, Asia».


(ASI) Roma  - Il coraggio, la forza, la tenacia, le qualità e l’esperienza, simbolo della buona sanità italiana e di quella di origine straniera in Italia esercitano il proprio impegno, la propria azione, da anni, attraverso Amsi, Umem, Unione Medici Euromediterranea, e tutte le altre associazioni che fanno capo al Movimento Uniti per Unire.
Ma non ci sono solo i professionisti che offrono il loro contributo verso paesi “difficili ed in guerra".
In questo primo trimestre del 2024, con la stessa media del medesimo periodo del 2023, abbiamo ricevuto più di 1500 richieste di professionisti della sanità italiani per andare a lavorare all’estero, di cui circa 1050 medici e circa 350 infermieri e 100 altri professionisti sanitari.
Le domande ad Amsi sono arrivate in particolare dal Veneto, dal Piemonte, Lonbardia, Sicilia, Sardegna, Emilia Romagna, Trentino e soprattutto nelle ultime settimane dal Lazio, dove c’è la sede ufficiale di Amsi, dove arriva ancora più forte l’eco delle nostre battaglie per la buona sanità e per la buona informazione e per il dialogo culturale a 360 gradi.
Tutti, per potersi spostare, hanno chiesto ai rispettivi albi professionali il certificato di buona condotta e tanti di loro sono ad un passo per decidere di partire verso i paesi del Golfo ed i paesi europei.
Qui la questione è diversa. In tanti vogliono lasciare una sanità italiana di cui non si sentono più parte integrante.
«Continua, quindi, in tal senso, il nostro appello, al fine di rilanciare tutte le nostre “storiche proposte”, perché da un lato, come Amsi, siamo tenuti a sostenere quanti desiderano intraprendere la strada per lavorare all’estero, così come coloro che vogliono offrire il loro contributo nei paesi dove la sanità ha bisogno di aiuto e sostegno, laddove i conflitti dilaniamo le vite umane.
Ci impegniamo, quindi, da 24 anni per favorire la buona immigrazione di professionisti selezionati, ma dall’altra va avanti il nostro impegno per lavorare di concerto con la politica italiana, per far sì che si fermi un esodo incontrollato di medici e infermieri italiani, lanciando l’appello a creare terreno fertile qui da noi affinché essi possano rimanere a lavorare nella sanità di casa nostra.
Allo stesso modo non fermiamo la nostra azione, affinché in altri paesi nel mondo avvenga una emigrazione equilibrata e sana da parte dei professionisti sanitari e non si dia luogo ad una fuga di medici e infermieri locali, soprattutto nelle nazioni economicamente più deboli dove la sanità è già in pericolo.
La maggior parte dei professionisti di origine straniera nei paesi del Golfo, ed in Europa in questo momento storico, sono italiani. Sono partiti attratti da stipendi che non hanno paragone con i nostri, da organizzazione, da supporto logistico, da possibilità di crescita. Eppure il Governo italiano deve fare il possibile per riportarli nel nostro Paese, non smetteremo mai di dirlo, aumentando i salari, snellendo i carichi fiscali e la burocrazia, migliorando il rapporto tra sanità pubblica e privata, lavorando sulla valorizzazione contrattuale, combattendo le aggressioni, combattendo la medicina difensiva, sostenendo la formazione, a partire dalle università, contribuendo a realizzare una sanità organizzata, innovativa, che viaggia verso il mondo del digitale e la tecnologia, dove i professionisti sanitari possono mettere a frutto del sistema le proprie competenze, le proprie specializzazioni, sentendosi al centro del progetto salute, sempre con l’obiettivo di alzare il livello della qualità delle prestazioni sanitarie per i soggetti più fragili, in una Italia che viaggia spedita verso l’invecchiamento della sua popolazione e per questo aumenta il fabbisogno di professionisti specializzati nelle “long care”, con il rafforzamento della sanità territoriale per snellire anche i carichi di lavoro degli ospedali che nel frattempo devono essere anche strutturalmente rinnovati».
Così il Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale Presidente di Amsi e del Movimento Uniti per Unire nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo, che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza, diritti umani e divulga la verità in tutti i paesi per quanto riguarda il rischio e il pericolo dell’immigrazione irregolare.
Intanto Amsi va avanti nel suo progetto di divulgazione della buona sanità nel mondo e dal 29 al 31 marzo 2024 annuncia che si terrà a Dubai un incontro di medici nell'ambito del WIARSD Leaders Club (Associazione dei medici russofoni nel mondo).
Dal 2018, l’Associazione dei Medici russofoni nel mondo, presieduta da Olga Kiseleva (membro dell'Associazione  medici di origine straniera in Italia AMSI, lavora attivamente, organizzando congressi internazionali, incontri, briefing per professionisti della Sanità. L'Associazione unisce medici di diversi paesi del mondo, indipendentemente dalla loro nazionalità e religione.
Negli ultimi anni è stata prestata un'attenzione attiva ai paesi del Golfo, dove sempre più medici provenienti da diversi paesi si trasferiscono per lavorare. Vogliamo discutere di questo fenomeno durante il nostro incontro a Dubai alla fine di marzo di quest'anno.
I relatori dell'incontro saranno medici specialisti di vari settori che hanno attraversato l'intero processo di autorizzazione e sono pronti a condividere la loro esperienza.

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