(ASI) «In Italia tantissime famiglie - ben il 15% all’anno delle gravidanze secondo i più recenti dati Istat - sperimentano il dramma della morte dei figli in grembo.
In occasione della Giornata mondiale di consapevolezza sul lutto Perinatale, che si celebra domenica 15 ottobre, vogliamo dare voce a tutte quelle mamme e papà che accanto al dolore di non aver potuto abbracciare i propri figli vivi alla nascita, hanno vissuto l’ingiustizia di vedere il proprio dolore sminuito, e di non aver saputo in tempo di poter dare dignitoso seppellimento a questo figlio amato perduto. Vogliamo dare voce a tutte le donne che nel dolore atroce della perdita di un figlio hanno vissuto anche la tragedia di non essere messe a conoscenza del diritto di seppellirlo, anziché farlo finire tra i rifiuti ospedalieri; a chi, chiedendo le spoglie del figlio, si è sentito rifiutare questo diritto e sminuito il dolore; a chi ha scoperto troppo tardi che il figlio è stato seppellito dall’ospedale e non riesce a sapere il luogo. Ci domandiamo perché aggiungere dolore al dolore. La legge è molto chiara: i genitori possono richiedere le spoglie del bambino non nato sempre, anche se il cuore smette di battere nelle primissime settimane di gestazione, così come quando i bimbi muoiono tra la 22esima e la 28esima settimana gli ospedali sono obbligati a seppellirli. Perché allora le pratiche per la richiesta di seppellimento sono ancora tortuose e dolorose e le prassi non dignitose, quando addirittura gli ospedali si rifiutano di attivarle? Nessuna mamma e papà devono vedere sminuito il loro dolore, anzi moltiplicato con cieco cinismo. Chiediamo quindi che ogni struttura sanitaria sia adeguatamente attrezzata per offrire alle famiglie che affrontano questo dolore la possibilità di seppellire il figlio senza tortuosi percorsi burocratici e che nel counseling e nel consenso informato che precede operazione o parto ci sia un’informativa chiara e esauriente sulla possibilità per i genitori di chiedere le spoglie del proprio figlio per seppellirlo in ogni momento della gravidanza, così come da legge». Così, in una nota, Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia.