(ASI) Le importanti decisioni prese dal Governo Meloni nel Consiglio dei Ministri del 28 agosto hanno spinto la redazione di A.S.I. a fare un focus sugli effetti politici, economici e sociali della privatizzazione della TIM Spa e sull'opportunità di consegnare una struttura strategica italiana ad un fondo straniero. Per saperne di più su questa scelta politica, abbiamo intervistato, l'On.le Emma Pavanelli,deputata M5S e capogruppo in commissione Attività Produttive.
D. Il Consiglio dei Ministri in riferimento alle misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico è intervenuto, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ed ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di finanziamento di investimenti di interesse strategico. In merito a ciò, come giudica Lei questo decreto che prevede un ingresso del MEF, come azionista di minoranza (con quota che varia dal 15 ad un massimo del 20%) nell’operazione “NetCo”, guidata dal fondo statunitense KKR nell’acquisizione gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta da TIM S.p.a.,?
R. Alla faccia dell’ipocrita narrazione sovranista e patriottica, il Governo Meloni ha appena gettato le basi per consegnare la stragrande maggioranza del capitale della società che gestirà la rete Tim, e i cavi sottomarini di Sparkle, al fondo americano Kkr. In più l’Esecutivo butta al vento anche 2,2 miliardi di euro nell’operazione per consentire al Mef di acquisire una partecipazione del tutto residuale e insignificante, solo per finalità come di consueto propagandistiche. Nessun pregiudizio per gli investitori esteri, ci mancherebbe, ma qui parliamo di una società a dir poco strategica, che gestirà migliaia di informazioni sensibili e migliaia di chilometri di rete telefonica, fibra ottica e, al momento, anche dei delicatissimi cavi sottomarini custoditi da Sparkle. Siamo alla follia, a poche settimane dal voltafaccia sovranista che qualche tempo fa aveva già apparecchiato il regalo di Ita, l’ex Alitalia, ai tedeschi di Lufthansa, contraddicendo tutte le dichiarazioni elettorali della Destra su quanto fosse strategico per il sistema Paese mantenere la compagnia di bandiera in mani italiani.
D. Come si spiega l’operazione TIM SPA che di fatto rappresenta la cessione di una struttura strategica nazionale ad un investitore straniero, non sia stata invece acquisita la quota di maggioranza dallo Stato? O addirittura non sia stato esercitato nei confronti del fondo USA KKR il diritto di veto della “golden power” , già utilizzato dal Governo Draghi per bloccare simili operazioni cinesi?
R. Il quesito andrebbe posto all’esecutivo Meloni che si dichiara sempre più nazionaliasta negli intenti, salvo poi fare l’esatto contrario con i provvedimenti concreti. Il governo ha scelto di autorizzare la cessione di una parte della rete infrastrutturale di Tim, la principale società di telefonia italiana a un fondo statunitense. Praticamente consentiamo a un fondo americano di diventare proprietario al 65% di un asset strategico dell’Italia per giunta senza avere elementi di garanzia sulle scelte strategiche future di questa fondamentale infrastruttura. Una scelta che non ha precedenti in Europa che denota ancora una volta la totale assenza di una minima idea di piano di strategia industriale.
D. Il Ministro Giorgetti, ha affermato, che da un lato lo Stato (sia pure con un massimo di un 20%) è intervenuto nell’acquisizione di una struttura stategica; dall’altro, però, ha annunciato privatizzazioni e liberalizzazioni. A quali operazioni si riferiva: ne beneficeranno soggetti italiani o stranieri? Della stessa opinione è il Vice Presidente del Consiglio Tajani. Sono a rischio i porti italiani o quali altre strutture strategiche del Paese?
R. Il progressivo arretramento dello Stato in tema di infrastrutture strategiche cui faceva riferimento il Ministro Giorgetti non può essere un’alibi per nessun esecutivo. La Lega continua a sognare uno Stato debole prima con il federalismo e adesso con le massicce privatizzazioni. In questo modo è impossibile pensare in ottica “paese” e sarà sempre più difficile acquisire autorevolezza nei tavoli internazionali. A tutto questo aggiungiamo la sciagurata proposta del ministro Tajani che, nel più totale stato confusionale in cui versa l’Esecutivo nel reperimento di risorse in vista della Legge di bilancio, ha pensato bene di proporre la privatizzazione dei porti e delle società del trasporto pubblico locale. Non c’è che dire, sarebbe una svendita per pochi spiccioli di asset strategici per economia e geopolitica. La verità è che si sta rivelando un Governo di sovranisti da operetta, capace solo di mettere in atto una manovra economica all’insegna della più totale austerità.
Redazione Agenzia Stampa Italia
ASI ringrazia la parlamentare per la disponibilità a fare l'interviste e per le foto date.