(ASI) Roma - È successo ieri, nello stesso momento: mentre Meloni prendeva parte alla cerimonia di commemorazione di Borsellino dava mandato alla sua maggioranza di bocciare (con la complicità di Renzi e Calenda) la direttiva europea anticorruzione.
Uno strumento che mirava a rafforzare la prevenzione contro la corruzione che apporta un danno ingentissimo all’economia del Paese e che ad uno Stato serio conviene molto di più combattere che tollerare.
Ma nell’era del governo Meloni funziona così, come dar torto a Don Ciotti che oggi parla di politica smemorata e revisionista che vuole revisionare i pilastri della lotta alla criminalità organizzata, conquistati con il sacrificio di uomini e donne delle istituzioni per favorire, invece, le zone grigie dei colletti bianchi e la borghesia mafiosa.
È questa la mission dell’underdog Giorgia Meloni, che cerca di coprire con un velo di maquillage la cara vecchia politica di centrodestra del compianto amico Berlusconi. Ma quando si scioglie il trucco si vede l’inganno.
Liberalizzazione selvaggia di appalti e subappalti, alleggerimento dei controlli contabili, abolizione del reato di abuso d’ufficio, indebolimento di strumenti di indagine come le intercettazioni e il disegno politico di procure sempre più alle dipendenze della politica con la separazione delle carriere.
Tutto questo alla vigilia dell’arrivo della più grande stagione di investimenti pubblici con il PNRR che Conte ha portato in Italia e Meloni non riesce nemmeno a spendere restituendo all’estero l’immagine della solita italietta inaffidabile e inconcludente: dei 33 miliardi a disposizione per il 2023 finora ne sono stati spesi soltanto 2, spesa dovuta a misure che il governo stesso ha smantellato come il superbonus 110.
Ma non è finita qui! È notizia di poche ore fa che il Governo italiano, già in ritardo sulla quarta rata che avrebbe dovuto arrivare a giugno, è riuscito a sbloccare niente popo di meno che la terza rata che invece doveva arrivare a dicembre 2022 rinunciando a oltre 500 milioni di euro che servivano per realizzare 7.500 posti letto per gli studenti universitari. Quegli studenti cui avevano promesso mari e monti durante le proteste in tenda per un caro affitti insostenibile che mina il diritto allo studio.
Un fallimento su tutta la linea da parte del un governo, fino ad ora in altre faccende affaccendato, più occupati a garantire impunità a evasori e corrotti, a proteggere ministri e sottosegretari che in uno Stato serio non sarebbero mai potuti diventare nemmeno parlamentari, e intenti smontare tutto ciò che di buono era stato fatto dai governi precedenti, che preoccupato a dare risposte a famiglie e imprese in ginocchio. Così in una nota l'On. Vittoria Baldino, Vicepresidente Vicario Movimento 5 Stelle Camera dei Deputati.