È davvero questo il modo corretto di rilanciare la nostra febbricitante sanità?». (ASI) Roma - «E’ notizia di queste ore che il mega concorso per l’assunzione di infermieri che si sta svolgendo a Torino, attesissimo, ma dai tempi burocratici intricati e infiniti, che doveva vedere ai nastri di partenza oltre 3mila candidati, alla fine, ha visto la presenza alla prova scritta solo di 1712 aspiranti, di cui il 60% è stato addirittura bocciato.
Non entrando nel merito della decisione degli esaminatori, proviamo a immaginare che i 580 candidati ammessi agli orali saranno ulteriormente dimezzati. Questo significa che le aziende sanitarie torinesi che aspettano come il pane di assumere nuovi professionisti, rischiano di rimanere con un pugno di mosche nelle mani.
Perché siamo voluti partire da questo episodio? Per raccontarvi che, mentre da una parte, nella sanità italiana, l’indispensabile ricambio generazionale di infermieri, di cui la collettività ha bisogno, è praticamente fermo al palo, dall’altra il modus operandi del nuovo Governo appare assai incomprensibile.
A che punto, ci dovremmo chiedere, è giunto il percorso di valorizzazione di chi da anni vive, da Nord a Sud, il disagio di turni massacranti e addirittura, in alcuni territori, di ferie non riconosciute, per far fronte alla carenza di personale?
Vedremo mai la luce in fondo al tunnel, con stipendi che continuano a essere tra i più bassi d’Europa e con professionisti che si dimettono a raffica o che, nella migliore delle ipotesi, scelgono la strada della fuga all’estero verso “isole decisamente più felici”?
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Cosa fa il Governo per uscire dal labirinto? Pensa bene di tappare la falla. Lo dimostra il nuovo Decreto Flussi approvato in Consiglio dei Ministri.
Secondo la nostra maggioranza si deve aumentare il numero di migranti che entrano in Italia regolarmente, cioè avendo un posto di lavoro che li aspetta.
In CdM è stato approvato, a sorpresa, un decreto legge che mette in pratica quelle intenzioni. È un provvedimento che programma i flussi di ingresso legali per i prossimi tre anni. E che incrementa dunque le quote di ingresso regolari, consentendo l’arrivo di quei cittadini stranieri di cui il nostro Paese ha bisogno per coprire posti di lavoro che altrimenti nelle imprese resterebbero vacanti. Il decreto inoltre amplia le categorie professionali interessate: non più solo agricoltori, ma anche molti altri settori produttivi vengono coinvolti. Il provvedimento è stato preceduto da un’analisi dei fabbisogni delle realtà produttive del Paese emersi nel confronto con i sindacati e i datori di lavoro.
Cosa significa tutto questo? Che presto vedremo arrivare un esercito di stranieri, su tutti infermieri.
Per il triennio 2023-2025 il Governo prevede complessivamente 452.000 ingressi, rispetto a un fabbisogno rilevato di 833.000 unità. Nel dettaglio: per il primo anno gli immigrati autorizzati ad entrare saranno 136 mila (a fronte di un fabbisogno di 274 mila e 800 lavoratori), nel 2024 altri 151 mila (contro 277 mila posti di lavoro disponibili), nel 2025 altri 165 mila (su 280.600 posti richiesti). Tra le nuove professionalità che potranno essere richieste, ci sono elettricisti, idraulici, e una quota specifica viene riattivata per gli addetti ai settori dell’assistenza familiare e socio-sanitaria, badanti e soprattutto come detto infermieri.
Lo diciamo da tempo, non abbiamo nulla contro l’arrivo di professionisti stranieri in merito quali, oltre tutto, il nostro Ministro Schillaci “ci mette letteralmente la faccia”.
E’ stato lui, infatti, a portare avanti l’idea dell’ingresso di infermieri indiani, insistendo sulla qualità del loro percorso professionale.
Sinceramente, dice ancora De Palma, facciamo fatica a comprendere pensieri e azioni del nostro Ministro, e oltre tutto questo avviene, non ce ne voglia, dopo esserci confrontati con lui “de visu” lo scorso 4 luglio.
Schillaci minimizza il problema, ritiene che la carenza di infermieri sia una questione europea e non solo italiana e che non si arriva certo a una carenza di 300mila unità, come indicato da alcuni report che, partendo da una penuria strutturale di 65-80 mila uomini e donne, analizzano la voragine alla luce degli standard degli altri Paesi.
Come mai, vorremmo far notare al Ministro, non ci si affretta a far arrivare anche medici specializzati dall’estero per sostituire i nostri?
Cosa accadrebbe se stringessimo un patto con l’India per far arrivare da subito anche i medici che mancano all’appello?
Come reagirebbero i sindacati dei medici?
La risposta ci appare scontata, mentre Nursing Up continua a “predicare nel deserto” e a sottolineare che non si andrà da nessuna parte tappando la falla con professionisti stranieri, che oltre tutto avranno da subito grandi problemi linguistici, a discapito della comunicazione con i pazienti, perno dell’assistenza nella sanità territoriale.
Non è forse vero che sindacati come il nostro cominciano ad essere scomodi per qualcuno, tanto è vero che veniamo esclusi dai tavoli di lavoro della sanità, pur essendo tra le organizzazioni con tanto di rappresentatività, a vantaggio di altri che questa rappresentatività non ce l’hanno affatto», chiosa De Palma?