(ASI) Roma – Ricostruzione e riparazione: queste le parole chiave del nuovo decreto approvato da poco in via definitiva dalla Camera dei Deputati e convertito in legge. La misura potrebbe rappresentare un segnale importante per le aree del Centro Italia devastate dal sisma del 2016.
A darne l’annuncio in conferenza stampa sono stati Guido Castelli e Nello Musumeci, rispettivamente Commissario straordinario per la ricostruzione e ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare. Come suggerisce il nome, il “decreto ricostruzione” ambisce a velocizzare il ritorno alla normalità coniugando l’operatività dei cantieri alla riparazione intesa come rigenerazione sociale ed economica delle comunità locali di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
Per farlo, il provvedimento punta innanzitutto a rinforzare l’organico degli enti indispensabili per la ricostruzione. Entro il 2023 verrà assunto a tempo indeterminato il personale con alle spalle almeno tre anni di servizio nelle quattro regioni di riferimento. Si tratta – stando ai calcoli della struttura commissariale – di 139 tecnici e amministrativi dell’Ufficio speciale per la ricostruzione e 452 professionisti e tecnici presso Comuni e Province, finora impiegati a tempo determinato.
Si passa poi all’alleggerimento degli oneri fiscali per facilitare i lavori. In particolare, le imprese che riqualificheranno gli immobili destinati alle attività produttive non saranno tenute ad anticipare il pagamento dell’Iva. I dati governativi quantificano uno sgravio pari a 70 milioni di euro su un totale di 2.600 domande presentate per un valore di oltre 430 milioni.
Prevista anche una semplificazione amministrativa allo scopo di alleggerire i procedimenti burocratici ed eliminare alcune disparità. Il legislatore ha equiparato la disciplina inerente gli interventi sui danni lievi a quella relativa ai danni gravi. Ciò dovrebbe consentire di far procedere in maniera più spedita le operazioni in corso su 3.500 cantieri per un valore complessivo di oltre un miliardo e mezzo di euro.
Per quanto riguarda i cittadini, da oggi essi potranno richiedere i contributi per la ricostruzione privata pure per finanziare gli interventi di adeguamento igienico-sanitario, gli interventi antincendio, la riqualificazione energetica, l’eliminazione delle barriere architettoniche presso le proprie abitazioni.
I coniugi e gli orfani delle vittime del terremoto potranno accedere più facilmente ai concorsi pubblici. Le amministrazioni locali delle aree colpite, infatti, avranno l’opportunità di riservare loro – in caso di nuovi concorsi – il 30% dei posti finalizzati all’assunzione a tempo indeterminato di personale non dirigente.
Il provvedimento si prefigge, poi, di salvaguardare il senso di comunità di chi è rimasto a vivere nei luoghi bersagliati dal terremoto. Per questo motivo, fino all’anno didattico 2028-2029 le scuole locali di ogni ordine e grado potranno funzionare senza tenere conto del numero massimo e minimo di alunni per ciascuna classe previsto dalla legge nazionale. In altri termini, gli istituti potranno attivare tutti i corsi regolari anche se in ciascuna classe il numero degli alunni sarà superiore o inferiore ai limiti fissati dalla normativa nazionale. Gli studenti, in conseguenza, potranno continuare a studiare nelle proprie scuole, senza doverle abbandonare per spostarsi in città differenti.
A detta del Commissario Castelli, il decreto incarna un “passaggio indispensabile per avviare un sistema di interventi tesi a garantire la ripresa dell’Appennino centrale”. Ad avviso del senatore in quota Fratelli d’Italia, ci si trova dinanzi a un “provvedimento inequivocabilmente dalla parte dei cittadini colpiti dal terremoto”.
Del medesimo parere il ministro Musumeci, il quale ha sottolineato: “Una attività celere e concreta scongiura il pericolo della sfiducia degli abitanti dei centri colpiti e quindi dello spopolamento e dell’abbandono dei territori”. Il ministro ha aggiunto che si prevede di “concludere l’opera di ricostruzione con fondi pubblici” entro al massimo dieci anni.
Resta da vedere quali saranno le ricadute reali della norma. D’altronde, a sette anni dal drammatico evento sismico i progressi appaiono tutt’altro che soddisfacenti. I dati diffusi dalla struttura commissariale dimostrano, ad esempio, che dei 27 miliardi stimati per la ricostruzione privata finora ne sono stati erogati poco più di due miliardi e mezzo. E la ricostruzione pubblica non se la passa di certo meglio. La pressante burocrazia, le conseguenze della pandemia da Covid 19, l’aumento generalizzato dei costi innescato dal conflitto in Ucraina hanno influito pesantemente sui ritardi. Non ha aiutato nemmeno il costante avvicendamento dei Commissari in parallelo con la formazione dei nuovi governi a Roma. Persino la recente sostituzione di Giovanni Legnini e la designazione del senatore Castelli a opera dell’esecutivo Meloni ha suscitato forti polemiche, in quanto è stata considerata da più voci come una mossa di natura prettamente politica.
Al di là delle diatribe, comunque, è oggi più che mai indispensabile imprimere una decisa accelerazione alla ricostruzione dell’Appennino centrale. L’auspicio è che le forze politiche sappiano superare le divisioni ideologiche per dare finalmente una risposta tangibile ai residenti già duramente segnati nell’animo dalla costante minaccia delle scosse.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia